Il paziente ipoteso: caratteristiche di interesse per l’odontoiatra

Comunicazione con il paziente

Il paziente iperteso è spesso considerato un soggetto meritevole di particolari attenzioni nella messa in atto delle comuni manovre di anestesia locale odontoiatrica. Un articolo apparso in precedenza su queste pagine chiarisce come tale visione sia in molti casi erronea e che, comunque, le possibili criticità siano legate all'impiego dell'agente vasocostrittore più che alla molecola anestetica in sé.

Volgendo lo sguardo all'estremo opposto, l'ipotensione non rappresenta a sua volta una grossa problematica purché sia stata fatta, a monte, un'indagine anamnestica completa: in altre parole, se il paziente riferisce di avere normalmente una pressione bassa, il clinico si farà sorprendere più difficilmente. In alcuni casi, tuttavia, il calo pressorio potrà avere rilevanza clinica notevole, tanto da arrivare a rappresentare un vero e propri quadro emergenziale.

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Una riduzione del 30-35% rispetto al normale valore pressorio impedisce infatti la normale perfusione tissutale. I segni clinici di tale condizione sono pallore, cute fredda e umida, midriasi, ansia e disorientamento. Come anticipato, pazienti ansiosi possono essere soggetti a sincopi vasodepressive, mentre alcune persone presentano una tendenza costitutiva all'insorgenza di crisi ipotensive (vagotonia).

Diversi farmaci possono incrementare il rischio ipotensivo: antipertensivi (guanetidina), fenotiazinici (clorpromazina), antidepressivi triciclici (amitriptilina), antiparkinsoniani (levodopa). Quadri di patologia predisponenti possono essere eventi ischemici cardiologici o crisi del compenso glicemico nel soggetto diabetico (nel senso di un eccesso o di un deficit).

Un quadro tipico è rappresentato dall'ipotensione acuta, ovverosia il mancato adeguamento del compenso cardiovascolare nel passaggio dalla posizione supina (in questi paziente è preferibile una posizione semisupina alla poltrona) a quella eretta.

All'insorgenza dei sintomi, è consigliabile interrompere il trattamento (se ancora in corso) e rimuovere tutti gli strumenti dal cavo orale. A questo punto vengono misurate pressione arteriosa, frequenza cardiaca ed eventualmente glicemia. Un episodio lieve è gestibile semplicemente ponendo il paziente in posizione di Trendelenburg e monitorando i parametri. In caso di grave ipotensione, potrà essere necessario addizionare ossigenoterapia, atropina (1 mg sc per bradicardia > 45 bpm) o amine pressorie (per ipotensione-tachicardia persistente e ingravescente).

Tra le complicanze connesse alla somministrazione di anestetico locale, è doveroso dedicare una breve trattazione alle reazione allergiche e, in particolare, a quelle anafilattiche. Quelle sistemiche rappresentano il quadro di massima severità e, a livello cardiovascolare, si esprimono proprio in un quadro di severa e improvvisa ipotensione (shock), potenzialmente fatale.

L'ipersensibilità, in termini assoluti, rappresenta sicuramente una voce minoritaria (indicativamente non più del 1%) delle complicanze avverse da anestetico locale. È bene ricordare che le manifestazioni allergiche si caratterizzano per la gravità variabile (come detto, alle volte estrema) e anche imprevedibile. Un farmaco come l'adrenalina costituisce per questo una componente indispensabile del carrello delle emergenze.

Oltre alle molecole anestetiche vere e proprie, anche alcuni eccipienti – in particolare il metabisolfito di sodio nelle preparazioni con adrenalina – possono indurre processi di ipersensibilità.

Riferimenti bibliografici:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6197501/

Il paziente ipoteso: caratteristiche di interesse per l’odontoiatra - Ultima modifica: 2022-10-17T06:51:56+00:00 da redazione
Il paziente ipoteso: caratteristiche di interesse per l’odontoiatra - Ultima modifica: 2022-10-17T06:51:56+00:00 da redazione

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