Riprogettare i volumi a norma di legge

La preoccupazione più diffusa fra gli odontoiatri che devono adeguare il proprio studio, oltre all’esborso economico che si presume ne devirerebbe, è la possibilità di avere lo spazio adeguato per soddisfare i requisiti specifici previsti dalla normativa.

L’ufficio privato risponde all’immagine che il nuovo titolare era desideroso di avere   

di Aldina Tradati

La prima norma che ha posto in essere requisiti minimi strutturali e gestionali per l’esercizio delle prestazioni sanitarie è stato il Decreto del Presidente della Repubblica del 14 gennaio 1997. Gli studi odontoiatrici rientrano nella categoria delle strutture che erogano prestazioni di assistenza specialistica in regime ambulatoriale. Per assistenza specialistica si intende il luogo fisico preposto all’erogazione di prestazioni sanitarie di prevenzione, diagnosi, terapia e riabilitazione nelle situazioni che non richiedano ricovero, neppure a ciclo diurno. Indipendentemente dalla classificazione, tutti i presidi sanitari devono essere in possesso dei requisiti previsti dalla legge in materia di: protezione antisismica, protezione antincendio, protezione acustica, sicurezza elettrica e continuità elettrica, sicurezza antinfortunistica, igiene nei luoghi di lavoro, protezione delle radiazioni ionizzanti, eliminazione delle barriere architettoniche, smaltimento dei rifiuti sanitari, condizioni microclimatiche, impianti di distribuzione del gas, materiali esplodenti. I requisiti minimi specifici per le strutture ambulatoriali si suddividono invece in: strutturali, impiantistici, tecnologici, organizzativi (Tabella 1).

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Nel corso degli anni le Regioni hanno recepito la normativa nazionale in maniera indipendente. È comprensibile quindi che gli approcci pratici varino da Regione a Regione. È opportuno ricordare che nel giugno 2016 la Conferenza permanente Stato- Regioni ha emanato il testo sulle norme in materia di autorizzazione sanitaria all’esercizio delle attività sanitarie in ambito odontoiatrico. Il documento ha come obiettivo quello di “uniformare la normativa regionale/ provinciale in tema di requisiti strutturali tecnologici e organizzativi minimi richiesti per l’autorizzazione all’apertura e all’esercizio delle strutture sanitarie deputate all’erogazione di prestazioni odontostomatologiche”. L’accordo stipulato prevede che siano le Regioni a scegliere i tempi e le modalità di attuazione. Ogni Regione ha seguito un proprio iter. In Lombardia, ad esempio, si è data agli odontoiatri la possibilità di fare istanza di riclassificazione. La stessa prevedeva la possibilità, per gli studi già in attività, indipendentemente dal numero di professionisti presenti e dal numero di riuniti utilizzati, di mantenere nello stato di fatto esistente lo studio dentistico.

Il progetto

Gli odontoiatri che oggi vivono la necessità di adeguare il proprio studio, sono nella maggior parte dei casi professionisti che raggiunti i limiti di età, intendono cedere la propria attività e dare un maggior valore alla struttura, oppure neolaureati che ereditano o rilevano lo studio nel quale spesso già operano. È stato questo il caso di uno studio dentistico sito nell’hinterland di Milano, riclassificato e con la sopraggiunta necessità adeguare la struttura alle normative vigenti. In genere ciò che più spaventa, oltre all’esborso economico che si presume ne devirerebbe, riguarda la possibilità di avere lo spazio adeguato per operare le modifiche necessarie e di conseguenza la possibilità di ottemperare ai requisiti previsi dalla normativa. Lo studio, realizzato nei primi anni ‘80, è distribuito su due piani. Il primo si compone di: ingresso, attesa, bagno, ufficio privato/ vano spogliatoio, 3 sale operative, vano sterilizzazione, vano macchine. Il secondo piano risulta invece essere un locale polifunzionale a disposizione del personale dello studio. Gli interventi con modifiche alla struttura hanno riguardato:

  • l’adeguamento del bagno a pazienti diversamente abili;
  • la creazione, al secondo piano, di un adeguato spazio spogliatoio, con armadietti idonei, per odontoiatri e operatori;
  • la realizzazione, sempre al secondo piano, di un secondo bagno destinato al personale dello studio;
  • la trasformazione del vano spogliatoio in un punto di appoggio riservato al colloquio con il paziente, dedicato alla consegna dei piani di cure, fatture o eventuali comunicazioni.
Data l’esigenza di ampliare lo spazio dedicato allo stoccaggio di materiali di uso e consumo, così come di materiale cartaceo, il vano sottoscala è stato recuperato grazie alla realizzazione di un’armadiatura a misura, con ante dotate di opportuna serratura

Nel contempo si è proceduto ad operare un restyling che ha coinvolto la colorazione delle pareti, il rinnovo dei corpi illuminanti e di parte degli arredi, la lucidatura del parquet presente nella zona ingresso/reception. Grazie al progetto illuminotecnico è stato possibile valutare l’emissione di luce, il fattore di abbagliamento, optando infine per faretti ai led, a luce “calda” 3.000°K nella zona ingresso/reception attesa e a luce “fredda” 4.000°K nella zona operativa. Oltre a garantire un’ottima resa, nel lungo periodo apportano anche un sostanziale risparmio energetico.

L’ufficio privato risponde all’immagine che il nuovo titolare era desideroso di avere

L’arredo dell’ufficio privato esistente è stato integrato con nuovo arredo a misura. Di fatto si è provveduto a sostituire la scrivania esistente e a realizzare un mobile a giorno collocato alle spalle della stessa. Anche per la reception si è disegnata una soluzione a misura, che rispondesse alle sopraggiunte esigenze della segreteria. Intervenire in uno studio in esercizio comporta disagio per chi vi opera, d’altro canto però, se gli interventi sono migliorativi sia dal punto di vista della funzionalità sia per l’immagine, il disagio patito viene presto dimenticato.

 

 

Riprogettare i volumi a norma di legge - Ultima modifica: 2017-09-21T15:38:29+00:00 da redazione

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