Indagine conoscitiva sulle tecniche utilizzate in odontoiatria conservativa

1. Il quesito riguardante l’isolamento del campo operatorio è a risposta singola. Il 71,6% dei colleghi intervistati utilizza la diga di gomma mentre il 28,4% preferisce i rulli di cotone associati all’aspirazione. La differenza è risultata statisticamente significativa quando abbiamo comparato i soci dell’A.I.C. ( p=0,0015), gli odontoiatri sotto i 40 anni (p=0,001) e gli abbonati al D.M. rispetto agli altri (p=0,0083). In tali gruppi l’utilizzo della diga presenta percentuali considerevolmente superiori.

Riassunto

L’utilizzo di questionari inviati agli odontoiatri per analizzare procedure diagnostiche, metodiche operative e gestionali è assai diffuso in letteratura.
La maggior parte di queste analisi viene condotta tuttavia su argomenti
specifici con poche domande poste agli intervistati.
Ci siamo prefissati, sulla base della letteratura presente, di valutare le metodiche diagnostiche e terapeutiche utilizzate in terapia restaurativa mediante la creazione di un questionario sotto forma di foglio elettronico, collocato su un
sito specifico per analisi di questo tipo e al quale era possibile collegarsi mediante un link inserito in una mail di presentazione dell’iniziativa inviata a tutti i colleghi inseriti nel campione esaminato. I gruppi di dentisti a cui è stata inviata la mail di presentazione era composto dai soci attivi AIC, dagli abbonati a Il Dentista Moderno, dagli iscritti all’ANDI Como-Lecco e all’Ordine di Foggia.
La percentuale di rispondenti all’iniziativa – intorno al 6%, inferiore rispetto alle esperienze presenti in letteratura – è da considerarsi importante per quantità in considerazione della completezza e lunghezza del questionario, le cui caratteristiche in tal senso sono pressoché assenti nella letteratura stessa.

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L’analisi dei dati ottenuti ha permesso di delineare una fotografia del dentista rispondente decisamente interessato all’odontoiatria restaurativa, con un buon grado di aggiornamento rispetto all’odontoiatria adesiva, alle metodiche operative e ai materiali attualmente considerati come maggiormente performanti. Un’ulteriore valutazione dei dati eseguita ponendo in relazione parametri quali l’età dei rispondenti e il tempo dedicato alla restaurativa sembrano evidenziare ulteriormente una particolare e rinnovata attenzione nei confronti dell’odontoiatria conservativa.

1. Il quesito riguardante l’isolamento del campo operatorio è a risposta singola. Il 71,6% dei colleghi intervistati utilizza la diga di gomma mentre il 28,4% preferisce i rulli di cotone associati all’aspirazione. La differenza è risultata statisticamente significativa quando abbiamo comparato i soci dell’A.I.C. ( p=0,0015), gli odontoiatri sotto i 40 anni (p=0,001) e gli abbonati al D.M. rispetto agli altri (p=0,0083). In tali gruppi l’utilizzo della diga presenta percentuali considerevolmente superiori.
1. Il quesito riguardante l’isolamento del campo operatorio è a risposta singola. Il 71,6% dei colleghi intervistati utilizza la diga di gomma mentre il 28,4% preferisce i rulli di cotone associati all’aspirazione. La differenza è risultata statisticamente significativa quando abbiamo comparato i soci dell’A.I.C. ( p=0,0015), gli odontoiatri sotto i 40 anni (p=0,001) e gli abbonati al D.M. rispetto agli altri (p=0,0083). In tali gruppi l’utilizzo della diga presenta percentuali considerevolmente superiori.

L’invio di questionari agli odontoiatri è una metodica diffusa e frequentemente utilizzata in letteratura1-3 per indagare modalità diagnostiche, terapeutiche od organizzative sia in ambito libero-professionale che universitario. Moltissime sono le caratteristiche della professione analizzate, dalle più semplici alle più complesse4-6. Un’attenta analisi delle iniziative presenti in letteratura evidenzia come la redemption dei questionari inviati nelle varie iniziative eseguite sia abbastanza elevata in caso di un limitato numero di domande inserite e un campione di invio abbastanza limitato (raramente al di sopra delle 500-1000 unità), mentre in iniziative maggiormente complesse o di più ampio respiro la redemption stessa raramente raggiunge percentuali elevate1-8. Gli Autori hanno quindi voluto analizzare, mediante la metodica appena descritta, come venisse eseguita la terapia restaurativa che negli ultimi 15 anni ha completamente rinnovato e ampliato le proprie indicazioni e modalità di esecuzione alla luce dell’efficacia e della riproducibilità di risultati garantiti dall’adesione smalto dentinale, autentico cardine della moderna conservativa, e dalla qualità dei materiali compositi attualmente disponibili che consentono l’esecuzione di restauri mimetici e duraturi con consistente risparmio di tessuto dentale rispetto ai restauri metallici o protesici obbligatori in epoca pre-adesione. La nostra curiosità ci ha spinto a esaminare la letteratura relativa in modo da valutare se e come l’argomento fosse stato analizzato con questionari.

2. Il quesito riguardante l’adesivo smalto dentinale utilizzato è a risposta multipla. I più utilizzati sono gli adesivi di tipo One-bottle (2 passaggi con mordenzatura) seguiti da quelli a 3 passaggi (mordenzante + primer + bonding). Nello specifico è risultato che i soci dell’A.I.C. prediligono utilizzare adesivi a tre passaggi; inoltre, è emerso che gli odontoiatri che dedicano meno di 10 ore alla conservativa prediligono utilizzare adesivi a 2 passaggi con la mordenzatura.
2. Il quesito riguardante l’adesivo smalto dentinale utilizzato è a risposta multipla. I più utilizzati sono gli adesivi di tipo One-bottle (2 passaggi con mordenzatura) seguiti da quelli a 3 passaggi (mordenzante + primer + bonding). Nello specifico è risultato che i soci dell’A.I.C. prediligono utilizzare adesivi a tre passaggi; inoltre, è emerso che gli odontoiatri che dedicano meno di 10 ore alla conservativa prediligono utilizzare adesivi a 2 passaggi con la mordenzatura.

Tuttavia le analisi presenti erano limitate solo ad alcune procedure diagnostiche e terapeutiche estremamente circoscritte9-12, mentre non esistevano analisi ad ampio respiro relative a tutte le branche di esecuzione della terapia restaurativa. Abbiamo quindi deciso di mettere a punto un questionario il più possibile dettagliato, che fosse in grado di esplorare tutti gli aspetti della terapia restaurativa, dai più semplici ai più complessi, che fotografasse però allo stesso tempo anche caratteristiche specifiche del professionista rispondente, dall’età al tempo dedicato alla conservativa, per poter utilizzare i dati in modo estremamente preciso e mettere in luce differenze procedurali dei diversi dentisti analizzati. È stato deciso di utilizzare il web per diffondere il questionario poiché è la risorsa maggiormente utilizzata in tutto il mondo per acquisire e diffondere conoscenze. Il campione da noi scelto è costituito da odontoiatri soci dell’Accademia Italiana di Conservativa (A.I.C.), abbonati al Dentista Moderno (D.M.), iscritti all’Associazione Nazionale Dentisti Italiani Como-Lecco (A.N.D.I. CO-LC) e all’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Foggia (O.M.C.E.O. FG) per un totale di 8789 colleghi contattati.Abbiamo quindi inviato via mail una lettera di accompagnamento in cui spiegavamo caratteristiche e finalità dell’iniziativa e invitavamo il professionista interessato alla compilazione a connettersi, tramite un link, a un sito specializzato nel quale era possibile procedere alla compilazione diretta del questionario stesso. Abbiamo deciso di selezionare i soci dell’A.I.C. poiché esponenti di un’odontoiatria conservativa di qualità, gli abbonati al D.M. poichè considerati dei colleghi che si mantengono in continuo aggiornamento, gli iscritti all’A.N.D.I CO-LC e all’O.M.C.E.O. FG come odontoiatri generici non specialisti in conservativa. I rispondenti sono stati 451, pari al 5,13% del campione. In base alle istanze ricevute abbiamo deciso di dividere il campione in 4 gruppi:

• A.I.C. (24) vs Altri (427);

• odontoiatri con età inferiore ai 40 anni (96) vs Altri (355);

• abbonati D.M. (165) vs Altri (286);

• meno di 10 ore alla settimana dedicate alla conservativa (179) vs Altri (272).

È stato scelto il gruppo dell’A.I.C. come rappresentativo dell’eccellenza in questo campo, mentre abbiamo voluto verificare se odontoiatri di nuova formazione mostrassero delle differenze nelle loro scelte e metodiche terapeutiche verso colleghi di più lunga esperienza. Abbiamo voluto inoltre analizzare se gli abbonati a una rivista come “Il Dentista Moderno” utilizzino criteri di lavoro diversi rispetto ai colleghi che non si aggiornano mediante riviste del settore. Infine, abbiamo voluto verificare se l’odontoiatra che dedica maggior tempo alla restaurativa faccia scelte diverse rispetto a chi si dedica prevalentemente ad altre branche.

3. Il quesito riguardante il tipo di ritenzione canalare utilizzata prevedeva una risposta multipla. Le ritenzioni più utilizzate sono i perni in fibra seguiti dai perni moncone. Nello specifico, è risultato che i soci dell’A.I.C. e gli odontoiatri con età inferiore ai 40 anni prediligono utilizzare i perni in fibra.
3. Il quesito riguardante il tipo di ritenzione canalare utilizzata prevedeva una risposta multipla. Le ritenzioni più utilizzate sono i perni in fibra seguiti dai perni moncone. Nello specifico, è risultato che i soci dell’A.I.C. e gli odontoiatri con età inferiore ai 40 anni prediligono utilizzare i perni in fibra.

I requisiti
dei professionisti

Elenchiamo, qui di seguito, le caratteristiche del campione di odontoiatri che ha risposto al questionario.

• Età: l’età media è di 47,3 anni con una deviazione standard di di 8,58, un valore minimo di 27 anni e massimo di 76 anni;

• sesso: hanno risposto 393 maschi (87,1%) e 58 femmine (12,9%);

• laurea: 209 odontoiatri (46,4%), 102 medici specializzati in odontostomatologia (22,6%) e 140 medici con iscrizione all’albo odontoiatri (31,0%);

• anni di esercizio della professione: è risultata una media di 29,2 con una deviazione standard di 7,8, un valore minimo di 2 anni e uno massimo di 50 anni;

• iscrizione a società scientifiche o culturali odontoiatriche: 366 (81,2%) iscritti a società scientifiche e 85 (18,8%) non iscritti;

• vabbonamento a riviste nazionali o internazionali riguardanti la restaurativa: 227 (50,3%) abbonati e 224 (49,7%) non abbonati;

• frequenza corsi di aggiornamento in restaurativa: 378 (83,8) frequenta corsi di aggiornamento in restaurativa e 73 (16,2%) non frequenta corsi di aggiornamento;

• studi in cui svolge la professione: la professione viene svolta in media in 1,6 studi odontoiatrici con una deviazione standard di 0,78, con un valore minimo di 1 studio e massimo di 6 studi;

• collaborazioni: 152 (33,7%) sono collaboratori e 299 (66,3%) non sono collaboratori.

Discussione e conclusioni

Una valutazione della grande quantità di dati da noi raccolti con il questionario informatico sulla terapia restaurativa è sicuramente complessa. È però fondamentale tracciare un profilo del dentista che ha ritenuto importante rispondere alla nostra iniziativa e cercare di valutarne l’operatività in ambito restaurativo sulla base delle risposte ottenute. La redemption ottenuta dal nostro questionario, intorno al 6% del campione totale di invio, è da considerarsi decisamente inferiore a quella dei questionari presenti in letteratura13-16, ma deve essere considerata importante sia la quantità totale dei rispondenti, comunque elevata, sia la considerazione dell’estrema lunghezza e specificità del formulario stesso, che ha probabilmente scoraggiato molti possibili rispondenti non avvezzi a questionari informatici che vadano al di là di 10-12 domande e di un tempo di compilazione superiore ai 2-3 minuti al massimo. Tale evidenza ci deve far riflettere nella programmazione di future esperienze simili, che dovranno probabilmente essere di respiro meno ampio e maggiormente circostanziate, nonché probabilmente legate a qualche vantaggio pratico per il compilatore (ECM o simili?).

4. Il quesito riguardante il tipo di adesivo utilizzato per la cementazione dei perni in fibra prevedeva una risposta multipla. Gli adesivi più utilizzati sono quelli a 2 passaggi con la mordenzatura (One-bottle) seguiti dagli adesivi duali. Nello specifico è risultato che i soci dell’A.I.C. prediligono utilizzare per la cementazione dei perni in fibra adesivi a tre passaggi, a 2 passaggi self-etching e a 2 passaggi con mordenzatura.
4. Il quesito riguardante il tipo di adesivo utilizzato per la cementazione dei perni in fibra prevedeva una risposta multipla. Gli adesivi più utilizzati sono quelli a 2 passaggi con la mordenzatura (One-bottle) seguiti dagli adesivi duali. Nello specifico è risultato che i soci dell’A.I.C. prediligono utilizzare per la cementazione dei perni in fibra adesivi a tre passaggi, a 2 passaggi self-etching e a 2 passaggi con mordenzatura.

Il collega tipo risponditore ha un’età media intorno ai 50 anni, con parecchi anni di esperienza professionale ed è appassionato della terapia conservativa. La qualità di tali terapie si evince, tra l’altro, dall’elevata percentuale di utilizzo della diga di gomma in tutte le branche della restaurativa sia diretta che indiretta (circa il 70% del campione totale usa in modo routinario la diga in conservativa), presidio come sappiamo imprescindibile per la realizzazione di una terapia restaurativa qualitativamente ineccepibile, specialmente se associata alle tecniche adesive. Tale dato, in totale disaccordo con le risultanze della letteratura da noi consultata17-19, evidenzia come coloro i quali hanno aderito alla nostra inchiesta rappresentano probabilmente una “elite” di odontoiatri altamente motivata e in assonanza con la letteratura scientifica e gli insegnamenti accademici ricevuti. La terapia restaurativa eseguita dal nostro odontoiatra rispondente è assolutamente improntata all’utilizzo delle tecniche adesive. In questo senso sicuramente la terapia conservativa è diventata maggiormente rispettosa dei tessuti dentali in ossequio alle caratteristiche dettate dalle conoscenze in adesione smalto dentinale, che consentono risparmio di smalto e dentina rispetto alle tecniche tradizionali e “guadagnano tempo” per il dente sottoposto a trattamento. Nell’ambito degli adesivi smalto dentinali utilizzati, le preferenze vanno decisamente a quelli con fase di mordenzatura separata, specialmente con tecnica a due passaggi, mentre minori volumi di utilizzo vengono attribuiti agli adesivi self-etch e all-in-one, che sembrano avere tuttavia una maggiore preferenza da parte del dentista “generico” rispetto allo specialista iscritto all’A.I.C. o a coloro che dedicano oltre 10 ore la settimana alla conservativa. Per quanto attiene il restauro del dente trattato endodonticamente, l’utilizzo di perni in fibra e tecniche di ricostruzione adesiva sono sempre più diffuse ma una quota ancora rilevante di odontoiatri utilizza perni moncone fusi o perni prefabbricati, probabilmente considerati come maggiormente predicibili in situazioni cliniche specifiche o in elementi nei quali risulti complesso l’isolamento del campo operativo con la diga, fondamentale per una corretta esecuzione delle metodiche adesive sempre e a maggior ragione in caso di elementi trattati endodonticamente con ampie perdite di tessuto e caratteristiche ultrastrutturali a livello dentinale peculiari.

5. Il quesito riguardante il tipo di cemento utilizzato per la fissare i perni in fibra prevedeva una risposta multipla. I cementi più utilizzati sono quelli duali seguiti da quelli auto polimerizzanti. Analizzando i singoli gruppi non abbiamo evidenziato una differenza superiore al 10% in nessuna delle risposte fornite.
5. Il quesito riguardante il tipo di cemento utilizzato per la fissare i perni in fibra prevedeva una risposta multipla. I cementi più utilizzati sono quelli duali seguiti da quelli auto polimerizzanti. Analizzando i singoli gruppi non abbiamo evidenziato una differenza superiore al 10% in nessuna delle risposte fornite.

Nelle metodiche di cementazione di perni in fibra sono seppur di poco prevalenti quelle adesive che prevedono l’uso di materiali a polimerizzazione duale, anche se la distribuzione delle diverse risposte presenta estrema variabilità nelle differenti tecniche utilizzate. Questi e molti altri sono i temi che la nostra iniziativa ha permesso di portare alla luce; sicuramente ancora molte risorse nel campo della formazione universitaria e post-graduate vanno dedicate all’insegnamento delle metodiche adesive, in modo da renderne maggiormente efficace e predicibile il risultato, visto che anche i dentisti rispondenti vorrebbero una superiore qualità della propria terapia restaurativa. La nostra intenzione è quella di sottoporre a ulteriore analisi i dati ottenuti e utilizzarli come base anche per altre iniziative simili, al fine di ottenere sempre maggiori informazioni sulla qualità della terapia restaurativa in Italia, di imprescindibile utilità sia per le strutture preposte all’insegnamento e all’aggiornamento professionale che alla professione stessa, per potersi confrontare e progredire ulteriormente nella prospettiva di un’odontoiatria sempre più predicibile e realmente aderente al progresso scientifico e al supremo interesse del benessere del paziente.

Per un’analisi più approfondita dei dati appena presentati e dei risultati degli altri quesiti si invita a visitare

http://goo.gl/00Yp3

Corrispondenza
Mauro Belluz,
c/o Clinica Odontoiatrica,
via Beldiletto 1/3 – 20142 Milano,
Tel. 02.50319012 – Fax 02.50319040
maurobelluz@yahoo.it

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Indagine conoscitiva sulle tecniche utilizzate in odontoiatria conservativa - Ultima modifica: 2011-03-22T14:39:36+00:00 da Massimo Gagliani

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