Fasi finali del trattamento protesico

Rimontaggio secondario

34 a-b-c. A distanza di un mese circa dalla consegna delle protesi definitive, si esegue un rimontaggio detto secondario secondo la stessa metodica utilizzata in fase di registrazione intra/extraorale. Si verifica il tracciato dell’arco gotico (a) bloccando la posizione dei corpi protesici (b). Contrariamente a quanto effettuato precedentemente, le aste dell’arco facciale si posizionano esattamente nei riferimenti condilari dell’articolatore (c). L’obiettivo è di lavorare in asse cerniera.

Merita un approfondimento, scarsamente documentato in letteratura, l’integrazione nel tempo della riabilitazione a supporto mucoso, immediatamente dopo la consegna. La delicata interazione tra un manufatto rigido e un ambiente caratterizzato da strutture muscolari e mucose, induce un ovvio quanto soggettivo periodo di adattamento che rientra nella delicata fase del «controllo periodico del paziente». In genere, dopo circa un mese, preferiamo ricontrollare in articolatore le protesi appena consegnate: viene eseguita la stessa metodica applicata in fase di registrazione intra/extraorale descritta nei precedenti articoli (figura 34 abc). Allo stesso modo, si replica la procedura di rimontaggio post rimozione delle protesi dalle muffole: in tale fase saranno ricontrollati tutti i contatti di centrica e rivisti tutti i presupposti occlusali della tecnica di Gerber per rispettare la staticità del nostro montaggio (figura 35 ab).

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35 a-b. Normalmente, si ha un ricollocamento mandibolare posteriore: cercando di agire il più possibile nelle fosse, si ripristina l’equilibrio occlusale fino al molaggio polivalente descritto precedentemente. Non è da escludere lo smontaggio, con nuova ricollocazione delle unità masticanti errate.

Qualsiasi grossolana variazione rispetto alla consegna del lavoro, implica e richiede il nostro tassativo intervento, anche radicale, quale smontaggio delle unità masticanti errate con riassetto di nuove secondo i canoni noti. Infine, al fine di verificare la correttezza dei rapporti occlusali di ogni singola unità masticante, s’interpone tra ogni singolo dente una striscia di Shim-Stock dello spessore di 8 μm: è così possibile verificare se realmente i denti entrano in contatto tra loro. A questo stadio, le protesi si considerano terminate dal punto di vista occlusale e soggette unicamente alle ultime sedute di controllo inerenti l’appoggio mucoso delle basi (figure 36 ab e 37 ab).

Conclusioni

Il protocollo esposto, frutto dell’apprendimento secondo i dettami della Scuola di Zurigo, diretta dal prof. Sandro Palla, ha come obiettivo la costruzione di protesi a supporto osteomucoso nell’ottica della riabilitazione orale. La ricerca della precisione in ogni passaggio, la cura del dettaglio nel riprodurre il più fedelmente possibile l’anatomia dentale e gengivale e il ripristino dell’estetica dentofacciale persa nel corso della storia personale del paziente, hanno come punto di confluenza finale la definizione di un manufatto protesico di lunga durata, che il soggetto interessato può realmente sentire parte di sé. L’evoluzione tecnico-chirurgica dei protocolli implantari sembra avere, ancor più, relegato in un ruolo di second’ordine questa tecnica, già avente, storicamente, un inquadramento di «protesi sociale».

36 a-b. Caso ultimato.

Due gli argomenti a confutazione di questa tesi: dati epidemiologici comunicano che la popolazione è indirizzata verso un aumento dell’età media, con una contemporanea crescita della richiesta verso un prodotto di qualità con caratteristiche estetico-funzionali raffrontabili alla protesi fissa. Il secondo motivo, portato soprattutto all’attenzione delle nuove generazioni di odontoiatri e odontotecnici, è che i dettami funzionali della protesi totale entrano decisamente in gioco nelle overdenture a supporto implantare: la perdita di supporto osseo, centripeto all’arcata superiore e centrifugo nella mandibola, costituisce una seria difficoltà nel ripristino del sorriso, del supporto labiale e nel posizionamento delle unità masticanti. La conoscenza dei principi di questa tecnica, indipendentemente dalla filosofia di riferimento, è il supporto fondamentale nella ricostruzione della posizione degli elementi dentali in ambito estetico, fonetico e funzionale.

Da non trascurare, inoltre, che diversi maestri in protesi fissa fanno chiaramente riferimento alle linee guida espresse dalla protesi totale. Come ultimo dato, portiamo l’esperienza di un percorso protesico, a nostro avviso anche molto gratificante in termini professionali, a fronte della percezione dei pazienti di veder ripristinata una estetica dento-facciale dimenticata. Confidiamo di aver espresso, in questa sequenza di pubblicazioni, la metodica nei suoi punti fondamentali e di aver acceso la curiosità tra i colleghi verso una filosofia che non si vuole dichiarare vincente sulle altre, ma capace di giungere al successo riabilitativo all’interno del protocollo esposto.

Corrispondenza
dott. Ugo Torquati Gritti – ugotorquatigritti@virgilio.it
Armando Buongiovanni – buongiovanni@tin.it
Giancarlo Riva – desytech@alice.it

Fasi finali del trattamento protesico - Ultima modifica: 2009-11-22T09:16:21+00:00 da Redazione

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