Studio dentistico: trasferire l’attività ambulatoriale

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Per scegliere i nuovi locali dove trasferire la propria impresa è necessaria una visione di insieme che ci permetta di valutare la possibilità di mantenere le peculiarità dell’attività lavorativa precedente implementando però spazi e servizi ai clienti.

Apprezzo la distinzione che Gustav Jung opera tra fantasia e immaginazione. Egli sostiene, infatti: “La fantasia è pura irrealtà, un fantasma, una fugace impressione; l’immaginazione invece è creazione attiva finalizzata a uno scopo.” Solo l’immaginazione in sinergia con la professionalità, in locali adibiti a civile abitazione, negozi o uffici, permette di dare risposte immediate in merito alla possibilità di realizzarvi un ambulatorio odontoiatrico. Capita che qualcuno rimanga stupito dall’immediatezza della risposta, ma non potrebbe essere diversamente…

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Prima e Dopo

Non sempre, purtroppo, le risposte sono affermative. Quanto si visiona può non essere adatto a soddisfare le esigenze della committenza, per insufficienza di metratura, per non conformità alle normative vigenti. Non da ultimo è necessario valutare l’impegno economico. A mio parere bisogna porsi nell’ottica di poter recuperare, in un futuro, l’investimento fatto. I locali oggetto di sopralluogo possono essere destinati a una nuova attività o al trasferimento di una esistente. In quest’ultimo caso, si parte sempre dal presupposto che chi da tempo opera all’interno di una struttura ha acquisito un modus operandi che non ha nessuna intenzione di stravolgere, o almeno di cambiare del tutto. Indispensabile è perciò captare e riproporre le peculiarità dell’attività lavorativa esistente. Allo stesso tempo vi sono cliché che nessuno tiene a ripetere e novità che invece si desiderano introdurre. Frequenti sono le richieste relative alla possibilità di avere un vano riservato al colloquio con il paziente, una zona sterilizzazione più grande, percorsi più agevoli e magari la predisposizione di un vano break per una pausa caffè. Le preoccupazioni più frequenti riguardano invece la distribuzione degli spazi: l’attuale gipsoteca troverà la giusta collocazione? gli spazi saranno adeguati al mantenimento di quanto esistente? Si vuole migliore quanto già si è acquisito, e non si è disposti a rinunciare a nulla. Nella maggioranza dei casi, ahimè, i metri quadri si equivalgono, ma le esigenze aumentano…

Da civile abitazione ad ambulatorio

Recentemente ho avuto un’esperienza relativa al trasferimento di un ambulatorio situato a Milano e attivo da oltre 40 anni. Aperto negli anni Settanta e ristrutturato nel decennio successivo con canoni per allora all’avanguardia, con il tempo ha subito delle piccole metamorfosi dovute al sopraggiungere di nuove esigenze. Da addetta ai lavori mi è facile intuire quali sono gli elementi concepiti e realizzati con l’esecuzione delle opere prime e quali invece sono stati annessi in tempi successivi. Mi rendo conto che l’ergonomia lavorativa è in continua trasformazione, mossa dall’inesorabile evoluzione della medicina, della tecnologia, dal cambiamento dei costumi, così come della normativa che, come sappiamo, sancisce gli obblighi ai quali attenersi. La progettazione in questione ha convertito in A.O.M. locali in origine adibiti a civile abitazione. La zona extra clinica comprende la sala di attesa, reception con vano conversazione, bagno pazienti e pazienti diversamente abili. Bypassando la mancanza di un secondo ingresso si è creato un “passaggio” celato da una boiserie, a uso esclusivo del titolare e dei suoi collaboratori, che collegasse la reception alla zona clinica, in modo che agli stessi fosse agevole raggiungere lo spogliatoio e la sala medici senza dover attraversare la zona extra clinica.

Prima e Dopo

Non è stata casuale neppure la scelta di collegare la sala operativa, destinata alla prima visita, allo studio adibito al colloquio con il paziente. Si è voluto realizzare un luogo nel quale è possibile colloquiare con il paziente in un ambito non prettamente clinico, garantendo la dovuta privacy, e dedicare le dovute attenzioni. L’ambulatorio comprende in totale cinque sale operative, un vano adibito a banco ritocchi, collocato nelle immediate vicinanze della sala adibita a protesi, oltre a un vano OTP e a una zona sterilizzazione a cui è stato dato ampio risalto. Nonostante appartenga alla zona clinica, la sterilizzazione è volutamente visibile, per mezzo di un’ampia vetrata, dalla sala di attesa. Al suo interno, nel rispetto dei protocolli gestionali in uso, la linea dei mobili segue e accompagna il ciclo operativo e ogni strumento ha una collocazione propria. L’arredo realizzato a misura ha permesso l’ottimizzazione del poco spazio a disposizione, e già nel progetto era previsto il protocollo gestionale. Nessun movimento è lasciato al caso e ciò non può che facilitare l’attività degli operatori. L’esperienza ci ha insegnato che quando l’attività lavorativa è organizzata in modo che ogni azione è supportata da percorsi prestabiliti, la giornata lavorativa scorre veloce e anche gli eventuali inconvenienti non possono che essere affrontati al meglio. La soddisfazione è stata quella di sapere che gli operatori non hanno avuto alcun tipo di difficoltà nell’adattarsi al nuovo ambiente di lavoro.

Studio dentistico: trasferire l’attività ambulatoriale - Ultima modifica: 2013-05-31T14:51:34+00:00 da Redazione

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