L’intervento odontoiatrico nel paziente con terapia antiaggregante

Dal punto di vista clinico, è fondamentale inquadrare le condizioni di un paziente in terapia con antiaggreganti e anticoagulanti nel momento in cui egli debba essere sottoposto ad una prestazione odontoiatrica a rilevante rischio emorragico.

A seconda dell’intervento che viene pianificato, dunque, si dovrà considerare la sospensione della terapia antiaggregante. La trombocitopatia può prolungare il sanguinamento perioperatorio a seguito di interventi chirurgici, portando solitamente ad una forma emorragica rapida, non grave e controllabile con la semplice emostasi locale. Si possono attendere variazioni a seconda del soggetto, del tipo di farmaco, della sua posologia e della durata della terapia.

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Pur ribadendo che tale rischio ha un peso minore rispetto al caso della TAO, la modalità con cui è necessario agire è la stessa, con la differenza che, come detto, andrà considerato il TE e non l’INR.

Va anche aggiunto che l’incidenza del sanguinamento eccessivo, che nel paziente sottoposto a monoterapia è del 3%, sale fino al 30% in caso di doppia antiaggregazione.

Verrà qui di seguito riportata la strategia profilattica disponibile online sul quaderno ANDI dedicato al trattamento del paziente cardiologico:

  1. dev’essere evitata la somministrazione di analgesici e antinfiammatori in grado d’interferire con il processo dell’emostasi. Sono del tutto sicuri noramidipirina, paracetamolo e narcotici. Per quanto riguarda i FANS, il naprossene e l’ibuprofene sono relativamente sicuri; la nimesulide non causa in vivo alcuna alterazione significativa dell’attività trombocitica
  2. gli interventi più semplici possono essere eseguiti senza la richiesta di esami di laboratorio e consulto medico preventivo. La somministrazione di TAA non verrà sospesa e il TE dovrà attestarsi sotto i 20 minuti. Bisognerà adottare accorgimenti che vadano a ridurre il trauma chirurgico in fase di allestimento del lembo e misure di emostasi locale, quali applicazione di ghiaccio, compressione, utilizzo di emostatici topici e per sciacquo (acido tranexanico)
  3. nel caso in cui si programmi un intervento giudicato complesso e ad alto rischio di sanguinamento, il protocollo illustrato consiglia la sospensione temporanea della TAA. In accordo con lo specialista curante, il paziente smetterà l’antiaggregante in vista della chirurgia – 5-7 giorni prima nel caso dell’ASA – di modo da permettere la normalizzazione del TE (valore norma 1-7 minuti)
  4. nel momento in cui si debba intervenire d’urgenza – caso comunque infrequente in ambito odontoiatrico – e il TE sia, dunque, superiore di 2-3 volte rispetto al valore soglia, il rischio emorragico può essere ridotto tramite la somministrazione di desmopressina. Questo farmaco è disponibile come spray nasale o nella formulazione endovenosa (infusione di 5mg prokilo in 50 ml di soluzione fisiologica in 15 minuti).
L’intervento odontoiatrico nel paziente con terapia antiaggregante - Ultima modifica: 2015-10-26T08:13:18+00:00 da redazione

1 commento

  1. Il problema maggiore è quando occorra eseguire un intervento ad elevato rischio di sanguinamento in un paziente ad alto rischio tromboembolico. Supponiamo un dente del giudizio in parziale inclusione ossea e in pulpite. C’è l’urgenza, c’è il rischio tromboembolico elevato ( per esempio, paziente con stent coronarico medicato), c’è il rischio di sanguinamento profuso e la necessità di vedere bene il campo operatorio. Che facciamo?

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