Durante l’allestimento di restauri in materiale ceramico, l’odontoiatra può avere necessità di condurre degli interventi correttivi alla poltrona, ad esempio al fine di rimuovere precontatti occlusali. Ciò comporta la rimozione glasatura, con incremento della ruvidità. Possono potenzialmente seguire anche alcune complicazioni maggiori: indebolimento nel contatto con l’antagonista, allargamento di microfratture; macchiabilità e estetica insoddisfacente in generale. Naturalmente, è auspicabile che le correzioni vengano tutte effettuate prima della cementazione definitiva, di modo da poter rimandare il manufatto in laboratorio con il fine di realizzare una seconda glasatura. La glasatura (glazing, reglazing in questo caso) è un processo di lucidatura che prevede la cottura della ceramica. In alcuni casi, ad esempio nell’eventualità in cui la ceramica venga cementata tramite metodica adesiva, ciò potrebbe non risultare possibile. Qualora l’odontoiatra sia costretto ad effettuare delle correzioni, dunque, sarà necessario anche riportare la superficie ad un grado adeguato di levigatura. Il procedimento condotto alla poltrona è detto lucidatura (polishing). Sono disponibili diversi sistemi di lucidatura alla poltrona, basati sull’uso di diversi prodotti: frese diamantate, cappette in gomma abrasiva, dischetti in feltro o a diamantatura fine e paste lucidanti. Queste ultime risultano essere maggiormente efficaci come adiuvanti di una delle metodiche precedentemente elencate. Da prodotti così diversi deriveranno necessariamente effetti diversi in termini di levigatura.
Va aggiunto a riguardo che i due trattamenti vengono attuati su ceramiche diverse, che possono rispondere diversamente. Sembra ad esempio che il comportamento della ceramica durante la cottura e, di conseguenza, il grado di levigatura assunto dopo la glasatura dipendano dalla composizione della matrice vetrosa. Dall’altra parte, la facilità di polishing dipenderebbe dal contenuto in leucite.
Nel complesso, si può affermare che la resa finale dipende dalle seguenti variabili: struttura e proprietà meccaniche del substrato; differenza in termini di durezza tra sistema di levigatura e relativo substrato; dimensioni, forma e durezza delle particelle abrasive presenti nel sistema; velocità e pressione applicate durante il trattamento; tipologia di lubrificante eventualmente impiegata (acqua, glicerina, vasellina).
Tra questi parametri sembra che sia proprio la grandezza delle particelle a ricoprire un ruolo di rilievo sulla topografia di superficie.
Un’interessante revisione della letteratura a provenienza brasiliana ha considerato le variabili sopracitate e ne ha tratto le seguenti conclusioni. La lucidatura costituisce in linea di massima una valida alternativa alla glasatura. La maggior parte delle sistematiche disponibili sul mercato, se correttamente applicate, forniscono risultati accettabili. Volendo suggerire un protocollo in particolare, sono state osservate buone risposte con l’impiego di cappette abrasive in gomma o dischetti abrasivi, seguito dalla rifinitura con pasta. In virtù della quantità di variabili esistenti – in primo luogo del tipo di ceramica impiegata – ad oggi non è tuttavia possibile proporre dei protocolli standardizzati.