Eziologia e diagnosi delle fratture radicolari verticali

Nella piramide degli eventi traumatici che possono occorrere all’elemento dentario, la frattura verticale completa rappresenta probabilmente il vertice, dato che la relativa sintomatologia e le possibili sequele non concedono misure di trattamento, ma di contenimento. La risoluzione clinica consiste tutt’oggi nell’estrazione dell’elemento. Tendenzialmente si tratta di una condizione che si presenta in un dente plurirestaurato e trattato endodonticamente, tanto che alcuni Autori suggeriscono una terapia endodontica minimamente invasiva come preventiva della frattura. In realtà, esistono anche altri possibili fattori: trauma occlusale, riassorbimento radicolare, parafunzioni e altro.

Dal punto di vista sintomatologico, il primo elemento caratteristico è il dolore. Il sintomo appare di per sé aspecifico e poco suggestivo, ma appare più interessante al netto del fatto che la metodica migliore per indagarlo sia risultato essere il bite test.

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Al sondaggio, la presenza di un approfondimento puntiforme, di per sé quindi inatteso dal punto di vista parodontale, può essere la spia di un’area di riassorbimento corrispondente ad una rima di frattura.

Dal punto di vista della diagnostica strumentale, alcuni osservano come non sempre risulti possibile riconoscere tali lesioni attraverso la radiologia convenzionale o, meglio, tramite gli esami di primo livello. Rispetto ad essi, si osserva una quantità crescente di evidenze riguardanti l’efficacia della tomografia computerizzata cone beam. Da una parte, a riguardo, va osservato come il principio di giustificabilità debba essere il primo a guidare la richiesta di un esame diagnostico. È però altrettanto corretto ricordare il fatto che siano oggi disponibili tecnologie in grado di raccogliere dati da field of view (FOV) estremamente circoscritti, tanto che si parla di micro CBCT.

Video updated on Youtube by Suni3D Cone Beam CT System

Un’approccio apparentemente del tutto opposto propone invece direttamente l’indagine esplorativa chirurgica come secondo passaggio, in caso di concreto sospetto clinico. L’allestimento di un lembo permette anche di proseguire immediatamente con il trattamento, a seconda che il sospetto venga confermato o smentito.

Da una parte, dunque, un corpus di lavori che stabilisce le potenzialità del 3D sul 2D, ma ammette comunque la necessità di ulteriori studi al fine di stabilirne integralmente i campi di applicazione. Dall’altra, viene proposto di imboccare direttamente la strada che in ogni caso spetterebbe ai casi dubbi. Probabilmente, rimane sempre consigliabile soppesare nel singolo caso tutte le opzioni percorribili, al fine di scegliere la più consona al singolo paziente, anche al netto di fattori esterni, quali l’età del paziente, la gravità dei sintomi riguardanti il dente e la futuribilità dello stesso dente in un piano di trattamento completo.

Eziologia e diagnosi delle fratture radicolari verticali - Ultima modifica: 2017-02-18T07:59:39+00:00 da redazione

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