Endocardite batterica: novità dalle prossime linee guida?

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L’endocardite batterica costituisce una patologia dalle sequele potenzialmente gravi se non fatali e dal forte interesse odontostomatolgico. La profilassi antibiotica per pazienti a rischio che si sottopongono a trattamenti odontoiatrici a rischio è una misura non demandabile, raccomandata dalle principali associazioni di categoria. La si ritrova ad esempio sui Quaderni della professione (segnatamente su quello dedicato al paziente cardiopatico) curati da ANDI, dove i pazienti vengono inquadrati per livello di rischio (ridotto, moderato, elevato). La raccomandazione viene confermata anche da società di altro ambito specialistico, una su tutte la Società Europea di Cardiologia (ESC). Questa, nelle sue linee guida sull’endocardite infettiva (2015) indica come a rischio tutte le procedure interessanti mucosa orale e gengive (compresa l’ablazione del tartaro) e regione periapicale (compresa quindi la terapia endodontica). Dall’altra parte incoraggia il mantenimento della salute e dell’igiene orale, raccomandando controlli semestrali ai soggetti ad alto rischio.

I principali riferimenti della profilassi antibiotica, compresa la posologia delle principali molecole, sono forniti in un precedente articolo pubblicato su queste stesse pagine.

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Ciò detto, lo scorso anno sono stati condotti su questa tematica due interessanti lavori, non a caso entrambi pubblicati in Gran Bretagna. Infatti, in controtendenza con la stessa EAC, l’American Heart Association e l’American College of Cardiology, che come detto raccomandando la profilassi per tutti i pazienti ad alto rischio, il britannico National Institute for Health and Care Excellence aveva sollevato delle perplessità, ammorbidite poi su pressione da parte di diversi gruppi: dal 2016 viene demandata al clinico la decisione sulla profilassi in alcuni pazienti ad alto rischio. Pur ribadendo alcuni dubbi sulla qualità e l’eterogeneità dell’evidenza scientifica, la revisione sistematica di Cahill e colleghi – sintetizzata nel critical summary “Inconclusive evidence on using antibiotic prophylaxis before dental procedures to prevent infective endocarditis” – ammette l’efficacia della profilassi nel ridurre l’incidenza di batteriemia ma nel contempo auspica l’effettuazione di ulteriori studi caso-controllo ben strutturati.

Il secondo lavoro a cui si fa riferimento è stato pubblicato da un Autore italiano sul British Dental Journal e già a partire dal titolo si concentra su tematiche poco trattate a proposito dell’argomento in esame. L’articolo riflette anche su quanto sopra illustrato.

L’amoxicillina costituisce la prima scelta terapeutica. Nella maggior parte dei trattamenti odontoiatrici in cui sia richiesta profilassi antibiotica, in caso di allergia alle penicilline, la scelta ricade sui macrolidi, la cui biodisponibilità è però minore, soprattutto a stomaco pieno. Ecco perché in questo caso la preferenza va generalmente alla clindamicina.

Una situazione importante riguarda il comportamento dell’odontoiatra o dell’igienista nel caso in cui nel caso in cui il paziente non abbia assunto il farmaco un’ora prima della seduta. In tal caso, è necessario effettuare immediatamente la somministrazione, preferibilmente per via intramuscolare (in assenza di controindicazioni) e annotare il tutto in cartella. A maggior ragione se la scoperta viene fatta a trattamento iniziato, il tutto deve avvenire entro due ore.

Riferimenti bibliografici

https://www.andi.it/files/2011/12/Q1.pdf

http://www.giornaledicardiologia.it/allegati/02214_2016_04/fulltext/07.LG%20Endocardite%20(277-319).pdf

Inconclusive evidence on using antibiotic prophylaxis before dental procedures to prevent infective endocarditis Mohamed-Nur Abdallah, sintesi di Antibiotic prophylaxis for infective endocarditis: a systematic review and meta-analysis Thomas J Cahill

Antibiotic prophylaxis for infective endocarditis: some rarely addressed issues R. Pippi

Endocardite batterica: novità dalle prossime linee guida? - Ultima modifica: 2018-03-23T11:25:21+00:00 da redazione

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