Riabilitazioni implanto-protesiche full-arch: tecnica di provvisorizzazione immediata

Al paziente è stata quindi proposta e spiegata l’opzione di una riabilitazione a carico immediato che è stata ben accettata. In particolare, dallo studio clinico-radiografico si è previsto il posizionamento di 5 impianti interforaminali da caricare nell’immediata fase postchirurgica con una protesi fissa provvisoria. Nella fase preliminare è stato verificato che la protesi rimovibile del paziente presentasse corretti rapporti intermascellari, occlusione idonea e stabilità nelle zone posteriori non interessate dallo scollamento dei lembi; duplicando la protesi è stata ottenuta la mascherina chirurgica (Figura 2).

2. Dima chirurgica.
3. Ribasatura della protesi totale in fase pre-chirurgica.

Prima di iniziare con la chirurgia si è proceduto con la ribasatura della protesi totale del paziente con Permlastic® (Kerr Corporation, West Collins Orange, CA, US) per aumentarne la stabilità durante la fase chirurgica (Figura 3) ed è stata registrata l’occlusione con una cera di masticazione in massima intercuspidazione per facilitare il corretto posizionamento della protesi una volta inseriti gli impianti. Completata la fase preliminare si è proceduto con l’allestimento di un lembo a spessore totale limitato quanto più possibile alla zona interforaminale. Dopo avere scollato i lembi ed evidenziato la collocazione dei due forami mentonieri, la cresta ossea è stata regolarizzata e sono stati inseriti 5 impianti (BlueSky® Bredent, Senden, Germany) mediante l’ausilio della dima chirurgica precedentemente allestita. Gli impianti sono stati posizionati all’incirca alla

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4. Posizionamento impiantare.

stessa distanza a partire dalla zona mediana (Figura 4). In particolare, un impianto di lunghezza 12 mm e diametro 3,5 mm è stato posizionato in sede mediana, due impianti di lunghezza 12 mm e diametro 4 mm sono stati posizionati nelle sedi 3.3 e 4.3 mentre gli ultimi due impianti sono stati inseriti in zona 3.5 (lunghezza 14 mm, diametro 3,5 mm) e 4.5 (lunghezza 14 mm, diametro 4 mm), inclinati distalmente con un’angolazione di circa 17°. Per tutti gli impianti è stato registrato un torque di inserzione non inferiore a 35 N/cm che rappresenta il valore soglia per poter effettuare il carico immediato degli impianti. I pilastri transmucosi con inclinazioni di 0° e 17° (questi ultimi, per gli impianti angolati, al fine di correggere la divergenza) sono stati avvitati con un momento torcente minimo di 25 N/cm e, in seguito, si è proceduto con il posizionamento di punti di sutura riassorbibili a materassaio orizzontale in modo da non rimuovere la struttura protesica per le 12 settimane successive. Una volta completata la fase chirurgica, è stata effettuata quella protesica. Sugli impianti sono stati avvitati degli abutment conici a 0° per i 3 impianti mediani e 17° per gli impianti angolati. Su questi abutment sono state avvitate delle cappette protesiche (Figura 5).

5. Le cappette protesiche vengono avvitate agli impianti.
6. Foratura della protesi totale.

La protesi del paziente è stata forata in corrispondenza dell’emergenza delle cappette (Figura 6). A questo punto si è verificato che non vi fossero interferenze tra le cappette e l’arcata antagonista e che la protesi potesse essere posizionata senza ostacoli con le cappette in situe alloggiata nella corretta posizione. Prima di connettere le cappette alla protesi con resina auto-foto-polimerizzabile (Opticore® IDS, International Dental Supply,

7. Le cappette protesiche vengono connesse alla protesi mediante resina auto-foto polimerizzabile.

Savona, Italy) si è posizionato un foglio di diga forato in corrispondenza degli impianti per proteggere i tessuti molli appena operati (Figura 7). Il paziente è stato invitato a occludere secondo la guida fornita dalla cera di masticazione fino all’avvenuto indurimento della resina. Una volta indurita la resina, le cappette sono state svitate e la protesi rimossa. A questo punto il tecnico ha proceduto con il posizionamento degli analoghi sulle cappette e il modello è stato colato e montato in articolatore. In questo modo è stato possibile replicare sul modello in gesso la corretta posizione degli impianti procedendo poi con l’opacizzazione delle cappette per aumentarne l’adesione con la resina. La protesi rimovibile del paziente è stati quindi trasformata in una protesi fissa avvitata limitando l’estensione nei settori posteriori in corrispondenza all’impianto più distale, evitando cantilever. Il tecnico ha rifinito la protesi eliminando le flange per facilitare le manovre di igiene orale e fornendo una corretta anatomia alla superficie inferiore della protesi provvisoria trattandola in modo tale che rimanga distante dai tessuti molli per uno

8.Visione clinica frontale della protesi avvitata sugli impianti.

spazio sufficiente a non determinarne la compressione, ma evitando nel contempo l’accumulo di cibo, in considerazione della contrazione fisiologica dei tessuti durante le fasi post-operatorie. Verificata l’occlusione ed eliminati tutti i precontatti, la protesi è stata avvitata sugli impianti (Figura 8). La protesi provvisoria è stata lasciata in situper 3 mesi e, in seguito, è stata rilevata un’impronta realizzata in Impregum® (3M, St Paul, Minnesota, US) per la registrazione dell’anatomia dei tessuti molli in modo che eventuali gap presenti potessero essere compensati dal tecnico con aggiunte di resina. In questa fase, rimuovendo la protesi provvisoria (Figure 9-10) si costruisce il modello master che viene poi montato in articolatore.

9. Visione clinica degli impianti e dei tessuti molli peri-implantari a distanza di 3 mesi dalla fase chirurgica.

Contestualmente vengono analizzate le linee di correzione del provvisorio e si identificano le migliorie da apportare al definitivo. A distanza di 6 mesi dalla fase chirurgica si è proceduto con la finalizzazione: sul modello master è stato allestito un indice di verifica della posizione degli impianti in gesso, che è stato provato in bocca al paziente. Eventuali crepe o fratture nel gesso sono indicative di una non perfetta corrispondenza della posizione degli impianti tra modello e bocca.

10. Controllo radiografico 3 mesi dopo la fase chirurgica.

Successivamente sono state eseguite le prove estetiche e fonetiche e, una volta definita la posizione degli elementi dentari, è stata progettata una travata in titanio realizzata con tecnica CAD/CAM la cui passività e precisione di chiusura è stata testata intraoralmente. Infine, la protesi di tipo Toronto è stata rifinita e lucidata (Figure 11-12) e inserita in bocca con verifica della precisione di chiusura attraverso test di Sheffield, controllo radiografico e occlusale. Le viti degli abutment sono state serrate a un torque di 25 N/cm, quelle della Toronto a 20 N/cm e i fori sono stati sigillati con silicone (Fit Checker®, GC Corporation Tokyo, Japan) e composito fotopolimerizzabile (Figure 13-15).

Riabilitazioni implanto-protesiche full-arch: tecnica di provvisorizzazione immediata - Ultima modifica: 2013-05-31T12:24:51+00:00 da Redazione

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