Utilizzati con regolarità, ozono e probiotici rappresentano un valido approccio per conservare il microbiota orale in uno stato di equilibrio. Una scelta razionale per il mantenimento della salute degli impianti dentali e per contrastare le recidive dopo i trattamenti parodontali.
Quando si parla di mantenimento della salute parodontale e di prevenzione delle patologie correlate agli impianti dentali, è fondamentale identificare quali fra gli approcci disponibili possano rivelarsi i più efficaci per il paziente. Molto spesso i pazienti, al termine delle cure per problematiche parodontali o dopo interventi di chirurgia implantare per rimpiazzare elementi naturali andati perduti, presentano una situazione che può definirsi stabile e per lo più in salute. Le recidive parodontali o le temibili patologie perimplantari possono tuttavia trovare condizioni ideali per prendere il sopravvento nonostante un’igiene orale non necessariamente insoddisfacente. Entrambe le problematiche potrebbero infatti essere conseguenza di un’alterazione dell’equilibrio della flora batterica orale, oggi definita più correttamente con il termine di “microbiota orale”.
Le variazioni in numero e in tipologia dei microrganismi del biofilm orale sono infatti responsabili dei meccanismi a cascata che determinano l’insorgenza dei processi infiammatori e la possibilità di intervenire selettivamente sulle specie batteriche ritenute più aggressive e pericolose rappresenta oggi la modalità di intervento più innovativa e potenzialmente efficace.
L’ozono (O3) è un gas incolore, costituito da 3 atomi di ossigeno, che si trova comunemente in natura e che, da diversi anni, trova largo spazio negli studi odontoiatrici come disinfettante, antibatterico, sterilizzante di superfici o stimolante della guarigione delle ferite.
Questo composto chimico è utilizzato anche in formulazioni, come dentifrici, collutori e gel che – a differenza della miscele gassose somministrate in modo rapido in studio attraverso l’utilizzo di manipoli – rilasciano l’ozono in piccole quantità, grazie composti oleosi, in modo tale da poter essere utilizzate quotidianamente. Una delle sostanze più impiegate per il rilascio di ozono è, ad esempio, l’olio di oliva ozonizzato. Proprio la regolarità di utilizzo, tipica di prodotti come dentifrici e collutori, consente all’ozono di essere rilasciato lentamente e di “colpire” sistematicamente e in maniera efficace i microrganismi sensibili a questo attivo e all’ossigeno, soprattutto gli anaerobi obbligati come molti patogeni responsabili di parodontopatie e di patologie perimplantari.
Accanto all’ozono, un altro valido approccio per selezionare un biofilm eubiotico è rappresentato dalla somministrazione di probiotici. Come l’ozono, anche i probiotici non sono una novità in odontoiatria: sono utilizzati e studiati ormai da molti anni per stimolare i meccanismi difensivi e combattere le specie batteriche con cui entrano in competizione, ma solo negli ultimi anni le biotecnologie più raffinate e la conoscenza di ceppi più attivi ha reso disponibili prodotti sempre più efficaci.
I probiotici, va ricordato, sono microrganismi vivi, non parti di essi e neanche batteri liofilizzati, e proprio per la loro vitalità sono in grado di svolgere la loro azione benefica e selettiva. Quindi non hanno nulla a che fare con microrganismi non più vivi presenti nelle paste dentifricie con eventuali antisettici o altri composti con cui un batterio sarebbe incompatibile.
Ozono e probiotici hanno comunque un denominatore comune: per svolgere la loro azione selettiva devono essere utilizzati con una certa regolarità. I prodotti che contengono olio di oliva ozonizzato o i probiotici vanno prescritti per periodi anche di diversi mesi, e per questa ragione rappresentano una delle scelte più razionali per il mantenimento della salute degli impianti dentali e per contrastare le recidive dopo trattamenti parodontali.
Presentano pochissimi effetti collaterali, hanno numerosa letteratura alle spalle e costituiscono comunque una prescrizione ideale per non attendere il successivo periodo di richiamo senza attuare alcuna terapia di supporto, rischiando che nel frattempo possano insorgere problematiche infiammatorie e infettive.