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La malattia parodontale costituisce un campo applicativo clinico fondamentale ed estremamente complesso, perché coniuga capacità diagnostiche e programmazione clinica del professionista con la collaborazione da parte del paziente. La parodontite rappresenta il fondamentale esempio di patologia a carattere cronico degenerativo nel contesto delle discipline odontostomatologiche. Nella maggior parte dei casi si tratta di una malattia dell’adulto per quanto riguarda l’insorgenza e, a maggior ragione, nella sua fase conclamata.

In alcuni casi, può essere il soggetto anziano a richiedere un primo approccio clinico: è fondamentale soppesare il piano di trattamento con il quadro anamnestico generale e specialistico, al fine di garantire una prospettiva accettabile al costo di una terapia sostenibile su tutti i fronti.

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Un aspetto ricorrente è il fatto che si possa trattare di un portatore di diverse comorbidità e, di conseguenza, in trattamento con diversi farmaci. Negli ultimi anni ha conosciuto particolare sviluppo la cosiddetta periomedicine, ossia lo studio della correlazione fra parodontite e alcune fra le più comuni patologie croniche (cardiovascolari, diabete, artrite reumatoide, osteoporosi).

L’avanzamento dell’età media della popolazione non è un dato da leggere in astratto, ma che dev’essere raffrontato all’aspetto “qualitativo”: sono sempre di più le persone che raggiungono un’età avanzata con a dentatura completa o con una formula dentale che rientra nella soglia di sufficienza numerica (20 secondo l’OMS).

Epidemiologia della malattia parodontale

I dati epidemiologici sono pochi, ma in linea di massima suggeriscono il peso della patologia. Il Center of Disease Control statunitense, tuttavia, ha recentemente riportato una prevalenza estremamente variabile (11-75%) nella fascia 70-79: ciò sembra ancora derivare dall’applicazione discordante dei criteri diagnostici della malattia parodontale.

Molti Autori sottolineano il fatto che, per diversi motivi (compreso magari il doversi sottoporre a cure mediche più impegnative) l’anziano tende a non sottoporsi a controlli odontoiatrici regolari. Quando il paziente giunge in osservazione, dunque, sarà quantomai importante inquadrare al meglio la problematica e fidelizzarlo da subito ad una terapia calibrata. Evidenze cliniche indicano una risposta alla terapia parodontale simile a quella nel soggetto giovane. Spesso è la presenza di determinate patologie croniche dell’anziano (ad esempio, la malattia di Alzheimer) a impedirne la collaborazione.

In linea di massima, comunque, la terapia causale alla poltrona e il controllo della placca domiciliare permettono dunque la gestione dei casi di entità moderata. Se necessario, in seconda battuta si può ricorrere alla chirurgia parodontale.

Nel momento in cui il quadro risulti compromesso in maniera estrema, l’odontoiatra imposterà un trattamento di mantenimento, che inizi in ogni caso con la decontaminazione dei potenziali serbatoi tossinfettivi, in un’ottica di salute generale.

Il trattamento della malattia parodontale nell’adulto - Ultima modifica: 2017-01-17T07:24:57+00:00 da redazione

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