La sindrome vaso vagale in odontoiatria: sintomi e risoluzione

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Si tratta di una condizione di emergenza che si presenta all’interno in odontoiatria in maniera non infrequente. Non risulta ovviamente di un quadro di particolare gravità, ma è bene che il medico prepari la propria équipe assistenziale a riconoscerla e a coadiuvarne la gestione.

Il fatto che un paziente possa manifestare una problematica di questo tipo è naturalmente condizionato dal possibile stress psicologico al quale egli può essere sottoposto durante alcuni trattamenti odontoiatrici, non necessariamente estremamente impegnativi. Una delle basi eziologiche della sindrome, infatti, è appunto un’esagerata risposta allo stimolo stressorio.

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L’odontoiatra può riconoscere quel tipo di paziente che, indipendentemente dal tipo di terapia che dovrà affrontare, sarà bene venga messo nelle condizioni di minimizzare lo stato di agitazione: molte volte è lo stesso paziente ansioso o impressionabile ad avvisare preventivamente il curante in fase anamnestica.

In pazienti di questo tipo può essere considerata, soprattutto in vista di interventi impegnativi, una forma di profilassi, ad esempio tramite somministrazione di benzodiazepine. Attenzione in particolare a soppesare le possibili comorbidità, soprattutto quelle cardiologiche.

Nel momento in cui, comunque, la sindrome vaso-vagale inizi ad estrinsecarsi, il corollario sintomatologico comprende pallore, aumento della sudorazione, della peristalsi, stimolazione allo svuotamento di retto e vescica, polipnea. Il quadro tende successivamente a mutare in un episodio sincopale, di cui la sindrome vaso-vagale è la causa più comune.

Una volta riconosciuti i primi sintomi, il clinico dovrà fare in modo di evitare lo svenimento, reclinando ulteriormente lo schienale del riunito e sollevando gli arti inferiori del paziente. Nel contempo, può essere utile mantenere sotto controllo i livelli di pressione arteriosa.

Nel momento in cui il paziente mantenga lo stato di coscienza, non è ovviamente necessario verificare se ha polso e saturazione nella norma. In molti casi non sarà richiesta neanche una terapia farmacologica, anche se alcuni protocolli raccomandano di considerare la somministrazione di 0.5 mg di atropina per via endovenosa, soprattutto nel caso in cui la sincope venga a concretizzarsi.

Nel momento in cui si riesca a ristabilire una condizione di compenso e uno stato pressorio normale, il trattamento odontoiatrico potrà proseguire: questo tipo di valutazione dipenderà naturalmente dal tipo di terapia in corso e dal grado di avanzamento della stessa.

Qualora il paziente non abbia riferito episodi sincopali pregressi e quello avvenuto risulti quindi essere un primo evento, è bene consigliare al paziente di segnalare l’accaduto al medico curante, il quale potrà indirizzarlo ad un percorso diagnostico volto ad escludere principalmente problematiche di altra natura. 

La sindrome vaso vagale in odontoiatria: sintomi e risoluzione - Ultima modifica: 2015-12-10T08:25:15+00:00 da redazione

5 Commenti

  1. Qui non avviene questa cosa il meccanismo è il riflesso trigemino cardiaco (sinonimo riflesso trigemino vagale). Mi spiace ma il commento su questa impostazione è negativo.

  2. LA SINDROME VASO VAGALE E’ UNA DELLE CAUSE DI SINCOPE. NON LA PIU’ COMUNE CAUSA.
    LA MAGGIOR PARTE DEGLI EPISODI SINCOPALI CHE FINISCONO IN P.S. VENGONO VALUTATI SU TRE LIVELLI: CARDIOLOGICO, NEUROLOGICO E IN ALCUNI CASI OTORINOLARINGOIATRICO QUANDO LA SINCOPE SI ACCOMPAGNA A SINTOMI DI TIPO OTO VESTIBOLARE.

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