Utilizzo della tossina botulinica nel distretto testa-collo

La tossina botulinica, neurotossina prodotta dal batterio sporigeno Clostridium botulinum è uno tra i più potenti veleni naturali conosciuti. Dal punto di vista biochimico, si tratta di un polipeptide formato da 2 catene; la più leggera ha funzione enzimatica (proteasi). Si riconoscono 8 sierotipi: A è sicuramente il più diffuso clinicamente (con il nome commerciale di Botox). La tossina svolge un’azione di blocco sulle giunzioni neuromuscolari a livello presinaptico, impedendo il rilascio delle vescicole di acetilcolina nello spazio intersinaptico. Questa azione si riflette macroscopicamente, inducendo la paralisi flaccida della porzione interessata di tessuto muscolare. Il procedimento giunge a picco in circa 6 ore e gli effetti clinici si osservano in 24-72, mantenendosi poi per circa 3 mesi. Queste indicazioni risentono comunque dal dosaggio della somministrazione.

La sostanza, oggigiorno, è ampiamente discussa per quanto riguarda l’impiego in medicina estetica. A livello del volto, tuttavia, il prodotto trova impiego in terapie mediche, come del resto anche presso diversi altri distretti corporei. Il primo impiego medico risale al 1980 e fu in effetti di interesse oculistico (manovre correttive dello strabismo): dovette trascorrere un intero decennio prima che la Food and Drug Administration degli Stati Uniti ne consentisse l’uso medico (1989), e un altro per l’uso cosmetico (2002).

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Pare pertanto interessante affrontare quali siano le indicazioni cliniche della tossina botulinica nel trattamento di condizioni patologiche del distretto testa-collo.

Innanzitutto vanno ricordate le algie cranio-facciali, che comprendono una varietà di condizioni che vanno dolore miofasciale (compreso quello a carico della muscolatura masticatoria e, di conseguenza, dell’articolazione temporo-mandibolare) alle nevralgie, a cominciare da quella trigeminale.

La scialorrea è una condizione che viene considerata patologica meno di frequente rispetto all’iposcialia, ma risulta in realtà anomala se si protrae oltre i 4 anni di età. Pazienti sottoposti a particolari terapie farmacologiche o affetti da morbo di Parkinson, paralisi cerebrale o sclerosi laterale amiotrofica (SLA) possono vedere ulteriormente compromessa la propria qualità di vita. Una particolarità del fenomeno della salivazione è l’essere sottoposto a un doppio controllo positivo para-ortosimpatico: la tossina inibisce lo stimolo colinergico ma non quello basale adrenergico, scongiurando così il passaggio da ipersalivazione ad iposalivazione.

La tossina botulinica trova poi utilizzo nel trattamento di una particolare condizione neuromuscolare, detta distonia oromandibolare, che induce movimenti involontari in muscoli elevatori o abbassatori della mandibola, muscoli della lingua o delle labbra.

Da ultima, una condizione riconosciuta come di primario interesse estetico, ma che può accompagnarsi ad una sintomatologia (dolorosa in particolare) è l’ipertrofia del muscolo massetere. Il ricorso alla tossina può essere un’opzione percorribile nei casi più gravi.

In conclusione, è bene ribadire che l’impiego clinico della tossina botulinica è attualmente limitato ad alcune condizioni, particolari per gravità e incidenza. È interesse dell’odontoiatra l’inquadrare tali condizioni ed indirizzare correttamente il paziente.

Utilizzo della tossina botulinica nel distretto testa-collo - Ultima modifica: 2017-05-23T06:27:43+00:00 da redazione

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