Laserterapia nella leucoplachia

La leucoplachia orale è una lesione bianca della mucosa orale che non può essere collegata clinicamente o patologicamente con un’altra patologia. Alcune leucoplachie sono soggette a cancerogenesi. Dal punto di vista istologico, una leucoplachia è una lesione intraepiteliale con iperplasia epiteliale, con o senza ipercheratosi e minimo grado di infiammazione e con o senza displasia (a vario grado). La sua eziopatogenesi si correla con fattori chimici, fisici, meccanici e ha, quindi, una matrice prettamente locale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità la distingue semplicemente tra forme omogenee e non omogenee.

Secondo la letteratura, la probabilità complessiva di trasformazione maligna varia dal 0,13% al 17,5%. Questo dato con le diverse classificazioni cliniche e istologiche presenti e in base alla posizione della lesione. Le lesioni a più alto rischio sono comunque le forme cliniche non omogenee (verrucose e erosive) e quelle caratterizzate istologicamente da displasia dell’epitelio.

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Sono fattori associati ad un più alto rischio di trasformazione maligna: il sesso femminile, una lesione inveterata o di tipo idiopatico e la contemporanea presenza presenza della Candida albicans.

Gli approcci di trattamento – risolutivo – convenzionali sono l’escissione tramite bisturi e la criochirurgia. In letteratura si ritrovano tassi di ricomparsa della patologia del 10-34% e del 12-25%, rispettivamente per le due tecniche.

Già a partire dal 1970, la laserterapia a CO2 è stato utilizzato nel trattamento chirurgico – che in inglese viene definito evaporation – delle precancerosi orali. I tessuti molli vengono attaccati in superficie e la lesione viene rimosa con danno termico minimale ai tessuti adiacenti. Il discomfort postoperatorio (dolore, edema) è minimo, così come la tendenza alla cicatrizzazione.

Naturalmente questo tipo di approccio richiede una preparazione specifica da parte del clinico e uno studio accurato del caso: dev’essere indagata la possibile causa della malattia, da inquadrare per posizione, aspetto clinico ed età della lesione. È mandatoria l’effettuazione di biopsie multiple per definirla con precisione dal punto di vista istologico.

L’odontoiatra, ovviamente, non è necessariamente tenuto ad occuparsi in prima persona del management risolutivo della patologia; in ogni caso, però, egli avrà un ruolo insostituibile. Dovrà innanzitutto riconoscere e diagnosticare la lesione e, qualora ritenga di essere di fronte a una forma non a rischio, potrà accompagnare il paziente attraverso un percorso di costante monitoraggio clinico e strumentale. Se necessario, potrà avvalersi dell’appoggio di uno dermatologo o della figura di un collega stomatologo.

Laddove invece si riscontri un’evidenza clinica di una certa gravità, il dentista, sempre rassicurando come più riterrà opportuno il paziente, lo dovrà immediatamente inviare ad altro specialista, se necessario anche chirurgo.

Laserterapia nella leucoplachia - Ultima modifica: 2015-08-05T08:50:49+00:00 da Redazione

2 Commenti

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