Denti inclusi: prevenzione, diagnosi, terapie e prognosi

15d

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15d. Pz. C.M. 13,6 anni. Radiografia endorale dopo il posizionamento della minivite ortodontica. Forza ortodontica bondata direttamente alla superficie di 4.7.

Secondi molari inferiori

La prevalenza dell’inclusione del secondo molare inferiore è dello 0,08%. Le principali cause di inclusione del secondo molare inferiore sono:

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  • la ridotta lunghezza dell’arcata mandibolare soprattutto quando questa è associata a un angolo goniaco ridotto, a una scarsa crescita verticale dei processi alveolari e alla presenza del terzo molare26;
  • situazioni che possono in qualche modo influire sullo spostamento assiale della gemma dentale e comprendono pertanto gli spostamenti mesiali del primo molare definitivo per una perdita precoce del molare deciduo o dei secondi premolari: ciò causerebbe la migrazione della gemma del secondo molare in posizione anomala;
  • discrepanza dento-alveolare; che vi sia affollamento in arcata o eccesso di spazio, è responsabile dell’inclusione dei denti destinati a erompere per ultimi;
  • presenza di ostacoli all’eruzione;
  • fattori iatrogeni. Alcuni Autori ritengono che una meccanica ortodontica incontrollata di distoinclinazione del primo molare possa interferire con la fisiologica eruzione del molare e generarne l’inclusione27.

Trattamento
Le possibilità terapeutiche offrono più alte garanzie di riuscita quando avvengono precocemente e in particolare quando ancora non sia completata la formazione della radice dei secondi molari e non sia avanzata la calcificazione e lo stadio di eruzione dei terzi molari28,29, nella fascia d’età tra gli 11 e i 14 anni30. Le possibilità terapeutiche comprendono:

  • rimozione dell’ostacolo, se presente, e valutazione periodica della normalizzazione del tragitto eruttivo (Figure 14a-14b);
  • approccio ortodontico: indicato in presenza di ritenzione o seminclusione, quando l’elemento risulti parzialmente erotto nel cavo orale, con percorso eruttivo corretto o lievemente mesioverso e morfologia corono-radicolare normale. Prevede sia il ricorso a semplici dispositivi di guida all’eruzione, sia l’ingaggio dei molari inclusi in un apparecchio ortodontico convenzionale, purché su tale corona sia applicabile un attacco ortodontico (Figure 15a-15d, 16a-16c);
  • approccio ortodontico-chirurgico: indicato nei casi di ritenzione o inclusione di molari con morfologia corono-radicolare normale o lievemente alterata, inclinazione e posizione correggibili ortodonticamente e localizzazione che consenta l’esposizione chirurgica della corona;
  • approccio chirurgico: è necessario nel caso di inclusioni gravi od orizzontali. Sono situazioni fortunatamente rare e la loro risoluzione prevede le seguenti opzioni:

a. riposizionamento chirurgico. Riposizionamento forzato del molare dopo averne chirurgicamente provocato la sublussazione. Produce buoni risultati ma è necessario mettere in bilancio il rischio di una necrosi pulpare e di riassorbimento delle radici e anchilosi, specie nei casi in cui il riposizionamento sia stato molto esteso,
b. estrazione del secondo molare impattato prima dell’eruzione del terzo molare adiacente (Figure 17a-17e);

  • impianto del terzo molare al posto del secondo molare estratto: comporta un notevole rischio di necrosi pulpare, riassorbimento della radice e anchilosi26;
  • non intervento. Tenere in considerazione però che gli elementi dentari inclusi non trattati possono andare incontro a numerose evoluzioni, non sempre prevedibili e devono essere controllati periodicamente da un punto di vista sia clinico che radiografico (Tabella 3).

Denti inclusi: prevenzione, diagnosi, terapie e prognosi - Ultima modifica: 2013-04-10T12:44:20+02:00 da Redazione