Nell’archivio di ogni dentista si aggira lo spettro di un/a paziente che brandisce minacciosamente (o sta lanciando) una protesi rimovibile. Lontani i tempi in cui oltre la sesta decade era considerata fisiologica e inevitabile come le lenti per la presbiopia, la dentiera ora viene molto spesso schifata in senso etimologico, cioè evitata, anche dagli ottantenni in attesa di un autobus per l’Albania che non sono più disposti a tollerare gli inevitabili disagi imposti da uno scheletrato o da una totale. Alle protesi rimovibili con o senza sostegno implantare è dedicata la seguente rassegna.
Ricerche sulle protesi parziali rimovibili con sostegno implantare
Lemos CAA, Nunes RG, Santiago-Júnior JF, Marcela de Luna Gomes J, Oliveira Limirio JPJ, Rosa CDDRD, Verri FR, Pellizzer EP. Are implant-supported removable partial dentures a suitable treatment for partially edentulous patients? A systematic review and meta-analysis. J Prosthet Dent. 2023 Apr;129(4):538-546.
Gli autori di questa revisione sistematica e metanalisi hanno selezionato le ricerche disponibili sull’argomento fino a tutto il 2020, individuandone soltanto 16 in linea con i requisiti del protocollo. In totale il campione risultante dall’aggregazione dei singoli campioni era composto da 347 pazienti con età media di 58 anni per un totale di 581 impianti di cui 106 mini-impianti. La sopravvivenza degli impianti superava il 90% in tutte le pubblicazioni, oscillando tra 90 e 100%, mentre la perdita di osso marginale era mediamente di 0.98 mm; significativamente superiori risultavano sia la qualità di vita sia la soddisfazione dei pazienti rispetto alle protesi tradizionali.
La perdita dei denti e le protesi rimovibili causano disturbi dell’immagine corporea?
Kudsi Z, Fenlon MR, Baysan A. Do Tooth Loss and Dentures Cause Body Image Disturbance? Int J Prosthodont. 2022 Sep/Oct;35(5):609–615.
Qualsiasi menomazione dell’integrità corporea può associarsi a un disturbo della psiche con riduzione del senso di benessere dovuto a una percezione alterata della propria immagine; in odontoiatria ciò si può verificare quando una persona edentula deve rimediare con le protesi rimovibili e, non di rado, anche quando esse sono realizzate in modo tecnicamente ineccepibile. Proprio su questa popolazione si è concentrata l’indagine degli autori mettendo a confronto lo stato psicologico e quello funzionale di due gruppi: il primo di 70 edentuli riabilitati con protesi totali rimovibili di ottima qualità e il secondo di 68 edentuli non trattati. Tramite due questionari sono stati valutati l’impatto psicologico della perdita dei denti e dell’uso delle protesi, la presenza di ansia, depressione, stress, alterazione dell’immagine corporea e le difficoltà funzionali.
I risultati hanno messo in luce una differenza significativa del grado di soddisfazione con cui i soggetti si guardavano allo specchio: nel primo gruppo (protesi) il rischio di disturbo dell’immagine corporea era 5,75 volte maggiore anche se si riduceva con l’età. Molto più grave la situazione per il sesso femminile con un rischio maggiore del 70% rispetto agli uomini. Significativa anche la frequenza di sintomi somatici collegati alla depressione e all’ansia, rispettivamente 15,7% e 7,8%, pari al doppio di quelli riscontrabili nella popolazione generale e più frequenti nei soggetti con distubo dell’immagine corporea. Gli autori concludono che, prima di sottoporre un paziente a una serie più o meno lunga di estrazioni e alla riabilitazione protesica, è necessario studiare un piano di trattamento che non tenga conto soltanto dell’apparato stomatognatico.
Purtroppo, come scrivono gli stessi in una pubblicazione di pochi anni fa (Kudsi Z, Fenlon MR, Johal A, Baysan A. Assessment of Psychological Disturbance in Patients with Tooth Loss: A Systematic Review of Assessment Tools. J Prosthodont. 2020 Mar;29(3):193-200) non ci sono ancora questionari e strumenti specifici per rilevare e misurare i disturbi psicologici negli edentuli.
Qualità della vita e salute orale in pazienti riabilitati con protesi fisse e rimovibili con sostegno implantare
Duong HY, Roccuzzo A, Stähli A, Salvi GE, Lang NP, Sculean A. Oral health-related quality of life of patients rehabilitated with fixed and removable implant-supported dental prostheses. Periodontol 2000. 2022 Feb;88(1):201-237.
Quanto possano divergere i giudizi di pazienti e professionisti sulla medesima protesi è una delle interessanti informazioni offerte da questa rassegna della letteratura che ha riassunto le ricerche disponibili fino al 2021 sul rapporto tra qualità della vita e salute orale, includendo anche gli aspetti estetici ed economici.
I dati dimostrano che la percezione del risultato finale da parte del paziente dipende molto dalle sue aspettative iniziali.
Anche se, come prevedibile, la protesi con supporto implantare migliora stabilità e funzione, la qualità della vita percepita non supera in modo significativo quella conseguente a una riabilitazione con protesi fissa tradizionale.
Inoltre, le sue aspettative non sono un buon fattore predittivo del risultato finale ma, almeno per quanto riguarda l’estetica, i pazienti si accontentano più facilmente dei professionisti e non notano differenze tra ceramica integrale e metallo-ceramica.
Nel complesso, concludono gli autori, la qualità della vita con le protesi su impianti non si dimostra completamente superiore a quella con protesi tradizionali.
Applicazioni cliniche delle protesi parziali rimovibili con sostegno implantare
Kuroshima S, Ohta Y, Uto Y, Al-Omari FA, Sasaki M, Sawase T. Implant-assisted removable partial dentures: Part I. a scoping review of clinical applications. J Prosthodont Res. 2024 Jan 16;68(1):20-39.
A più di trent’anni dall’introduzione della combinazione impianti-protesi rimovibili (IARPD) gli autori offrono un’interessante rassegna su questa tecnica che, inizialmente, era considerata con molto scetticismo a causa della diversa mobilità tra dente naturale e impianto durante la masticazione. Dopo avere scelto 112 ricerche utili, di cui tre italiane, le conclusioni sono incoraggianti, a partire da quella che le indica come una soluzione con un favorevole rapporto costo/beneficio almeno nell’arcata inferiore mentre per quella superiore non vi sono dati certi. Purtroppo, a causa della grande varietà di situazioni cliniche (classi di Kennedy, denti naturali o già protesizzati) e di soluzioni terapeutiche, non è ancora possibile dare indicazioni definitive su molti dettagli tecnici, per esempio su lunghezza, inclinazione e diametro degli impianti.
La percentuale di sopravvivenza degli impianti è comunque alta anche se la perdita di osso marginale mostra un’ampia variabilità nelle ricerche analizzate.
Rapporto tra posizione degli impianti e comportamento biomeccanico delle protesi parziali rimovibili con sostegno implantare
Kuroshima S, Sasaki M, Al-Omari FA, Uto Y, Ohta Y, Uchida Y, Sawase T. Implant-assisted removable partial dentures: Part II. a systematic review of the effects of implant position on the biomechanical behavior. J Prosthodont Res. 2024 Jan 16;68(1):40-49.
Il medesimo gruppo di autori giapponesi in questa revisione sistematica ha selezionato le ricerche disponibili fino a tutto il 2022 eseguite con il metodo degli elementi finiti, una tecnica usata anche per prevedere il comportamento di motori e strutture metalliche.
Dai sette articoli rimasti dopo la selezione risulta che gli impianti inseriti in sede premolare o molare migliorano il comportamento biomeccanico delle protesi oggetto di studio indipendentemente dalla classe di Kennedy. Sulla base delle evidenze sperimentali si può anche affermare che nelle Kennedy di I classe gli impianti in sede molare garantiscono prestazioni migliori rispetto a quelli inseriti in sede premolare mentre per le II classi di Kennedy non vi sono ancora dati sufficienti per dare indicazioni cliniche.
La soddisfazione dei pazienti con edentulia totale riabilitati seguendo diversi schemi occlusali
Grech C, Kassab LB, Zarb M, Cortes ARG, Mifsud DP, Attard NJ. Patient Reported Outcomes on Different Occlusal Schemes in Complete Denture Wearers. Int J Prosthodont. 2022 Jan/Feb;35(1):53–6.
Gli schemi occlusali elaborati dalle diverse scuole protesiche sono stati oggetto di molte ricerche, ma ben poche, come questa, hanno preso in esame anche l’anatomia ossea.
Un campione di 60 edentuli con età media di 68 anni è stato riabilitato con protesi totali eseguite con tre diversi schemi: occlusione bilanciata (contatti simultanei anteriori e posteriori nei movimenti di lateralità), lingualizzata (cuspidi palatali in contatto sia in centrica sia nelle posizioni eccentriche), denti posteriori senza cupsidi. La loro anatomia ossea è stata classificata con i criteri di Lekholm e Zarb, considerando A, B e C come creste sufficienti/buone e le classi E, F come insufficienti. Tenendo presenti i limiti imposti dall’esiguità del campione (e ancora una volta ci si chiede perché non siano stati inclusi almeno altri 100 pazienti...) gli autori affermano che lo schema occlusale non influenza il grado di soddisfazione anche se con quello lingualizzato sono stati necessari meno interventi correttivi dopo la consegna.