Nel contesto della moderna implantologia, è in corso un grosso dibattito a proposito dell’applicazione della chirurgia guidata.
Non è infrequente che questo specifico termine venga equivocato e confuso con altri termini affini nell’ambito della chirurgia implantologica.
Si definisce chirurgia guidata l’insieme delle procedure chirurgiche che vengono condotte mediante la realizzazione di una dima custom-made, che riprenda cioè l’anatomia specifica del paziente. Questa viene prodotta in laboratorio attraverso una metodica di fresatura computerizzata (CAD-CAM) che si basa sul confronto di esami radiografici tridimensionali. Il pazienta dovrà effettuare la TC utilizzando una dima radiologica, che fornirà i reperi per la realizzazione di quella definitiva. Su questo stesso modello viene costruita anche la protesi provvisoria fissa, che potenzialmente potrà quindi essere a disposizione del clinico ancora prima della chirurgia.
Tale razionale operativo trova applicazione in svariati contesti clinici, è anzi stato introdotto in ambito implantologico in un secondo momento, dopo essere stato utilizzato con successo per diverso tempo nella grande chirurgia.
La chirurgia implantare guidata viene frequentemente assimilata alla chirurgia flapless, ossia al posizionamento di impianti endossei senza aver prima elevato un lembo mucoperiosteo. Si tratta però di una visione riduttiva, nel senso che esistono sistematiche di chirurgia guidata che permettono di condurre l’intervento come chirurgia flapless; allo stesso modo, è possibile allestire un lembo a spessore totale e utilizzare ugualmente la dima. In prima fase, a dima montata, vengono rimossi i punch mucoperiostei corrispondenti al sito implantare, che viene successivamente predisposto. Una volta rimossa la dima, viene elevato un lembo crestale full thickness e si procederà alla rifinitura delle preparazioni, infine all’inserimento delle fixture implantari.
Un altro termine apparentemente affine, ma che rappresenta un concetto operativo del tutto differente è la definizione di implantologia protesicamente guidata. Si tratta del razionale attualmente seguito nella pianificazione di una riabilitazione protesica supportata da impianti osteointegrati. Partendo dal concetto storico che l’impianto esige condizioni del tessuto osseo ideali in termini di qualità e quantità (morfologia, volumetria e altro), oggigiorno il posizionamento di un impianto deve essere finalizzato alle esigenze costruttive e funzionali della futura protesi. Pare evidente come, in questo senso, la chirurgia guidata possa rappresentare un valido alleato dell’implantologo. Una volta studiato il caso dal punto di vista clinico obiettivo e attraverso metodiche di tomografia computerizzata dedicate, la realizzazione di una dima personalizzata faciliterà notevolmente il posizionamento delle fixture nella posizione individuata come protesicamente guidata.
In conclusione, si può affermare senza dubbio che la chirurgia guidata rappresenta un’applicazione particolarmente stimolante dell’implantologia. Essa si basa sui concetti operativi più moderni e consente nella maggior parte dei casi un risparmio dei tempi alla poltrona e modifica in modo significativo alcuni passaggi di laboratorio. Tutto questo non a scapito della qualità realizzativa, anzi. La metodica, infatti, può ridurre sensibilmente alcuni rischi dipendenti dall’operatore e, comunque, facilitare le manovre indipendentemente dall’esperienza del clinico stesso.