Controllo del dolore in odontoiatria: anestesia tronculare del nervo alveolare inferiore

Uno degli aspetti che contraddistinguono maggiormente la pratica clinica dell’odontoiatra, anche nel rapportarsi con il paziente è il controllo del dolore. Il paziente che vede limitata al minimo la propria esperienza algica tende a facilitare maggiormente l’operato del professionista, almeno in linea di massima. Va aggiunto che, al di là di quanto riguarda prettamente il grado di soddisfazione del paziente, l’efficacia dell’anestesia condiziona fortemente diversi aspetti del trattamento.

In odontoiatria routinaria si parlerà naturalmente di anestesia di tipo locale.

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Negli interventi a carico del mascellare superiore, nella maggior parte dei casi, è efficace e sufficiente la somministrazione di un’anestesia locale plessica, in corrispondenza della sede da trattare. Il fatto deriva dalla conformazione anatomica del plesso nervoso alveolare superiore. Ciò non vuol dire però che non sia possibile anestetizzare porzioni ampie del mascellare, effettuando la manovra più a monte, su uno dei tronchi principali dai quali origina, appunto, il plesso nervoso sensitivo, ed effettuando, così, un’anestesia locale di tipo tronculare. È il caso, ad esempio dell’anestesia del nervo infraorbitario, ramo di divisione medio della seconda branca del trigemino.

Regole e reperi per una corretta anestesia tronculare del nervo alveolare inferiore in odontoiatria

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Nel caso della mandibola, invece, l’anestesia tronculare è frequentemente utilizzata a seguito di una serie di considerazioni sul tipo di trattamento da effettuare e, ancora di più, sulla base delle realtà anatomiche.

La tecnica più comunemente impiegata prende come punti di repere l’incisura coronoide, il rafe pterigomandibolare e il piano occlusale dei molari inferiori. Una lunga dissertazione a cura, fra gli altri, di Stanley F. Malamed, una delle più grandi autorità mondiali sull’anestesiologia in campo odontoiatrico, definisce (anche ironicamente) la manovra standard come “una fra le più frustranti e meno efficaci”. Volendo ragionare in termini numerici, studi indicano che il failure rate si attesta approssimativamente tra il 20 e il 25%. Naturalmente questi dati possono scontrarsi con l’esperienza quotidiana di molti professionisti, ma la letteratura fornisce dei fattori rilevanti per cui essi possano quantomeno avvicinarsi alla realtà clinica. In primo luogo, l’elevato spessore della corticale ossea mandibolare nel soggetto adulto. Secondariamente, la reale difficoltà nell’individuazione del punto più favorevole per l’anestesia, cioè prima che il nervo sia interamente circondato dai tessuti ossei, una volta entrato nel foro mandibolare.

Per ovviare a questi elementi di difficoltà, sono state coniate diverse tecniche alternative: le più note sono probabilmente le tecniche dette di Gow-Gates e di Vazirani-Akinosi. Per quanto nessuna di esse abbatta in maniera significativa il rischio di fallimento (delle differenze positive comunque esistono), è bene conoscere queste due procedure alternative. Esse comportano infatti delle differenze non solo dal punto di vista pratico realizzativo, ma anche in termini di onset clinico e territori di innervazione. Il clinico sarà quindi libero di scegliere come agire in ragione della peculiarità del caso clinico in esame.

 

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Controllo del dolore in odontoiatria: anestesia tronculare del nervo alveolare inferiore - Ultima modifica: 2015-12-07T08:45:42+00:00 da redazione

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