Distribuzione regionale dei servizi odontoiatrici nell’ambito del sistema sanitario nazionale: il modello del Regno Unito

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L’emergenza COVID-19 ha rappresentato uno stress test che probabilmente non ha avuto precedenti nella storia del Sistema Sanitario Nazionale e, dall’altra parte, ha fortemente fidelizzato l’opinione pubblica verso questa istituzione.

Il SSN italiano venne fondato nel 1978, in un clima sociopolitico particolare per il nostro paese, secondo un modello di tipo universalistico.

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Quello italiano ha rappresentato, cronologicamente, il primo SSN dell’Europa mediterranea, ed è stato a sua volta modellato su quello del Regno Unito (National Health Service), allora esistente da 30 anni esatti.

La Gran Bretagna ha rappresentato un modello non solo all’atto della fondazione, ma anche lungo i passaggi evolutivi, che hanno seguito due principi importanti.

In primo luogo, la sostenibilità economica. Per diversi motivi, entrambi i sistemi hanno sentito l’esigenza, al fine di automantenersi, di passare da un universalismo omnicomprensivo, a uno di tipo selettivo. È in quest’ottica che sono state introdotte le esenzioni, per patologia o sulla base del reddito. L’odontoiatria è stata una delle discipline che più hanno subito questa logica, evolvendosi nel modello principalmente – ma non esclusivamente – privato che oggi conosciamo. A tal proposito, va ricordato come il nostro SSN preveda programmi di assistenza odontoiatrica rivolti ai pazienti in età evolutiva (0-14 anni) e a quelli soggetti a vulnerabilità (sanitaria e sociale).

Un altro aspetto importante è quello riguardante l’organizzazione territoriale. Il NHS del 1948 si caratterizzava per il forte accentramento organizzativo ma, nei decenni a venire si è evoluto, considerando la natura “federale” dello stato, comprendente, oltre all’Inghilterra, altre tre “regioni” dotate di autonomia crescente: Scozia, Galles e Irlanda del Nord.

Il modello italiano ha seguito questo andamento, trovandosi, in realtà, già regionalizzato sulla carta, alla propria fondazione, e andando incontro, poi, a un graduale processo di devoluzione. Nella sua Revisione del 2015 l’OCSE, vista l’entità delle disuguaglianze, è arrivato addirittura a parlare di 21 sistemi sanitari diversi (in riferimento alle 19 regioni più le due province autonome di Trento e Bolzano).

Lo studio di Jo e colleghi, recentemente pubblicato sul British Dental Journal, si è proposto di indagare la distribuzione territoriale dei provider odontoiatrici del NHS nelle tre aree “periferiche” del paese, cioè appunto Scozia, Galles e Irlanda del Nord. A tal proposito, è importante precisare che, in queste realtà, rispetto a quella inglese, il NHS si è sviluppato lasciando molto meno spazio all’iniziativa privata. Anche questo tipo di confronto potrebbe essere proiettato sulle regioni italiane.

L’indagine ha identificato quasi 1.800 piccole aree geografiche: qui, la distribuzione delle strutture odontoiatriche afferenti al NHS è stata valutata secondo indice di deprivazione multipla.

In Scozia, Galles e Irlanda del Nord, rispettivamente il 15%, 17,8% e 27,5% della popolazione vive a più di 2,5 km da una dental practice NHS. Lo studio evidenzia una distribuzione del servizio sui bisogni della popolazione, anziché su base socioeconomica.

Sarebbe interessante riproporre l’indagine sulla realtà regionale e territoriale italiana.

Riferimenti bibliografici

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32651520/

Distribuzione regionale dei servizi odontoiatrici nell’ambito del sistema sanitario nazionale: il modello del Regno Unito - Ultima modifica: 2020-08-06T07:19:47+00:00 da redazione
Distribuzione regionale dei servizi odontoiatrici nell’ambito del sistema sanitario nazionale: il modello del Regno Unito - Ultima modifica: 2020-08-06T07:19:47+00:00 da redazione

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