Rischio di contaminazione ematica in chirurgia orale

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La pandemia da Covid-19 ha comportato una spinta decisa verso l’irrigidimento dei protocolli di controllo delle infezioni crociate. A differenza delle professioni non mediche, che a loro volta hanno introdotto importanti adeguamenti di controllo del rischio infettivo, l’odontoiatria ha (o dovrebbe avere) da sempre una particolare sensibilità sulla tematica. La maggior parte delle più comuni procedure odontoiatriche, infatti, prevedono la produzione e diffusione di aerosol, in grado di veicolare particelle ematiche e salivari contaminate. I virus epatotropi e l’HIV sono da sempre tra i più temuti in ambito dentale, nonostante il rischio di sieroconversione ridotto, per l’HIV compreso tra lo 0.2% e lo 0.3% in caso di esposizioni parenterali e pari allo 0,1% o meno in caso di esposizioni mucose. Un’attenzione probabilmente maggiore è da prestare appunto alle infezioni a trasmissione airborne droplet, come ad esempio l’influenza, o appunto il Coronavirus oggi.

Contaminazione ematica durante la chirurgia orale

Uno studio studio spagnolo, condotto presso l’Università di Barcellona, ha considerato il solo rischio di schizzi di sangue nella pratica della chirurgia orale. Il lavoro è stato recentemente pubblicato sul Journal of the American Dental Association.

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Gli autori hanno preso in esame un totale di 108 interventi chirurgici condotti, tra marzo e maggio 2019, presso il programma di master di chirurgia orale, orofacciale e implantologia, appunto, dell’Università di Barcellona. Tutti i trattamenti erano stati preventivati per un regime di anestesia locale con uso di strumenti rotanti.

Prima di ogni intervento chirurgico, l’operatore e l'assistente hanno ricevuto una nuova maschera facciale con visiera e un cappuccio monouso. Una volta indossati tali dispositivi, i clinici hanno eseguito il lavaggio di mani e braccia, poi asciugate con asciugamani sterili. Quindi, hanno indossato camici e guanti chirurgici monouso sterili.

A fine trattamento, ciascuno ha provveduto a un cambio guanti, prima di consegnare i dispositivi di protezione a uno stesso valutatore. Questi ha provveduto all’ispezione, condotta attraverso il test di Kastle-Meyer, impiegato in ambito forense.

Chirurghi e assistenti sono stati poi intervistati: è stato loro chiesto se si fossero accorti dell’esposizione a macchie nel corso dell’intervento.

Il campione analizzato ammontava, complessivamente, a 202 dispositivi, sul 46% dei quali sono state rilevate macchie: tale percentuale corrisponde, pertanto al rischio di esposizione a contaminazione ematica rilevato in chirurgia orale, indipendentemente dal tipo di trattamento. Nel 4% dei casi la contaminazione è stata rilevata sul versante interno della visiera. Nel 40% dei casi, il clinico non si era reso conto dell’avvenuta esposizione.

I dati raccolti, seppur limitati dall’aver preso in considerazione le macchie ematiche macroscopicamente visibili, giustificava di per sé l’impiego delle visiere protettive in tutti i trattamenti di chirurgia orale.

Rischio di contaminazione ematica in chirurgia orale - Ultima modifica: 2020-05-26T07:48:21+00:00 da redazione
Rischio di contaminazione ematica in chirurgia orale - Ultima modifica: 2020-05-26T07:48:21+00:00 da redazione

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