Lesioni delle parti molli intraorali
Sono molto frequenti e, pur non essendo gravi, preoccupano molto i piccoli pazienti e i loro genitori creando situazioni di tensione. Possiamo distinguere: lesioni traumatiche, aumenti di volume gengivale, reazioni allergiche.
Lesioni traumatiche. Possono comprendere: decubiti, lesioni delle mucose delle guance e delle labbra per sfregamento contro i componenti delle apparecchiature ortodontiche, contro legature non adeguatamente ripiegate sotto l’arco o contro archi sporgenti distalmente dalle cannule, ferite da spingibande e morsicature secondarie a parafunzioni; tali lesioni fortunatamente guariscono rapidamente senza lasciare nessun danno permanente. Devono essere ovviamente riconosciute precocemente in modo da rimuovere i fattori causali, perché altrimenti possono divenire croniche, o infettarsi, e richiedere ulteriori trattamenti non previsti. Di significato traumatico analogo sono i mucoceli del labbro (neoformazioni reattive pseudocistiche che originano per stravaso mucoso a causa di danno meccanico al dotto escretore di ghiandole salivari minori) e le ranule (cisti di medesimo significato nel pavimento orale) che difficilmente regrediscono spontaneamente, necessitando di interventi chirurgici di rimozione. Anche in questo caso una adeguata informazione preventiva della loro possibile comparsa durante il trattamento riduce il rischio di conflitti (figura 13).
Aumenti di volume gengivale. Frequentemente durante i trattamenti ortodontici si assiste a ipertrofia gengivale per infiammazione dovuta al ristagno di placca batterica, a composito debordante dai “bracket”, alla presenza di bande sottogengivali. Il quadro infiammatorio deve essere riconosciuto dal sanitario che porrà adeguati interventi motivazionali all’igiene da parte del paziente, nonché terapeutici di igiene professionale e di rimozione degli irritanti. Solitamente tale quadro ipertrofico gengivale regredisce con la terapia o con la rimozione delle apparecchiature ortodontiche, ma in alcuni casi sono necessari piccoli interventi parodontali di rimozione gengivale, come avviene nel caso della gengivite giovanile spongiotica, di eziologia ancora oggetto di studio che non risponde alle comuni manovre di igiene orale19.
Reazioni allergiche. Sono possibili a causa della presenza di nickel negli archi superelastici, nei bracket e negli archi esterni delle trazioni extraorali. L’aspetto della biocompatibilità sta assumendo sempre maggiore importanza, considerata la lunga permanenza di tali materiali contenenti nickel nel cavo orale. Tali reazioni allergiche sono considerate eventi rari – anche perché si ritiene che siano necessarie concentrazioni di nickel nel cavo orale superiori a quelle necessarie per scatenare un’allergia a livello cutaneo – ma comunque dovuti al contatto diretto tra metallo e mucose orali. Malgrado il problema delle allergie in odontoiatria sia comune nella pratica clinica (ad esempio, un altro dei materiali che può provocare allergie in ortodonzia è la resina acrilica, o metil-metacrilato, con cui sono costruiti alcuni dispositivi ortodontici20) e siano stati osservati in letteratura singoli casi di sensibilizzazione al nickel21, non esistono studi in letteratura di massima valenza scientifica, come le metanalisi, in grado di evidenziare delle correlazioni tra nickel negli apparecchi ortodontici e risposte allergiche dei soggetti trattati. Un recente studio di metanalisi ha dimostrato, infatti, che il trattamento ortodontico non è associato con un aumento statisticamente significativo della prevalenza dell’ipersensibilità al nickel, a meno che i soggetti abbiano praticato “piercing” cutaneo22. È però sempre opportuno che in anamnesi venga preventivamente indagata e annotata una eventuale allergia al nickel (insieme ad altre allergie), al fine di instaurare un trattamento ortodontico con materiali che non contengono il nickel, considerato che comunque i singoli casi finora osservati di ipersensibilità al nickel sembrano riguardare sempre soggetti pluri-allergici.
Lesioni delle parti molli extraorali
Pur essendo eccezionali, sono stati descritti nel 1994 ben 9 casi in Europa di lesioni oculari gravi (con perdita del visus in 6 casi) causate dall’uso improprio di apparecchiature ortodontiche extraorali23. Nell’inevitabile contenzioso che ne è derivato, viene accuratamente analizzato il livello di informazione che il sanitario ha fornito all’utilizzatore e ai genitori relativamente alla applicazione di tali dispositivi e al loro uso durante le attività della giornata (opportunità di informazioni scritte nell’acquisizione del consenso).
Ingestione o inalazione di componenti ortodontici I componenti che possono essere ingeriti o inalati vanno dalle bande, dagli attacchi e dalle molle (sfuggiti al controllo del sanitario nel momento in cui vengono montati), agli attivatori degli ERP – espansori rapidi del palato (sfuggiti al controllo dei genitori durante l’attivazione). Sarà considerato comportamento imprudente il non aver legato con filo interdentale un componente come una banda o un attivatore di ERP sfuggito al controllo del sanitario e il non aver dato istruzioni in proposito ai genitori del piccolo paziente. Ben diverso, e oggetto di attenta valutazione per l’accertamento dei profili di responsabilità, sarà poi il comportamento del sanitario in caso di inalazione (che richiede l’accompagnamento immediato in ospedale finalizzato al tentativo di rimozione in broncoscopia) o di ingestione (che a parte il caso di componenti appuntiti, richiede solo una dieta protettiva con farinacei delle pareti del tubo digerente).