Durante gli ultimi giorni del 2019, è stato isolato a Wuhan, in Cina, per la prima volta, il Severe Acute Respiratory Syndrome coronavirus 2 (SARS-CoV-2), che ha iniziato a diffondersi in tutto il mondo, fino a causare l’attuale pandemia della malattia definita come Covid-19. Esattamente un anno dopo, durante gli ultimi giorni del 2020, è iniziata la somministrazione dei primi vaccini contro SARS CoV- 2, in tutto il mondo. Come è stato possibile raggiungere un traguardo così importante, in così poco tempo? E, soprattutto, la riduzione dei tempi di sperimentazione ha permesso comunque di verificare la sicurezza e l’efficacia di questi nuovi vaccini?

Serena Delbue

Vista la gravità della situazione sanitaria a livello mondiale, la Commissione e gli Stati membri europei, ad esempio, hanno previsto un approccio centralizzato, hanno mobilitato una grande quantità di fondi, ricorrendo agli strumenti per il sostegno delle emergenze e hanno stanziato sostegni supplementari, mediante prestiti della Banca Europea per gli investimenti. Questo approccio sta permettendo lo studio e lo sviluppo contemporaneo di più vaccini, e, nello stesso tempo, la riduzione dei rischi per le imprese, permettendo l’accelerazione della produzione.

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Pasquale Ferrante

Contemporaneamente, l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha attuato le procedure accelerate di revisione, che consentono di fornire valutazioni delle applicazioni nel più breve tempo possibile, garantendo, però, la solidità dei pareri scientifici. In particolare, l’EMA ha attuato quella che si definisce “Rolling Review”, permessa durante un’emergenza di salute pubblica. Grazie a tale procedura, i tempi di revisione dei dati, riguardanti un vaccino o un farmaco, si riducono dai 7 mesi canonici alle 2 settimane, dal momento che, attraverso la revisione progressiva, l’Agenzia può valutare i dati riguardanti i vaccini, non appena questi sono disponibili, mentre lo sviluppo è ancora in corso. Allo stesso modo, la procedura formale finale di valutazione del vaccino può avvenire in tempi brevissimi, perché i dati sono già stati esaminati in corso d’opera.

La fase che, invece, non ha subito accelerazioni, è stata la fase 3, quella relativa all’arruolamento dei volontari sani per verificare l’efficacia e la sicurezza dei vaccini: le sperimentazioni di fase 3 sui due vaccini che hanno ricevuto l’approvazione di EMA, ossia ComiRNAty (BioNtech/Pfizer) e Moderna (NIH/Moderna), sono state effettuate su 30-40.000 soggetti, ossia un numero di soggetti standard negli studi di fase 3.

I due vaccini sopracitati, approvati per l’utilizzo in Europa, Stati Uniti, Canada, sono stati disegnati e vengono prodotti utilizzando la tecnica dei vaccini a RNA e, ad oggi, sono gli unici vaccini a RNA a essere stati approvati. Nonostante questo, tale tecnica, pur non essendo quella convenzionale solitamente utilizzata per lo sviluppo di vaccini, non è nuovissima: il concetto risale al 1990 e lo studio di vaccini a RNA o DNA è in corso da anni per il virus dell’epatite B, influenza, Ebola e Zika. Nel caso di SARS-CoV-2, il frammento di mRNA selezionato è quello che codifica per la proteina di superficie del virus, la Spike 1 (S), contro la quale si sviluppa prevalentemente la risposta immunitaria nell’ospite infetto.

Il frammento di mRNA viene inoculato nell’individuo e penetra nel citoplasma delle cellule, mediante nanoparticelle lipidiche, e viene tradotto. Nelle cellule deputate all’avvio della risposta immunitaria, dette APC (antigen presenting cell), la proteina virale tradotta viene esposta alle altre cellule del sistema immunitario e questo permette lo sviluppo della risposta anticorpale e della memoria immunologica.

I vantaggi nell’utilizzo di questa tecnica risiedono nel fatto che l’mRNA non richiede vettori virali, non deve entrare nel nucleo delle cellule, ha un’emivita breve e quindi non rimane a lungo nella cellula, è relativamente facile da disegnare, produrre e eventualmente modificare.

Ovviamente, ci sono anche aspetti problematici da valutare: l’RNA è instabile e i vaccini a RNA devono essere conservati a temperature controllate e per un periodo di tempo breve; una volta nella cellula, l’RNA è attaccato da enzimi e quindi deve essere protetto dalla degradazione; infine è necessario un veicolo che trasporti l’RNA, solitamente una particella lipidica, che potrebbe causare effetti collaterali, quali reazioni allergiche e anafilattiche, nel soggetto vaccinato.

Chiaramente, l’annuncio della disponibilità di vaccini contro il SARS-CoV-2 ha rinnovato le speranze per un ritorno alle condizioni di vita pre-Covid-19. È necessario, però, essere consapevoli che la strada da percorrere è ancora lunga, che le domande che ancora non hanno risposta sono numerosissime e che potrebbero emergere nuovi elementi, quali quelli legati alla capacità evolutiva del virus, che potrebbero rallentare il raggiungimento degli obiettivi. Non bisogna, quindi dimenticare, che la riduzione del rischio dell’infezione, attualmente risiede ancora e prevalentemente nell’utilizzo delle misure di prevenzione, quali le mascherine, il distanziamento sociale e l’igiene, nel senso più completo del termine, e soprattutto coinvolge anche i soggetti vaccinati, come indicato da tutti gli Organismi mondiali che si occupano del controllo di questa drammatica malattia infettiva.

Serena Delbue, Pasquale Ferrante
Laboratorio di Virologia Molecolare, Dipartimento di Scienze Biomediche,
Chirurgiche e Odontoiatriche, Università degli Studi di Milano

 

 

Dino Re

Al termine di questa sapiente panoramica dei fatti, non posso far altro che chiosare con un mio punto di vista che, più che come critica, spero che venga letto come stimolo a fare tutto ciò che è in nostro potere per riuscire a riallacciarci alla nostra quotidianità pre-Covid-19.

Siamo stati abitualmente pigri e scettici, ma non lo saremo più. Abbiamo scelto per troppo tempo di trincerarci dietro le seconde occasioni e i troppi impegni, oggi sappiamo di non potercelo più permettere. I vaccini antinfluenzali non sono stati accolti in passato da tutti coloro i quali ne avrebbero avuto bisogno, questo è accaduto anche tra i professionisti sanitari.

Oggi invece salutiamo l’arrivo del vaccino anti-Covid-19 con speranza. La speranza di un ritorno alla normalità, al lavoro, alla possibilità di incontrare i nostri affetti e di fare tutte quelle cose che riempiono le nostre vite di “impegni”. Ciò che abbiamo usato fino ad ora come scusa per rimandare, ci sprona a vaccinarci. La nostalgia per tutto ciò che avevamo da fare è una leva che sta realmente sollevando il mondo.

C’è qualcosa di ironico in tutto ciò, non trovate? Il tempo che la pandemia ci ha dato per riflettere abbiamo potuto usarlo anche per rimettere in ordine le priorità e per capire che tra queste deve esserci la prevenzione e la cura della salute per noi stessi e per la comunità. Un’idea questa, che abbraccia i principi dell’essere medico, un’idea che mi auguro non scorderemo più, così da farci trovare vigili in difesa del bene che dobbiamo difendere: la Salute.

Dino Re

Vaccini contro il SARS-CoV-2: speranza, ma con prudenza - Ultima modifica: 2021-02-04T09:54:37+00:00 da redazione
Vaccini contro il SARS-CoV-2: speranza, ma con prudenza - Ultima modifica: 2021-02-04T09:54:37+00:00 da redazione

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