In questa video-intervista, Walter Rao, medico odontoiatra, titolare a Pavia di uno studio odontoiatrico di grandi dimensioni, dove la tecnologia è impiegata per soddisfare i bisogni dei pazienti “special need”, spiega perché, a suo avviso, conviene investire nella digitalizzazione dello studio e in particolare nell’impronta ottica che considera “un concentrato di promesse”, tutte orientate a migliorare il lavoro dell’odontoiatra, le performance dell’odontotecnico e il comfort del paziente.
Sullo stesso argomento, per mettere a confronto le diverse opinioni esistenti su questo tema, leggi l’inchiesta de “Il dentista moderno”: L’impronta digitale, un segno della moderna odontoiatria” pubblicata a ottobre.
L’impronta digitale e’ una ottima tecnologia già in uso da svariati anni,ottima per il comfort del paziente con un solo limite non da poco , rilevare impronte digitali per l’esecuzione di corone con chiusura sottogengiva non e’ possibile,mentre è ottima per intarsi tre quarti onlay e per altre situazioni similari modelli di studio ecc.ecc.
Non è corretto: è possibilissimo prendere impronte per chiusure sottogengivali. Ovviamente bisogna rendere il margine visibile sfruttando: fili retrattori, astringenti chimici, condizionamento con provvisori.
(Dal 2007 rilevo impronte intraorali e oggi ho davvero ben pochi limiti…)
[…] prima cosa viene eseguita un’impronta ottica mediante uno scanner intraorale, al fine di catturare nel dettaglio tanto gli elementi dentari […]