Analisi della struttura dentale residua nei restauri indiretti parziali

Grazie ad i progressi nel campo dell’adesione l’atteggiamento dell’odontoiatra è divenuto nel tempo sempre più conservativo; sono infatti decaduti i concetti di preparazione cavitaria, indispensabili durante il regno delle restaurazioni in oro e amalgama. Inoltre le qualità degli adesivi e le proprietà dei compositi, consentono una adesione chimica che permette di rimuovere solo ed unicamente la sostanza dentale necessaria, senza bisogno di particolari disegni ritentivi.

Nell’ambito delle riabilitazioni nei settori posteriori questo concetto ha trovato forma nei restauri indiretti parziali ottenuti attraverso materiale composito o ceramico. Prima di compiere la scelta di eseguire un inlay, onlay o overlay, è necessario eseguire un’analisi della sostanza residua dell’elemento dentale, così da attuare il protocollo di preparazione maggiormente efficace e minimamente invasivo.

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In particolare vengono analizzati alcuni fattori prima di eseguire restauri indiretti parziali:

  1. La quantità e tipologia della struttura dentale residua: lo spessore e la profondità della dentina interassiale, la presenza del tetto della camera pulpare, l’integrità delle creste marginali e lo spessore amelo-dentinale cuspidale risultano fattori determinanti nel mantenimento della validità biomeccanica dell’elemento compromesso. In particolare la perdita della dentina interassiale aumenta di molto la deformazione cuspidale e la perdita della cresta marginale comporta la formazione di un box interpossimale e quindi la formazione di una cavità di seconda classe; più il box è esteso in senso mesio distale e maggiore sarà la fragilità, mentre meno importante dal punto di vista biomeccanico appare la preparazione in senso vestibolo-linguale. Non sembra avere un rilievo particolare la perdita della polpa dentale, la rimozione della quale non causa più del 5% di indebolimento della struttura portante una riabilitazione indiretta parziale. Per quanto riguarda lo spessore amelo-dentinale a supporto delle cuspidi, questo deve essere almeno di 1,5-2mm nell’elemento dentale vitale e di 2,5-3mm nell’elemento devitalizzato. L’indebolimento invece nel caso di perdita di una cresta marginale ammonta al 20%, percentuale che sale fino a 63 quando si parla di elemento con perdita di sostanza mesio-occluso-distale e perdita completa della dentina interassiale.
  2. Localizzazione dell’elemento: nei settori posteriori la suscettibilità alla frattura è chiaramente più alta per i carichi masticatori a cui questi sono sottoposti, va però anche evidenziato come l’inclinazione che presentano i premolari inferiori li renda, tra gli elementi posteriori, quelli meno passibili di frattura
  3. Occlusioni particolari e peculiarità funzionali a rischio: nel caso di forti abrasioni dentali per parafunzioni, o nel caso fossimo di fronte ad un paziente con morso aperto anteriore (con assenza di guida canina), gli stress che possono verificarsi rendono le riabilitazioni indirette parziali posteriori, sconsigliate.

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Analisi della struttura dentale residua nei restauri indiretti parziali - Ultima modifica: 2019-05-27T07:12:23+00:00 da redazione

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