Gestione del dolore in ortodonzia

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La gestione del dolore costituisce senza dubbio una voce importante nell’ambito di un qualsiasi trattamento odontoiatrico. In questo senso, l’ortodonzia si discosta dal resto della pratica clinica quotidiana, in quanto difficilmente affronta il comune dolore acuto a base odontogena. Ciò non toglie il fatto che il paziente possa accusare sensazioni spiacevoli durante certe fasi del trattamento. Studi epidemiologici condotti su adolescenti indicano che 9 pazienti su 10 sperimentano sintomi algici durante il trattamento fisso, il 40% di questi a margine di ogni seduta. Il sintomo varia in realtà sulla base di diversi fattori quali età, genere, soglia individuale del dolore, oltre che con la forza effettivamente applicata. Pare comunque lecito domandarsi in quale misura e con quali metodiche il clinico possa intervenire.

Un rimedio immediato è il ricorso ad analgesici: la preferenza va naturalmente su molecole di uso comune comunque raccomandate al bisogno, il che costituisce un limite. Il paracetamolo risulta molto indicato per i più piccoli e riduce il dolore postoperatorio nell’adulto. Diversi trial clinici hanno comunque preso in esame farmaci della classe dei FANS, quali ad esempio ibuprofene, naprossene sodico e aspirina. Alcuni Autori hanno suggerito anche l’uso del tenoxicam, principio attivo meno conosciuto ma dall’azione prolungata e compatibile con il tipo di sintomo dolorifico.

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Considerando le fasi intraoperatorie, lo studio di Keim propone l’impiego di gel anestetici in luogo dei comuni anestetici locali a uso iniettivo, l’impiego dei quali può risultare indaginoso nel paziente ortodontico, pediatrico soprattutto. Secondo gli Autori, l’uso del gel costituisce una valida opzione alternativa da impiegare preventivamente a fasi terapeutiche come il bandaggio, la legatura dell’arco o la rimozione dei bracket. La somministrazione è semplice e consiste nel deporre il gel a livello del solco gengivale.

Da segnalare anche l’esistenza di prodotti particolari come wafer di plastica o addirittura chewing gum a debole azione analgesica (un esempio Aspergum, gomma contenente acido acetilsalicilico). Questi possono portare comunque a un certo grado di sollievo dopo le sedute, motivo per cui Autori come Proffit ne hanno sostenuto l’uso.

Riallacciandosi in conclusione alle tecniche non farmacologiche, sono state variamente sperimentate tecniche come l’elettrostimolazione nervosa transcutanea (TENS), già impiegata in odontoiatria come miorilassante (soprattutto in ambito gnatologico), e alcune terapie sul legamento parodontale (laser a bassa frequenza, stimolazione vibratoria), dato che è tale struttura a rispondere per prima all’applicazione delle forze ortodontiche.

Posto dunque che l’uso di analgesici può essere comunque giustificabile clinicamente in molti casi, le metodiche non farmacologiche costituiscono una prospettiva promettente e che merita di essere sperimentata maggiormente.

Gestione del dolore in ortodonzia - Ultima modifica: 2017-10-01T07:45:10+00:00 da redazione

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