OSAS: sintomi necessari per farne diagnosi

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La sindrome OSAS rappresenta l’aggravamento di una condizione di russamento frequente. Si manifesta in primo luogo attraverso una sintomatologia notturna: russamento interrotto da pause respiratorie, sonno agitato, risvegli con senso di soffocamento, xerostomia, nicturia. Non mancano però le conseguenze diurne: cefalee, deficit cognitivi e della vita relazionale, senso di affaticamento che sfocia in vera e propria sonnolenza, il che può portare a conseguenze pericolose, come ad esempio l’aumento del rischio di incidenti stradali. Le Linee guida statunitensi, non a caso, considerano l’assoluta necessità di trattare soggetti che per lavoro passano molto tempo al volante (ad esempio, i camionisti), al pari dei portatori di importanti commorbidità.

È chiaro che un corollario clinico-sintomatologico di questo tipo sia in grado di limitare sensibilmente un ampio ventaglio di aspetti quotidiani, diminuendo la performance in senso lato e, dunque, il senso generale di soddisfazione della persona.

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Il processo patogenetico che sta alla base di tale quadro sindromico è l’apnea, episodio di interruzione del flusso aereo, dovuto alla pressione negativa che si viene a formare nel lume a seguito degli eccessivi sforzi respiratori. L’evento, che può protrarsi da 8-10 secondi fino a 80-100, si risolve quando il centro respiratorio, in risposta alla sopraggiunta condizione di ipercapnia, indurrà la contrazione dei sopracitati muscoli dilatatori.

Gli effetti sistemici derivano nel tempo dal ripetersi dei cicli di apnea e, quindi, dei momenti di ipossiemia, ipercapnia e acidosi, che stimolano ripetutamente baro e chemocettori periferici. L’American Academy of Sleep Medicine fornisce un riferimento di 15 episodi all’ora per fare diagnosi di OSAS in assenza di qualsiasi altro sintomo. In presenza di una sintomatologia correlata, sono sufficienti 5 episodi orari.

Alcuni sostengono che questo processo, che qui si sta inquadrando nel caso specifico dell’individuo adulto, rappresenta una delle principali cause della cosiddetta sindrome da morte in culla (meglio definita in inglese sudden death infant syndrome) nei bambini sotto ai due anni.

Anche bambini più grandi, comunque, possono manifestare episodi di roncopatia, dovuti solitamente ad ipertrofia tonsillare o adenoidea, ed eventualmente risolvibili con l’asportazione chirurgica di questi tessuti, facenti parte del complesso linfoide ben noto con il nome di anello del Waldayer.

Per quanto riguarda l’adulto, naturalmente, le cause meccaniche di ostruzione possono derivare anche da altre sedi del distretto cranico, oltre al cavo orale e all’orofaringe: possono infatti essere presenti deviazioni del setto nasale o polipi nasali o, più caudalmente, lesioni ostruttive (es. cisti epidermoidi) del laringofaringe. Anche questi casi possono essere trattati chirurgicamente con interventi di exeresi completa o di plastica riduzionale.

 

OSAS: sintomi necessari per farne diagnosi - Ultima modifica: 2015-10-28T08:46:17+00:00 da redazione