La chirurgia guidata nel trattamento delle edentulie parziali

Uno strumento prezioso anche nella gestione delle edentulie parziali

Il secondo parere sui casi clinici presentati da Stefano Storelli è quello di Eugenio Romeo.

«La chirurgia computer guidata è sicuramente uno strumento di grande interesse anche negli edentuli parziali: bisogna però fare alcune considerazioni – spiega Eugenio Romeo. – Innanzitutto, per poter analizzare a computer i dati del paziente, occorre avere una tomografia. Si deve quindi attentamente valutare se il caso clinico che abbiamo davanti presenti o meno la necessità di esecuzione di una tomografia, cioè di un’indagine radiologica a più alta esposizione per il paziente. Sebbene le nuove tecniche radiologiche con metodica Cone Beam permettano di abbassare notevolmente l’esposizione ai raggi X, non sono comunque da sottovalutare e il loro impiego va limitato a casi davvero necessari (Bornstein 2014)». Altra considerazione è la necessità di visualizzare sul computer la futura riabilitazione protesica, ovvero una ceratura diagnostica. «Senza queste ultime – spiega Romeo – lo studio digitale del caso non può essere completo e il posizionamento implantare potrebbe essere sottovalutato. È necessario, quindi, impiegare software che consentano la visualizzazione della ceratura diagnostica o della dima radiologica impiegata nella tomografia. Il corretto posizionamento implantare non può prescindere da uno studio accurato della futura protesi del paziente. Sulla base della pianificazione verrà generata una dima chirurgica di precisione che consentirà di replicare il piano chirurgico con errori ridotti rispetto alla chirurgia a mano libera. L’esecuzione di questi passaggi presenta un costo per lo studio e per il paziente: pertanto si deve valutare se nel caso specifico tali costi siano motivati da una reale necessità clinica». Un altro elemento da considerare è la quantità dei tessuti duri e molli presenti. «Molto spesso si sente parlare di chirurgia flapless – dice Romeo. – Tale tecnica è sicuramente interessante per il ridotto post-operatorio del paziente, ma non deve essere abusata. Nei casi di edentulia parziale, non sono molti i casi in cui non si debba ricorrere a innesti ossei o a innesti di tessuto molle. L’impiego della chirurgia computer guidata non può prescindere quindi dal corretto trattamento del caso clinico anche nei rispetti dei tessuti. La gengiva cheratinizzata rappresenta una risorsa fondamentale per l’equilibrio di mantenimento del sistema implanto-protesico e deve essere salvaguardata e gestita correttamente».

Pubblicità

In base a queste considerazioni, quindi, fa notare Romeo, il clinico dovrà valutare se l’intervento di posizionamento implantare possa essere eseguito con metodica flapless o se possa risultare maggiormente conveniente impiegare un lembo classico. Tuttavia, la chirurgia implantare computer guidata può essere eseguita contemporaneamente a queste tipologie di trattamenti aggiuntivi, sempre che la dima sia costruita in maniera corretta. Altra indicazione al trattamento riguarda la ricostruzione ossea già eseguita. «In questi casi – avverte Romeo – si preferisce evitare una nuova esposizione della zona innestata. Pertanto la tecnica flapless o una tecnica a lembo a spessore parziale può tornare molto utile in abbinamento a un posizionamento implantare guidato.

Fig. 5 – Tecnica di incisione con mini lembo e scollamento a tutto spessore, senza sollevare un lembo completo
Fig. 6 – Dima posizionata durante la chirurgia guidata. Si noti l’irrigazione accessoria al di sopra della dima

Pertanto, potremmo concludere facendo una serie di considerazioni. La chirurgia implantare computer guidata rappresenta uno strumento molto prezioso anche nella gestione delle edentulie parziali. Nel caso di un paziente anziano, con problematiche sistemiche e magari in cura con farmaci anticoagulanti, la procedura flapless può rappresentare un buona alternativa di trattamento. Nei pazienti giovani o in pazienti che necessitino di incrementi ossei, si deve considerare l’elevazione di un lembo.

Come gestire i lembi in chirurgia computer guidata

«Per prima cosa si deve avere a disposizione una dima chirurgica disegnata per poter accogliere i lembi, spiega Eugenio Romeo. «Pertanto le aree implantari saranno sollevate dalla mucosa e non appoggiate su di essa. Il lembo viene eseguito con metodica classica, con incisioni di rilascio, se necessarie. Nei casi di interventi flapless, l’impiego dei mucotomi risulta essere particolarmente svantaggioso per l’ampia quantità di tessuto cheratinizzato rimosso». In tali casi, Romeo preferisce impiegare piccoli lembi di 5-6mm di lunghezza che va a scollare sul tessuto sottostante: «La preparazione implantare», spiega, «avverrà attraverso queste piccole incisioni. L’inserimento implantare e della sua vite di guarigione comporteranno un dislocamento dei tessuti molli, in modo da salvaguardare una banda tanto maggiore di tessuto cheratinizzato».

L’abbinamento della procedura guidata con innesti ossei o tecniche di incremento dei volumi dei tessuti molli, è assolutamente possibile». Pertanto, rispetto al caso del rialzo seno, secondo Romeo l’esecuzione della tomografia può essere giustificato per la verifica della salute dei seni mascellari e il controllo dell’effettivo riempimento del mascellare. «Inoltre il paziente presenta abbondante tessuto cheratinizzato – spiega – pertanto un approccio in chirurgia guidata ci può permettere di eseguire un intervento flapless e di limitare l’esposizione al materiale innestato. Approccerei questo caso con dei mini lembi di 5-6mm che vengono scollati dai tessuti sottostanti (Figura 5). L’utilizzo della dima permette di inserire gli impianti con precisione e rapidità (Figura 6). In tal modo, il post-operatorio del paziente è sicuramente molto ridotto e al contempo si riescono a gestire anche i tessuti molli: come si nota dall’immagine, i tessuti sono dislocati dalle viti di guarigione (Figura 7).

Fig. 7 – Impianti con viti di guarigione. Si noti come i mini-lembi permettano il dislocamento della mucosa e il risparmio di tessuto cheratinizzato
Fig. 8 – Dima chirurgica in sede a lembo sollevato per l’esecuzione dell’incremento osseo
Fig. 9 – Impianti inseriti. Si noti come vi sia la necessità di una rigenerazione vista l’esposizione su superficie come da pianificazione

Nel caso della riabilitazione inferiore, l’esecuzione della tomografia è giustificato dalla necessità di identificare le dimensioni corrette implantari rispetto soprattutto al nervo alveolare inferiore. L’impiego della chirurgia guidata ci aiuta nell’ottimizzare la posizione degli impianti nei confronti della futura protesi oltre che per ottimizzare la stabilizzazione degli impianti nell’osso residuo. In questo caso, però, gestirei il caso mediante il sollevamento di un lembo a tutto spessore, per fare in modo di poter spostare i tessuti lateralmente senza sacrificare tessuto cheratinizzato (Figura 8). Inoltre, come già era evidente in programmazione (Figura 4), è necessario eseguire una ricostruzione ossea contestuale al’inserimento implantare (Figura 9)».

Per approfondire
  • Tahmaseb A, Wismeijer D, Coucke W, Derksen W. Computer technology applications in surgical implant dentistry: a systematic review. The International Journal of Oral & Maxillofacial Implants 2014; 29 Suppl:25–42.
  • Bornstein MM, Scarfe WC, Vaughn VM, Jacobs R. Cone beam computed tomography in implant dentistry: a systematic review focusing on guidelines, indications, and radiation dose risks. The International Journal of Oral & Maxillofacial Implants 2014;29 Suppl,55–77.

La chirurgia guidata nel trattamento delle edentulie parziali - Ultima modifica: 2018-03-01T11:26:45+00:00 da Redazione

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome