La parodontite è una patologia ad alta prevalenza e, per questo, è stata oggetto di moltissimi lavori scientifici con campioni a elevata numerosità. Ciò ha permesso di definire un modello di approccio terapeutico a step abbastanza consolidati.
I primi due passaggi della terapia parodontale consistono nella rimozione meccanica della placca sopragengivale e nello scaling e root planing a livello infragengivale. Tali procedure impattano in termini di aumento dei livelli di attacco clinico (CAL) e riduzione della profondità della tasca sondabile (PPD).
A queste segue una fase di mantenimento, volta a prevenire il ricorrere della malattia, prolungando i risultati dei trattamenti attivi stessi.
D’altra parte, nella fase di mantenimento, soprattutto nei siti (solchi di sviluppo, fosse e concavità radicolari, forcazioni) dove è più difficile eseguire il debridement e ottenere la completa rimozione del tartaro, è possibile che possano residuare delle tasche.
Questo apre una seconda fase di pianificazione di una nuova procedura terapeutica, la quale dovrebbe essere ugualmente supportata da forti evidenze scientifiche.
Di fatto, le opzioni proposte nel trattamento delle tasche parodontali residue sono varie. I più utilizzati sono i composti antimicrobici, a varia somministrazione topica (comprendenti anche la terapia fotodinamica) e/o sistemica (antibiotici). Sono poi documentate tecniche chirurgiche rigenerative, così come approcci, prettamente farmacologici, di host modulation con antinfiammatori.
Le meta-analisi tradizionali – che su questo tema non mancano – non si prestano, in presenza di campioni numerosi, a comparazioni tra coppie di terapie. Una network meta-analysis è uno strumento in grado di combinare evidenze dirette e indirette, al fine di confrontare simultaneamente vari trattamenti.
Uno studio di questo tipo è stato recentemente condotto e appena pubblicato da Wang e colleghi sul Journal of Clinical Periodontology. Gli autori si sono posti un quesito specifico, ovvero quale sia da considerare la metodica più efficace di delivery di composti antimicrobici a livello di tasca residua, durante terapia parodontale di supporto, in contrapposizione alla strumentazione sottogengivale semplice, in termini di cambiamenti di CAL e PPD.
La ricerca ha valutato le banche dati MEDLINE/PubMed, EMBASE e Cochrane Central Register of Controlled Trials, aggiornate al maggio di quest’anno. Partendo da un pool iniziale di 2451 fonti bibliografiche, i revisori hanno valutato 107 testi completi, da cui ne hanno, infine, selezionati 22.
Una riduzione di sondaggio (PPD) e un guadagno di attacco clinico (CAL) clinicamente significativi sono stati rilevati nei pazienti trattati con chip di clorexidina e in quelli trattati con fibre di tetracicline. Si tratta delle uniche metodiche adiuvanti che hanno mostrato vantaggi rispetto al controllo, costituito dalla sola strumentazione sottogengivale.
Riferimenti bibliografici su tasche parodontali
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33010026/