Profili di responsabilità professionale in ortodonzia: errori e complicanze

Proprio nell’ortodonzia, più che in altre branche, a causa dei lunghi tempi terapeutici e degli inevitabili disagi nella vita di relazione, è fondamentale il verificarsi e il mantenersi della “alleanza terapeutica” tra il sanitario e il paziente (il sanitario deve adeguatamente motivare il paziente che, a sua volta, deve garantire al primo la massima fiducia e il massimo impegno con il rispetto delle prescrizioni). Purtroppo, proprio in ortodonzia – se si esclude quanto attuato dai “veri specialisti” della materia – si assiste sovente a un frettoloso rapporto medico-paziente, dovuto al fatto che chi effettua l’ortodonzia, spesso, non è il titolare dello studio in cui opera (quindi non conosce il paziente in tutti i suoi aspetti anamnestici, comportamentali ed economici), non sempre ha a disposizione adeguato tempo per le visite (che vengono concentrate in una sola giornata mensile), si limita a eseguire la prestazione ortodontica prevista senza interessarsi dei controlli clinici e radiografici necessari all’evidenziazione di eventuali problematiche extra-ortodontiche (cariose, parodontali, gnatologiche). Queste carenze del sanitario sul piano comportamentale possono portare a conflitti (situazioni reversibili di tensione nel rapporto medico-paziente), che, se non adeguatamente gestiti, esitano poi in contenziosi (situazioni in cui vi è la rottura irreversibile del rapporto medico-paziente).

Nei conflitti che degenerano in contenziosi si ritrovano sempre caratteri comuni:

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  • chiusura del sanitario alla richiesta di spiegazioni del paziente danneggiato fino all’abbandono dello stesso;
  • richiesta di compensi, spesso anche con decreti ingiuntivi, malgrado l’insoddisfazione del paziente o i danni arrecati;
  • mancata consegna della documentazione clinica, malgrado gli obblighi deontologici;
  • colpevolizzazione del paziente per mancata collaborazione (mancati appuntamenti, inadeguato utilizzo degli ausili terapeutici, scarsa igiene, pagamenti incostanti);
  • mancata restituzione dei compensi percepiti per trattamenti che non sono andati a buon fine, restituzione che nelle fasi iniziali dei contenziosi è sovente in grado di bloccarne l’evoluzione;
  • illusione del sanitario che tanto l’assicurazione professionale possa coprire ogni richiesta del paziente.

Tutti questi fattori sono frequentemente il motivo ultimo e determinante, che spinge il paziente verso il contenzioso giudiziario che inevitabilmente aggiunge costi ulteriori che spesso superano quelli relativi al risarcimento dei danni. Si segnala da ultimo che l’effettuazione di trattamenti in assenza di anestesia si accompagna a frequenti fenomeni di abusivismo.

Statistica dei contenziosi

I contenziosi in ambito odontoiatrico sono in progressivo e costante aumento1.

Già nell’aprile 2007 l’associazione AMAMI (Associazione Medici Accusati di Malpractice Ingiustamente) aveva evidenziato che le denunce ai camici bianchi per “malpractice” erano“aumentate del 184% negli ultimi 10 anni: 150 mila all’anno”. Soprattutto i chirurghi vengono denunciati o subiscono richieste di risarcimento con estrema superficialità, ma 2 su 3, dopo un lungo calvario giudiziario, vengono riconosciuti innocenti. Le stime2 degli errori medici stilati dal Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanza attiva (19 marzo 2007) vedono al primo posto l’ortopedia e la traumatologia (18%), seguite dall’oncologia (13,1%), da ostetricia e ginecologia (13%), chirurgia generale (12,5%), oculistica (7,1%), odontoiatria (6,1%), malattie del sistema circolatorio (4,6%), urologia (3,9%), medicina generale (2,9%). Il progressivo e costante aumento del contenzioso è spiegabile con l’aumento delle esigenze dei pazienti consapevoli sia dei miglioramenti della tecnologia medica, esageratamente propagandati dai mass-media, sia dalla maggiore tutela che la società opera nei confronti della salute del cittadino. Si è così passati da una certa comprensione per gli errori dei sanitari di qualche decennio fa, alla intransigenza assoluta nei confronti del loro operato, tipica del giorno d’oggi. Se infatti una  volta erano scontati il “paternalismo medico” e il solo “obbligo di mezzi” tipico delle professioni intellettuali, oggi imperano “l’autodeterminazione del paziente” e “l’obbligo di risultato” da parte dei sanitari.

Fra le varie branche dell’odontoiatria, al primo posto nei contenziosi troviamo l’implantoprotesi, per il notevole impegno temporale, biologico ed economico che un fallimento rappresenta. Come già esposto, nelle prime posizioni segue a ruota l’ortodonzia, soprattutto a causa dei danni provocati su bambini e adolescenti e della gravità del danno massivo all’apparato dentario conseguente a un’errata tecnica ortodontica, che comporta danni irreversibili alle radici dentarie e al parodonto, oltre a problematiche di malocclusione, gnatologiche e di peggioramento dell’aspetto estetico del soggetto. Infine, nei casi di contenzioso, la frequente mancanza in cartella clinica, di una adeguata documentazione clinica e radiografica e di consensi informati specifici per l’ortodonzia, rappresenta il più delle volte il motivo della soccombenza dei sanitari coinvolti.

Profili di responsabilità professionale in ortodonzia: errori e complicanze - Ultima modifica: 2012-02-24T23:46:43+00:00 da Redazione

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