Il rischio carie in odontoiatria ricostruttiva

Anamnesi generale

A livello anamnestico è di fondamentale importanza l’individuazione degli stati patologici, passati o attuali, che abbiano un impatto sfavorevole sulla secrezione salivare23. A livello di ghiandole salivari, le più comuni patologie o alterazioni in grado di causare iposcialia o xerostomia sono:

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  • sindrome di Sjogren (primaria e secondaria);
  • scialoadenite cronica sclerosante;
  • sarcoidosi;
  • agenesia delle ghiandole salivari;
  • traumi;
  • neoplasie delle ghiandole salivari;
  • esiti da irradiazione del massiccio facciale.

Numerosi stati patologici a livello sistemico sono altresì in grado di causare una riduzione della secrezione salivare, alcuni fra questi: HIV, Epatite C, cirrosi biliare primitiva, diabete incontrollato, fibrosi cistica, amiloidosi, disfunzioni tiroidee, insufficienza renale. L’assunzione di taluni farmaci (Tabella 2), la radioterapia, il trapianto di midollo osseo, GVHD24, sono alcuni esempi di genesi iatrogena dell’iposcialia o xerostomia. In caso di totale assenza della saliva per particolari condizioni patologiche riteniamo sia comunque controindicata la realizzazione di una protesi fissa di qualunque genere. Potrebbe essere di grossa importanza la consultazione di un elenco dei farmaci in grado, assunti singolarmente o in combinazione, di ridurre il flusso salivare. Altre condizioni, non necessariamente patologiche, sono in grado di aumentare il rischio carie, determinando iposcialia mediante meccanismi non direttamente agenti sulle ghiandole salivari. Particolare cura dovrà essere riposta dal clinico nell’individuazione di questi ulteriori fattori di rischio:

  • alterazioni cognitive;
  • disfunzioni neurologiche e psicologiche. Tra queste sono da ricordare in modo particolare la bulimia e l’anoressia poiché il rigurgito auto-indotto comporta erosione dei denti e possibile sviluppo di carie, così come nei casi di reflusso gastro-esofageo25:
  • disfunzioni sensoriali orali (BM);
  • respirazione orale e roncopatia;
  • abuso di fumo, alcol, caffeina e stupefacenti;
  • candidosi orale;
  • disidratazione (quest’ultima è in generalmente in rapporto a stati patologici generali piuttosto gravi per cui si tratta raramente di pazienti che giungono al trattamento protesico). Sarà di volta in volta compito del clinico giudicare la fattibilità o meno del piano di terapia in rapporto allo stato di salute generale.

Ulteriori fattori incidenti nella valutazione del rischio carie, e soprattutto nelle possibilità di successo dei trattamenti proposti, sono il grado di collaborazione, o compliance, del paziente e il suo status socio-economico. La diminuzione della capacità cognitive potrebbe rappresentare un problema per ciò che riguarda la comprensione di quanto prescritto e le modifiche comportamentali determinanti ai fini della riduzione del rischio carie8, 26-28. Un ulteriore dato rilevante ai fini della corretta raccolta dei dati anamnestici riguarda il rapporto coi composti fluorati. Il ricorso a fluoroprofilassi sistemiche e topiche, anche mediante il semplice utilizzo del dentifricio al fluoro, e il tipo di acqua potabile assunto nei primi 15 anni di età del paziente, sono dati di estrema importanza nella valutazione del rischio carie. In tabella 3 le quantità di fluoro nell’acqua potabile presenti nelle varie province italiane. Fattore di protezione molto elevato è l’aver assunto il fluoro sistemico prima e durante lo sviluppo della dentizione29. Ultimo fattore da valutare in sede anamnestica generale è quello riferito alla dieta. Di particolare rilevanza è la ricerca delle assunzioni di cibi cariogeni e/o acidi che avvengono al di fuori dei pasti principali, sia per quel che riguarda la loro tipologia (solidi, liquidi) che la frequenza di assunzione. Assunzioni di alimenti zuccherini su veicoli appiccicosi, e/o la ripetuta assunzione di piccole dosi di alimenti o bevande cariogeni, rappresentano comportamenti altamente influenti sulla cariorecettività4.

Anamnesi odontoiatrica

I dati che interessano vengono di seguito elencati, alcuni rientrano nella valutazione vera e propria altri sono secondari:

  • quante volte si spazzola i denti durante il giorno e in che modo.

Questo è un dato primario fatta salva la veridicità della risposta, che sarà comunque avvallata dall’indice di placca30. Venendo invece ai dati secondari:

  • quante volte si è fatto controllare dal dentista nell’ultimo anno31;
  • ha notato un aumento della sensibilità dentale negli ultimi tempi;
  • ha o no un lato preferenziale per quanto riguarda la masticazione;
  • avverte frequentemente fenomeni di iposalivazione.

Questi ultimi si presentano sotto forma di diversi sintomi che sono:

  • sensazione di secchezza e vischiosità in bocca;
  • problemi con la deglutizione;
  • sensazione di bruciore sulla lingua;
  • sensazione di secchezza in gola;
  • labbra screpolate;
  • riduzione delle capacità gustative e sapore metallico in bocca;
  • afte;
  • alitosi frequente;
  • difficoltà nel parlare e nel masticare.

Questi ultimi dati sarebbero di notevole importanza, ma sono meglio quantificabili con i test salivari23.

4. Massiccia presenza di placca anche negli spazi interprossimali.

Analisi clinica intraorale

Durante la visita il primo valore importante da valutare è il livello di igiene tenuto dal paziente. Questo valore è esprimibile con l’indice di placca PI32. Il PI si esprime con:

  • 0, la placca è assente;
  • 1, con lo specillo è possibile evidenziare un sottile strato di placca sul margine cervicale;
  • 2, la placca è riconoscibile a occhio nudo ma non invade gli spazi interprossimali;
  • 3, massiccia presenza di placca anche negli spazi interprossimali (Figura 4).

Per rendere più rapido l’esame è possibile analizzare dei denti test che saranno le superfici vestibolari e linguali di 4 molari, 4 premolari e 4 incisivi o, se fossero mancanti, i denti a essi vicini. Sarà comunque importante avere una valutazione media su 24 superfici. La formula esprimente il PI medio sarà:

somma degli indici di placca rilevati/ 24
(superfici osservate)

È possibile utilizzare una forma semplificata del PI33 che indica se sulla superficie del dente è presente della placca oppure no. Questo è fattibile con i rilevatori di placca il cui utilizzo è descritto in seguito. Un secondo valore che può fornire l’indicazione del livello di igiene mantenuto dal paziente è il grado di infiammazione marginale. Questo valore è facilmente ricavabile dal numero dei siti sanguinanti durante il sondaggio a tre siti vestibolari e linguali. Mediante una formula matematica lo si potrà trasformare in percentuale:

siti sanguinanti x 100 / numero
di denti sondati x 6

Durante l’ispezione del cavo orale si valuta il numero di denti persi in relazione all’età del paziente. Tale dato è rilevante sia dal punto di vista della cariorecettività che della prognosi dal punto di vista parodontale. È possibile dare una valutazione aritmetica del livello prognostico grazie alla formula:

n. di denti persi x 100 / 28

Sempre durante l’ispezione sarà possibile valutare il numero di carie presenti sulle superfici dentali, occlusale, interprossimali, vestibolare, linguale e cervicale. Ovviamente maggiore sarà il numero di nuove carie, maggiore sarà la tendenza alla cariorecettività da parte del paziente. Si può esprimere questa tendenza con un valore numerico mediante la formula:

superfici dei denti cariate x 100 / numero di
denti presenti per 4

Un’ulteriore considerazione è quella del numero di denti che sono stati otturati. Anche se apparentemente il numero di denti otturati sembra esprimere il livello di cariorecettività con minore precisione, resta comunque un importante dato da rilevare. Noi pensiamo sia possibile esprimere questo secondo valore numerico tramite la formula:

n. di denti otturati x 100 / numero totale di denti

Il rischio carie in odontoiatria ricostruttiva - Ultima modifica: 2013-02-28T14:54:18+00:00 da Redazione

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