L’invecchiamento dentale e lo sbiancamento professionale: valutazione oggettiva allo spettrofotometro

Il colore

Il colore viene definito come la luce riflessa/rifratta da un oggetto nel campo UV/visibile (380-720 nm). Ogni colore ha la propria lunghezza d’onda e la propria frequenza oscillatoria. La lunghezza d’onda viene generalmente misurata in Angstrom che equivale a un decimilionesimo di millimetro. A livello dentale la luce può essere assorbita dal dente o, come nel caso della presenza di pigmenti, riflessa o rifratta. Con le moderne tecniche di sbiancamento si lavora a livello di miglioramento dei primi due fattori ossia l’assorbimento e la riflessione della luce. Secondo la teoria di Munsell, facendo riferimento all’apparato buccale, esistono 3 parametri che caratterizzano il colore:

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  • tinta. È il colore vero e proprio del dente; il termine indica una determinata specificità cromatica corrispondente a una particolare lunghezza d’onda;
  • croma (luminosità o chiarezza). È l’intensità del colore (scala 1, 2, 3, 4). La luminosità di un colore indica la sensazione prodotta nell’osservatore dalla quantità di luce che esso riflette;
  • valore. È la purezza del colore definita attraverso la scala di grigi (assorbanza o densità ottica dal bianco B1 al nero C4). Il valore viene anche definito con il termine “saturazione”, ossia purezza o intensità di un colore.

Il rilevamento del colore avviene in maniera sia visiva sia spettrofotometrica. Nel primo caso esistono molte variabili relative all’operatore (età, sesso, alterazioni visive) e al tipo di luce usata per illuminare la bocca del paziente che possono influenzare la determinazione del colore. Esistono delle scale di riferimento utilizzate dagli igienisti dentali per determinare il colore dei denti del paziente pre-sbiancamento: la scala Vita e la scala Vita 3D Master. In alternativa al rilevamento visivo, alcuni studi si stanno attrezzando con sistemi spettrofotometrici in grado di determinare il colore dei denti in maniera molto più precisa e sensibile. La fisiologica colorazione dei denti dipende prevalentemente dallo spessore dello smalto:

  • smalto spesso = denti più bianchi;
  • smalto meno spesso = denti più gialli.

È altresì importante considerare l’età del soggetto: i denti giovani si sbiancano più facilmente di quelli dell’adulto, forse grazie alla maggiore accessibilità degli spazi interprismatici2.

Invecchiamento dentale

Nell’invecchiamento dello smalto, tessuto molto mineralizzato, si assiste a cambiamenti negli scambi ionici. A causa di processi di diffusione si verifica un aumento di carbonati e di ioni Fluoro, Pb, Cu e Ferro negli strati esterni del tessuto. Con l’invecchiamento lo smalto diventa più fragile e meno permeabile poiché i pori tra i cristalli diminuiscono di diametro visto che i cristalli acquisiscono ioni e aumentano di dimensioni. Il tessuto non muta la sua densità in toto ma aumenta il contenuto di azoto, cioè il materiale organico che va a incastonarsi nelle fissurazioni presenti in misura sempre crescente nello smalto. L’usura dei tessuti duri del dente con l’età è un’evenienza del tutto fisiologica e normale; con il passare del tempo l’attrito esercitato sullo smalto durante le funzioni occlusali porta a usura dello stesso e a esposizione della dentina che ha una durezza inferiore. Anch’essa si usura e appare più scura per l’assorbimento di pigmenti di varia provenienza (salivare, alimentare, da fumo) nonché per l’apposizione di dentina secondaria, più scura e compatta. Un altro aspetto macroscopico evidente a carico dei denti con il passare del tempo, è la modificazione del colore. Già dopo i 50 anni cominciano a notarsi delle modificazioni del colore nel senso di una sfumatura giallognola o giallo-marrone. L’aumento di spessore della dentina e del cemento contribuisce alla prevalenza del colore giallo dell’insieme, così come la diminuzione dello spessore dello smalto fa perdere la translucentezza. Secondo Ketterl, inoltre, il cambiamento di colore è dovuto anche al decadimento delle condizioni di igiene orale.

La dentina

Nell’invecchiamento si assiste a una continua apposizione di dentina fisiologica secondaria e alla graduale obliterazione dei tubuli con sclerosi. Nell’anziano la disidratazione tissutale coinvolge la dentina che si presenta meno permeabile, più dura, più fragile e omogenea. La dentinosclerosi è dovuta a un aumento della componente inorganica ed è caratterizzata dall’incremento della dentina peritubulare e dal deposito di cristalli intratubulari. La diminuzione di numero – ma soprattutto la progressiva obliterazione dei tubuli, insieme alle alterazioni degenerative – porta fino alla vera e propria retrazione delle fibre di Thomas. Il cemento radicolare si deposita continuamente durante la vita e il suo spessore approssimativamente triplica dai dieci ai sessanta anni. La componente minerale vede nell’anziano un aumento di fluoro e magnesio. Tra questi soggetti è facile osservare un certo grado di retrazione gengivale che causa esposizione sempre più ampia di cemento radicolare3.

Discromie dentarie

Le alterazioni dentarie di colore (o discromie dentarie) sono delle anomalie dei denti riguardanti il colore delle corone dentali, delle radici o dell’intero dente. Le pigmentazioni esogene o estrinseche possono essere rimosse con sostanze o dispositivi abrasivi e sono causate dalla deposizione di un film di pigmenti o di detriti sulla superficie dentale. In tali casi il colore può variare secondo il pigmento contenuto negli alimenti della dieta, nei collutori, dalla formazione di bio-prodotti da parte di batteri cromogenici della placca dentaria. L’alterazione cromatica degli elementi dentari, derivante dal deposito all’interno delle strutture calcificate del dente di sostanze circolanti nell’organismo o localmente presenti che non possono essere rimosse da sostanze o dispositivi abrasivi, sono dette pigmentazioni endogene o intrinseche4. Tuttavia, vi è la possibilità che le pigmentazioni estrinseche possano “internalizzarsi” attraverso difetti dello smalto, cioè tramite superfici dentinali esposte all’ambiente orale; in tali situazioni la porosità maggiore della dentina favorisce, attraverso il sistema tubulare, la penetrazione di materiale cromogeno a profondità variabili all’interno del dente. Gli elementi dentari con alterazioni intrinseche possono essere sbiancati con prodotti contenenti agenti sbiancanti “decoloranti”, a base di perossidi, capaci di eliminare le macchie attraverso un’azione chimica che ha come scopo quello di riportare i denti al loro colore naturale ottimale, geneticamente determinato, senza ledere la struttura e la polpa dei denti5.

L’invecchiamento dentale e lo sbiancamento professionale: valutazione oggettiva allo spettrofotometro - Ultima modifica: 2014-03-17T10:00:57+00:00 da Redazione

4 Commenti

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