Studio odontoiatrico: l’ora giusta

Studio odontoiatrico: l’ora giusta

Cosa fanno i pazienti in questo momento di crisi, quando proprio «non ce la fanno più»? A volte si rivolgono al «supermercato» odontoiatrico, uno di quei siti che stanno sorgendo un po’ ovunque da noi sull’esempio di quanto è successo all’estero. Oppure si recano appena oltre confine per unire «l’utile al dilettevole»: gita turistica e protesi implantare a costi stracciati.

Per passare «dall’altra parte della barricata», studi e laboratori vivono quotidianamente sulla propria pelle la condizione frustrante di chi nota che «lavorare bene e con professionalità non basta più» e che non è semplice neppure mantenere la clientela acquisita.  E allora: se non ora, quando scommettere sul fatto che il paziente possa cambiare aspettative? Che possa «passare» un nuovo concetto di salute orale allargata al benessere dell’intera persona? Che proprio ora sia il momento giusto per investire sulle proposte giuste? Nessuno ha la bacchetta magica. Ma certo il caso che vi illustriamo una possibile, efficace soluzione la indica. E in questo senso è esemplare.

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Benessere: una nuova frontiera 

Ne è protagonista uno studio dentistico con quasi un quarto di secolo di attività alle spalle, situato in una delle zone più suggestive e caratteristiche del centro di Milano, da cui è passata (e passa ancora, per quanto l’attualità incolore che viviamo lo consenta) tanta parte della storia cittadina. Sorto negli anni Ottanta con due sale operative, dispone ora di dieci postazioni, una ventina di dipendenti fra area clinica e amministrazione, una decina di collaboratori.

La sua crescita costante si deve alla capacità imprenditoriale del titolare – un valente professionista non più giovanissimo ma certo molto «fresco» di idee – di diversificare i settori di sviluppo, ampliandoli oltre il campo odontoiatrico propriamente detto, verso attività parallele quali servizi integrati medicina e benessere, terapie anti-invecchiamento, alimentazione biologica, prevenzione, cure di bellezza. In poche parole: dedicato a chi in buona salute lo è già, ma punta a una migliore qualità del proprio quotidiano.E, dunque, perché non ampliare l’offerta professionale proponendo la medicina estetica, sull’onda di una richiesta forte del pubblico, sostenuta da accattivanti campagne giornalistiche, alimentata da una scala di valori in cui al top ci sono i rapporti interpersonali, il sorriso  smagliante, il bel modo di porsi e di apparire, la cura del corpo e dell’organismo nel suo insieme?

L’ubicazione della struttura

Così è stato, anche se la collocazione nel centro storico milanese da opportunità si è trasformata in problema, in termini di esiguità di spazi disponibili e di necessità di sfruttare al massimo e al meglio quelli esistenti. Il che ci induce a un’osservazione quasi lapalissiana, ma spesso non tenuta nel giusto conto: una delle prime difficoltà che gli studi di progettazione incontrano, preliminare ai lavori stessi, è che quasi sempre non sono loro a scegliere l’unità immobiliare da adibire ad ambulatorio. Il più delle volte vengono contattati dal cliente ad acquisizione dei locali avvenuta. Ma quand’anche fossero contattati in via preventiva, non sempre nella scelta dell’unità immobiliare potrebbero far prevalere le necessità di ordine tecnico. I fattori che determinano l’acquisizione sono infatti le cosiddette caratteristiche estrinseche: la zona, la vicinanza ai punti di interesse per il cliente, la visibilità, il costo.

Conversione all’estetica

L’ubicazione in questo caso è stata individuata al piano soprastante lo studio dentistico, adibito ad abitazione civile. L’incarico di trasformare quell’appartamento di 92 metri quadrati – ingresso, cucina, soggiorno, due camere da letto e bagno – in struttura per i trattamenti di medicina estetica è stato affidato a uno studio professionale di progettazione e ristrutturazione di interni, specializzato nella realizzazione di ambulatori sanitari. Con una profonda conoscenza, cioè, dei canoni architettonici, dei principi ergonomici, della normativa, dell’impiantistica, dei materiali di questi ambienti di lavoro.

Il recupero degli spazi

L’opera fornita è stata del tipo «chiavi in mano», vale a dire comprensiva di progettazione e consulenza, interventi di edilizia, impiantistica, finitura e arredamento. Anche se a livello operativo il poter disporre di uno staff di tecnici ed esecutori esperto e coordinato rappresenta un notevole vantaggio, la soluzione del «caso» si è rivelata particolarmente laboriosa, tesa come ha dovuto essere al recupero spasmodico degli spazi e al loro adattamento nei minimi particolari alla funzione a cui sono destinati. Che è davvero particolare, nel senso che mai come in un luogo dedicato all’estetica la cura di ambienti e soluzioni fa già parte della strategia terapeutica.

Sottofondi da modificare

Una difficoltà supplementare che si presenta molto spesso è data dallo spessore dei sottofondi esistenti. A pavimento c’è, infatti, la necessità di far transitare almeno le tubazioni idrauliche convogliandole alla braga, curando con la dovuta attenzione che tutti gli scarichi abbiano pendenze corrette. Nel caso specifico, ci si è ritrovati con un sottofondo di spessore minimo (circa tre centimetri), per di più in presenza di un sistema condominiale di riscaldamento a pannelli. La soluzione tecnica adottata è stata quella di applicare il principio dei vasi comunicanti, associata a un rialzo del sottofondo di altri tre centimetri, e di realizzare uno scivolo di pendenza adeguata al raccordo della quota del pianerottolo con quella interna.

La trasformazione dei locali

Dal punto di vista progettuale si è puntato a mediare l’ergonomia di lavoro dello studio con l’ubicazione delle utenze, realizzando complessivamente due sale visite e tre box di estetica. L’ingresso dell’appartamento è stato adibito ad accogliente reception e sala d’attesa con bagno (particolari le colorazioni e le boiserie che ricoprono le pareti), quindi le due sale visita complete di lettino, mobile, scrivania e doppio lavabo, i tre box operativi per massaggi e trattamenti (tutti con lavandino, due dotati di doccia), spogliatoi per il personale, armadi per riporre il materiale, una zona ristoro (tisaneria, caffè).

Il bagno esistente è stato invece lasciato nella collocazione originaria, ma si è dovuto comunque – per ottemperare alla normativa – prevedere un secondo bagno destinato ai pazienti e attrezzato anche per i disabili.

Percorsi e arredi razionali

Gli arredi costituiti da elementi realizzati su misura sono stati finalizzati allo sfruttamento ottimale degli spazi e alla razionale suddivisione degli ambienti. Sono stati, cioè, pensati e collocati secondo precisi criteri logistici in funzione della specifica attività del Centro. Si tratta, con tutta evidenza, di un passaggio fondamentale della progettazione quando, come in questo caso, ci si trovi a operare su volumetrie limitate: è essenziale, infatti, che i percorsi di ospiti e personale non si intralcino a vicenda e gli spostamenti permangano fluidi in ogni circostanza. L’impegno che ne deriva non è indifferente, presuppone la definizione di ogni minimo particolare operativo: dalla collocazione dell’appendiabiti alla creazione dell’angolo relax.

Lo studio ergonomico

È necessario, inoltre, stabilire preventivamente quali materiali d’uso e consumo è bene restino all’interno dei box e quali invece debbano essere stoccati e nell’uno e nell’altro caso di quali spazi e mobilia necessitino. Preliminare a tutto è rendere razionali nella forma e nei tempi gli spostamenti del personale nell’esercizio delle proprie funzioni cliniche o amministrative al fine di evitare intralci o attese eccessivamente lunghe, che potrebbero trasmettere una sensazione di scarsa efficienza della struttura. Oltre che risultare frustranti per lo stesso personale, obbligato a una serie di movimenti inutili e ripetitivi…

L’efficienza non basta

È intuitivo, comunque, che nel nostro caso l’efficienza è una condizione necessaria ma non sufficiente. Lo abbiamo già ribadito: qui nulla deve essere lasciato al caso, l’ambiente è parte integrante del piano di trattamento. Non è necessario giungere agli eccessi del «fattore wow» (cliente da stupire a ogni costo) o dell’»effetto party» (cliente accolto come se fosse un ospite d’onore) di certo marketing americano. Però un centro di estetica «deve» trasmettere fin sulla porta d’ingresso sensazioni gradevoli, un’accoglienza accattivante, il piacere di soggiornare in un luogo moderno e affidabile votato al miglioramento della nostra immagine e della nostra persona, ove siamo ospiti importanti e «coccolati».

Tocchi di classe

Quello che trascorriamo al suo interno è un tempo che dedichiamo totalmente alla cura esteriore di noi stessi e quindi il «setting» deve parlare di relax e di tempo libero. Già la sala d’attesa dove è collocata la reception trasmette la percezione del benessere: le pareti interamente rivestite di rovere sbiancato, nelle quali sono ritagliate le porte di accesso ai diversi ambienti; l’arredamento essenziale e al tempo stesso elegante, con tocchi di classe come le candele e i

cosmetici dal profumo delicato e le piante sempreverdi; l’illuminazione che da calda e accogliente nell’ingresso – i punti luce sono inseriti nelle travi della controsoffittatura – diviene soffusa e tenue come si conviene alle sale adibite a massaggi e trattamenti. E ancora: in tutto l’ambiente vengono diffusi in sottofondo i rumori della natura come il «respiro» dei boschi o la risacca marina e brani di musica distensiva. Non manca, né poteva mancare, uno schermo al plasma per la trasmissione di programmi tv o informative sui trattamenti. Funziona? Spetterà allo studio dirlo. Certo lo meriterebbe per come ha dimostrato di credere nel proprio lavoro.

Studio odontoiatrico: l’ora giusta - Ultima modifica: 2009-05-18T16:48:48+00:00 da Redazione

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