Fumo e salute oro-facciale: analisi della letteratura e razionale scientifico

Alterazione del gusto
Gli individui hanno soglie predeterminate per la percezione di sensazioni olfattive e gustative. È ben noto che il fumo di tabacco innalza fortemente queste soglie, riducendo perciò la nostra abilità di percepire vari gusti e odori. Per quanto riguarda il gusto, è stata dimostrata un’associazione dose-dipendente per il gusto amaro, e in misura minore per il salato, ma pare esservi lieve cambiamento nella percezione delle sostanze dolci o acide nel fumatore85. La ridotta acuità gustativa peggiora progressivamente con ogni addizionale anno di uso di tabacco. Il tabacco da masticazione sembra avere poca o nessuna influenza sull’acuità gustativa.

12. Afta gigante commissura dx.

Ulcere aftose
La stomatite aftosa ricorrente è sicuramente dolorosa e molto comune; colpisce circa il 10-20% della popolazione generale e fino al 50% dei professionisti sanitari. Piuttosto che determinare o indurre questo disturbo ulcerativo, il fumo di tabacco sembra prevenire la sua insorgenza o ridurne gli effetti86. Le afte spesso compaiono o ri-compaiono in individui che smettono di fumare e quasi tutti i soggetti colpiti (96%) sono non fumatori (Figura 12). Le ragioni di questa “protezione” non sono chiare, ma potrebbero essere legate all’aumento della cheratinizzazione degli epiteli orali o a una minore risposta immunitaria dell’ospite agli antigeni batterici.

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Alitosi
Sia il tabacco da fumo che quello da masticazione producono alito cattivo. Per quanto riguarda il fumo, l’alitosi è prevalentemente determinata dal fumo trattenuto nei polmoni e poi espirato. A prescindere dal metodo di assorbimento, comunque, numerosi composti nocivi penetrano nell’organismo dai polmoni a livello dell’interfaccia aria/sangue. Il tabacco da pipa e quello da sigaro contengono più zolfo rispetto a quello delle sigarette, perciò chi ne fa uso presenta una più accentuata alitosi rispetto ai fumatori di sigarette.

Pigmentazione dei denti e di protesi dentarie
La macchia di tabacco, una pigmentazione estrinseca marrone/nera, è tipicamente individuabile sulla superficie smaltea di fumatori e utilizzatori di tabacco da masticazione. Essa è specialmente pronunciata nelle zone cervicali e sull’aspetto linguale degli elementi frontali. La sua intensità dipende più dalla quantità di placca e tartaro presenti che non dalla quantità di tabacco usato, ma come osservazione generale i fumatori mostrano il doppio delle macchie rispetto ai non fumatori. La pigmentazione delle protesi con il tabacco da fumo è un grosso problema perché queste sono talvolta così profondamente imbevute di pigmento da non poter essere deterse mediante prodotti di pulizia per protesi mobili. Questo fenomeno è particolarmente accentuato nei soggetti con scarsa igiene orale, probabilmente a causa del rammollimento delle plastiche prodotto dagli acidi secreti dalla placca batterica87. Il fumo è stato accertato accentuare anche le proprietà pigmentanti delle soluzioni e gel di clorexidina.

Fumo ed estetica facciale

13. Smoker face tipica in paziente di anni 50.

I primi studi che hanno documentato gli effetti del fumo sulla pelle risalgono alla metà del secolo scorso: furono osservati sia la comparsa di rughe sia la perdita di elasticità della pelle, che conferiscono al fumatore incallito un aspetto tipico, codificato nel 1985 come “faccia da fumatore” dal dr. Douglas Model, che coniò il termine per un articolo pubblicato dal British Medical Journal. Il viso del fumatore, tipicamente, è scavato, ponendo in risalto le prominenze ossee dello scheletro facciale e il rivestimento cutaneo appare cosparso di macchie e di colorito giallo-grigiastro, a volte soffuso da un costante eritema. La superficie è solcata da una miriade di rughe, che ricordano quelle tipiche del fotoinvecchiamento, ma insorgono a parità di esposizione solare, in netto anticipo rispetto ai non fumatori. Sono tipiche quelle intorno alla bocca, accentuate dai movimenti di mimica labiale indotti dall’atto del fumare (Figura 13). È ormai chiaro il legame tra fumo e invecchiamento cutaneo: i fumatori intorno ai 50 anni hanno molte più rughe dei loro coetanei che non fumano, ma già prima dei 30 la differenza può essere evidente88,89. I danni legati a questa abitudine non sono visibili subito poichè il processo è lento e sono necessari ben 10 anni per poter notare quello che dermatologicamente viene descritto come smoker’s face e che, ovviamente, non coinvolge soltanto la pelle del viso90. Ultimamente le donne sembrerebbero esserne più consapevoli, specialmente le quarantenni, mentre le giovanissime sembrano ancora incuranti del problema estetico legato al fumo91. L’uomo sembrerebbe meno preoccupato da questa evenienza, dal momento che nella società occidentale l’aspetto della pelle del viso maschile non pare essere ancora un fattore di centrale importanza, per quanto molti uomini inizino a usare creme e cosmetici per il volto nonché a metodiche biorivitalizzanti e iniettive per aumento volumetrico dei difetti facciali. Fumare significa aumentare il processo di ossidazione della pelle e rallentare la microcircolazione dermica. Questi fenomeni portano a effetti ben manifesti dopo 10 anni.

Aumento delle rughe
La produzione di radicali liberi subisce un incremento e compromette la sintesi di collagene ed elastina. Contemporaneamente si osserva un’aumentata attività delle metalloproteinasi, enzimi deputati alla degradazione dello stesso collagene; si riduce la quantità d’acqua transepidermica e quindi lo spessore della cute92,93. Tutto ciò determina un incremento delle cosiddette “zampe di gallina”, delle rughe perioculari e naso labiali, mentre le guance perdono tono e appaiono flaccide o scavate (Figura 14a e 14b).

14a e 14b. Paziente di sesso femminile, di anni 46, accanita fumatrice di sigarette (20-25 sigarette al dì). All’esame extraorale si possono notare le tipiche alterazioni somatiche (che compaiono solitamente dopo 10 anni nei fumatori accaniti) riguardanti la cosiddetta “Smoker’s Face”: guance flaccide e atrofiche, colorito pallido, rughe accentuate con comparsa di “ zampe di gallina “ ai bordi degli occhi e rughe perpendicolari ai bordi mandibolari. Questi cambiamenti sono il risultato di veri e propri mutamenti indotti dall’effetto chimico fisico del fumo, in particolare per l’incremento che esso esercita sull’aumento della produzione di enzimi metalloproteinasici (MM-P1) che distruggono il collagene cutaneo. I cambiamenti indotti dal danno cutaneo del fumo sono irreversibili anche quando il soggetto interessato dovesse essere dissuaso dall’abitudine di fumare.

Colorito spento
La vasocostrizione cutanea riduce l’apporto di nutrienti e ossigeno, determinando un caratteristico colorito spento, disomogeneo, pallido o arrossato.

Couperose
I capillari perdono elasticità e la cute è più soggetta a eritema e irritazione94.

Rischio cellulite
L’alterazione della microcircolazione favorisce il ristagno dei liquidi e provoca una riduzione del metabolismo95.

Minori difese
Gran parte delle molecole antiossidanti dell’organismo viene consumata per contrastare l’azione tossica sistemica della sigaretta e si riduce la concentrazione di vitamina A, responsabile del mantenimento della corretta differenziazione degli epiteli; la cute pertanto subisce maggiormente lo stress degli agenti ambientali96. Anche i gesti rituali che accompagnano ogni sigaretta accesa favoriscono una serie di inestetismi: il continuo movimento delle labbra per aspirare il fumo accentua le rughe in questa zona già molto fragile. Il fumo che si innalza dopo ogni aspirazione è nocivo quanto il fumo aspirato: l’irritazione degli occhi provoca frequenti lacrimazioni e contrazioni palpebrali che favoriscono la formazione di microrughe97,98. La nicotina provoca inoltre macchie antiestetiche in punti sensibili: dita, unghie e, naturalmente, denti. Per quanto riguarda in particolare le unghie, quelle delle dita che sorreggono la sigaretta presentano una colorazione giallastra tanto evidente che, se si interrompe bruscamente di fumare, si sviluppa una distinta linea di demarcazione sulle unghie che scompare con la crescita completa.

Acne
Uno studio dell’ospedale San Gallicano di Roma ha recentemente individuato l’insorgenza di una nuova forma d’acne di difficile trattamento legata alla dipendenza da tabacco fra le donne92. Questa lesione, definita Acne Comedogena Post Adolescenziale (CPAA), può estendersi talvolta a tutto il volto e determinare un forte impatto psicologico. Il campione, oggetto di rilevazioni lungo un arco di tempo di 8 anni, ha visto la partecipazione di 226 donne acneiche di età compresa tra i 25 e i 50 anni e la CPAA è stata riscontrata nell’85% delle pazienti esaminate, le quali infatti presentano una maggioranza di lesioni non infiammatorie, con numerosi comedoni, distribuite uniformemente su tutto il volto. Comedoni chiusi, dalle dimensioni di piccole cisti o aperti e dilatati, cicatrici a punteruolo e lievi fenomeni infiammatori sono i tipici segni dell’acne da fumo. Sono soprattutto le donne fra i 25 e i 50 anni a soffrirne, e le probabilità aumentano di 4 volte in coloro che hanno già avuto problemi di acne giovanile. A convincere i medici della correlazione della patologia con la dipendenza da tabacco è l’aver constatato che ben il 71,4% di queste donne fuma abitualmente. Dallo studio citato è emersa una differenza tra le donne affette da acne insorta in età adolescenziale e quelle che l’hanno contratta dopo i 25 anni. Nel primo gruppo le fumatrici rappresentano il 65%, mentre la cifra sale all’83,3 nelle donne che hanno sviluppato acne in età adulta. Ciò potrebbe indicare che il fumo ha un ruolo di induzione dell’acne a esordio tardivo. Gli effetti ipercheratinizzanti del fumo di sigaretta sono noti da tempo e, uniti alle proprietà vasocostrittive e anti-infiammatorie della nicotina, potrebbero spiegare la natura delle lesioni caratteristiche della CPAA.

Fumo e salute oro-facciale: analisi della letteratura e razionale scientifico - Ultima modifica: 2013-05-30T15:12:03+00:00 da Redazione

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