La raccolta dei dati anamnestici costituisce un momento fondamentale all'interno di una visita medica, anche odontoiatrica, e deve pertanto essere condotta secondo precisi criteri e aggiornata puntualmente dal clinico. L'odontoiatra è lo specialistica più frequentemente consultato dalla popolazione. In molti casi, da ciò consegue l'errata percezione che quella odontoiatrica sia, in un certo senso, una “visita del sano”, dedicata a controlli o prestazioni semplici (quali ad esempio l'ablazione del tartaro) che, in realtà, rappresentano atti medici a tutti gli effetti.
Partendo da questi presupposti, non è impensabile che il paziente, possa omettere dati riguardanti la propria salute generale ritenendoli, più o meno inconsciamente, ininfluenti ai fini della seduta preventivata o comunque “lontane” dalla pratica del dentista. Posto che qualsiasi informazione di interesse medico è anche di interesse odontoiatrico, alcune condizioni specifiche risultano particolarmente delicate: si pensi, ad esempio, alle patologie congenite o acquisite che mettono il paziente a rischio di endocardite infettiva.
In questo senso, la scelta di demandare l'anamnesi medica generale a un form standard, magari sottoposto in sala d'attesa da personale assistenziale non costituisce necessariamente uno sbaglio, a patto che il clinico, una volta presa visione del documento, si riservi la possibilità di effettuare un approfondimento diretto con il paziente.
Negli ultimi anni, inoltre, l'approccio clinico si è evoluto verso un razionale patient o, meglio, person centered: in altre parole, al medico è richiesta anche considerazione nei confronti di tutte quelle variabili psicologiche, economiche e sociali che possono influire sulla salute e sulle scelte a essa relativa. Da questo punto di vista, pertanto, pare altrettanto lecito domandarsi il grado di disponibilità da parte del paziente nel condividere informazioni di questo tipo.
Recentemente, Raja e colleghi hanno pubblicato sul Journal of the American Dental Association un interessante studio, volto appunto a indagare tutti questi aspetti.
Nello specifico, si è trattato di un survey sottoposto a un totale di 387 utenti del servizio Amazon Mturk, tutti maggiorenni e residenti negli Stati Uniti, ai quali è stato richiesto che livello di agio avessero nel discutere con il proprio odontoiatra a proposito di propri dati demografici, delle proprie condizioni di vita e della proprio salute fisica, psicologica, oltre che di quella orale.
L'analisi ha rilevato come i partecipanti fossero a proprio agio nel discutere domande di base sulla propria salute orale e anche dati demografici, seppur ritenuti da molti irrilevanti dal punto di visti odontoiatrico, ma si sentissero meno a proprio agio nel rispondere a domande su eventi traumatici, stressanti, strategie di coping e stili di vita e comportamentali.
Tali risultati evidenziano l'importanza nella fidelizzazione del paziente, anche alla fine di un più completo inquadramento clinico. Far comprendere al paziente l'importanza della fiducia verso il medico – e anche ricordare il proprio dovere etico di riservatezza – è pertanto un obiettivo nell'interesse di ambedue le figure.
Riferimenti bibliografici