Impianti zigomatici e gravi atrofie dei mascellari

La riabilitazione implanto-protesica ha ridefinito lo standard del trattamento delle edentulie complete. Oggigiorno, una corretta programmazione clinica e l’applicazione di protocolli chirurgici e protesici affidabili permette di restituire un compenso masticatorio ed estetico accettabili a un numero crescente di pazienti. I dati in termini di sopravvivenza degli impianti osteointegrati e del successo della terapia sono molto elevati per quanto riguarda tutte le tecniche principali, molto documentate e considerate sicure.

Il poter realizzare una terapia di questo tipo rimane comunque subordinato allo studio dell’anatomia mascellare del paziente, che deve offrire una quota di tessuti duri adeguata in termini quantitativi e qualitativi. La tendenza degli ultimi anni a pianificare il posizionamento degli impianti sulla base delle richieste della protesi e non viceversa (si parla di implantologia protesicamente guidata) ha amplificato la necessità di mettere in atto misure di bone augmentation. Metodiche chirurgiche quali GBR o tecniche di rialzo di seno mascellare permettono di adeguare anatomie ossee anche molto carenti.

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In alcuni pazienti e, in particolare, in casi di edentulia inveterata a carico del mascellare superiore si possono però osservare forme di atrofia estremamente gravi. Per il recupero di tali pazienti a fini implantari possono essere previsti interventi differenti: uno di questi consiste nell’impiego di impianti zigomatici.

Gli impianti zigomatici nella riabilitazioni delle gravi atrofie

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Il protocollo originale (approccio anatomicamente guidato) sviluppato sotto il controllo di Branemark prevede, a partire dall’arcata alveolare residua o dall’osso basale, di allestire un passaggio intrasinusale, in modo da visualizzare direttamente la base dell’arcata zigomatica.

Sono state proposte anche tecniche extrasinusali: il compromesso migliore rimane comunque quello di adeguare la metodica chirurgica all’anatomia del singolo paziente.

Sono disponibili impianti (e quindi frese) di lunghezza variabile, comunque superiore a quella di un impianto standard. L’osso zigomatico garantisce ancoraggio bicorticale, facilitando l’ottenimento di una buona stabilità primaria.

Dal punto di vista implantare, possono essere previste soluzioni parziali, con impianto zigomatico posizionato monolateralmente e impianti standard controlateralmente, o metodiche

combinate, come l’inserimento di impianti zigomatici e impianti standard secondo il protocollo All-on-4.

Per quanto riguarda la fase protesica, questa prevede solitamente il mantenimento di una protesi provvisoria ibrida per un periodo di 5-6 mesi. Successivamente al posizionamento degli abutment definitivi, il protocollo prosegue normalmente.

Negli ultimi anni va anche osservato come l’asse di inserzione degli impianti zigomatici si stia avvicinando a un’angolazione più rispettosa della posizione ideale dell’arcata, il che va a favorire il lavoro del protesista e soprattutto il compenso finale del paziente in termini di funzionalità, estetica e mantenibilità dal punto di vista dell’igiene.

Impianti zigomatici e gravi atrofie dei mascellari - Ultima modifica: 2017-06-17T07:40:57+00:00 da redazione