Valutazione attività dei muscoli masticatori: EMG e nuove prospettive

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L’attività della muscolatura masticatoria, che nel complesso rappresenta uno dei sistemi muscolari fra i più interessanti del nostro organismo, è una delle variabili discriminanti nello studio delle multifunzioni orali. Un adeguato compenso in termini di forze, bilanciamento e simmetria indirizza più facilmente il paziente verso una funzionalità adeguata. Non va comunque dimenticato che sono in gioco anche altri fattori – un esempio su tutti, lo schema occlusale – e che il corpo mette sempre in atto dei meccanismi di compensazione anche molto efficaci, sui quali agire è difficile e, in alcuni casi, paradossalmente dannoso.

Il primo passaggio, in ogni caso, rimane solitamente innocuo ed è costituito dall’indagine clinica e strumentale. Le manovre obiettive si basano sia sull’osservazione – alla ricerca di asimmetrie, ma anche più semplicemente per comprendere a quale “biotipo muscolare” risponda un dato paziente” – sia sulla palpazione. È accertato come lo squilibro muscolare possa essere una concausa di alcune disfunzioni articolari, e in questo senso anche l’auscultazione può ricoprire un utile ruolo diagnostico.

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A questo punto è utile ribadire la multidisciplinarità della gnatologia, nel senso che si tratta di una materia che chiede competenze allargate al clinico, il quale potrà essere un odontoiatria o un altro specialista. In questo senso, è ormai da diversi anni che l’elettromiografia di superficie (EMG) rappresenta la prima scelta nell’indagine dello stato della muscolatura masticatoria. Si tratta di una metodica non invasiva, che può interfacciarsi, nel contesto di un unico esame, con la kinesiografia mandibolare. Ad oggi la disciplina sta conoscendo un certo progresso, grazie anche allo sviluppo di sistematiche maneggevoli e dai costi accessibili. La lettura di un esame elettromiografico, per quanto richieda delle competenze specifiche – esistono corsi che preparano a condurre e interpretare l’esame, e sempre più Corsi di Laurea inseriscono la disciplina nel proprio piano di studi – è probabilmente più semplice oggi che in passato.

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Si può dire, dunque, che l’esame elettromiografico – o, meglio, elettromiokinesiografico – costituisca lo standard attuale. Alcuni Autori, tuttavia, ne sottolineano alcuni limiti: in primo luogo, l’EMG di superficie è in grado, per definizione, di studiare solo le coppie di muscoli masticatori palpabili sulla superficie cutanea, ovvero il massetere e il temporale; la tecnica elettromiografica per la muscolatura profonda (in particolare, i due pterigoidei) sarebbe più invasiva e, comunque, più complessa. In più, si obietta il fatto che l’EMG sia in grado di studiare solo determinati fasci degli stessi muscoli superficiali.

Secondo questi Autori, dunque, è auspicabile in un futuro prossimo l’applicazione a più ampio spettro di una tecnica in realtà già impiegata in gnatologia, ossia della risonanza magnetica nucleare. La RMN, ad oggi, viene principalmente usata per l’osservazione dell’ATM, in virtù della sua capacità di metterne in risalto le diverse componenti tissutali. La tecnica della risonanza magnetica miofunzionale (acronimo inglese mfMRI), ha già dimostrato la propria utilità nell’indagine dinamica della muscolatura scheletrica e non se ne può, dunque, escluderne un utilizzo routinario, in futuro, anche in ambito stomatognatico.

Valutazione attività dei muscoli masticatori: EMG e nuove prospettive - Ultima modifica: 2016-09-13T07:32:30+00:00 da redazione

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