Pianificazione e rischi per una protesi supportata da impianti dentali

Analizziamo le varie fasi che devono essere considerate nel progetto e nella realizzazione di una corretta riabilitazione implanto-supportata.

Il trattamento riabilitativo implanto-protesico non può prescindere, come del resto la protesi su elementi naturali, da un accurato esame parodontale e da un’eventuale successiva terapia prechirurgica.

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Curare l’aspetto parodontale degli elementi dentali presenti è fondamentale e là dove questi non fossero recuperabili si renderà necessaria la loro estrazione, così da eliminare eventuali focolai d’infezione e ridurre la carica batterica parodontopatogena del cavo orale. Infatti la flora batterica di pazienti che mantengono elementi dentari in condizioni non ottimali, risulta maggiormente aggressiva rispetto a quei pazienti che fossero totalmente edentuli.  La presenza di tasche parodontali profonde può rappresentare un serbatoio batterico che nel tempo favorisce l’insorgenza di perimplantiti anche in impianti correttamente inseriti e caricati. I tessuti perimplantari infatti hanno livelli e modalità differenti di attacco alle fixture e soprattutto una ridotta capacità di resistere all’aggressione batterica.

Il video illustra uno step fondamentale nella realizzazione di una protesi su impianti, l’impronta, in questo caso eseguita con tecnica Pick-up.

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La percentuale di fibroblasti all’interno delle fibre perimplantari è inferiore rispetto ai tessuti parodontali integri e questo reca minor resistenza e minori capacità riparative e di barriera fra gli impianti dentali e i tessuti marginali.

Altro fattore importante nella progrettazione implanto-protesica  è l’analisi biomeccanica delle forze che si esercitano all’interno del cavo orale sotto l’azione della muscolatura.

Un sonvraccarico è un fattore di rischio per la sopravvivenza degli impianti e delle protesi che li sormontano e possono determinare gravi insuccessi come la frattura delle componenti protesiche fino alla perdita dell’osteointegrazione delle fixture. A differenza degli elementi naturali, un impianto non ha la resilienza del tessuto parodontale necessaria a distribuire e ad assorbire, almeno in parte, le forze che lo sollecitano. Tali forze si scaricano pertanto a livello dell’interfaccia osso e impianto che si trova in uno stato di anchilosi. È necessario quindi che il progetto implantare e protesico preveda carichi occlusali il più possibile assiali agli impianti e riduca le forze trasversali ottenuti grazie ad una corretta modellazione occlusale degli elementi per evitare quindi eccessivi carichi in lateralità e limitare l’impiego di elementi in estensione.

Fonti: Riabilitazioni implantoprotesiche e chirurgia minimamente invasiva Autore: Enrico Gherlone
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Pianificazione e rischi per una protesi supportata da impianti dentali - Ultima modifica: 2016-03-14T07:01:04+00:00 da redazione

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