Principi alla base della realizzazione di un’ortopantomografia

Una comune immagine radiografica deriva dalla proiezione su una struttura biologica di radiazioni provenienti da una piccola sorgente. Volendo semplificare, i raggi X attraversano le diverse strutture anatomiche e vengono più o meno attenuati a seconda della composizione chimica delle stesse. Essi andranno infine a impressionare la pellicola (o il sensore digitale) punto per punto, o meglio manterranno una corrispondenza biunivoca tra ogni punto del corpo attraversato dai raggi e la relativa proiezione.

Quando però l’oggetto indagato si muove o viene emessa una radiazione diffusa, questo principio non viene rispettato, e l’immagine che ne risulta non è nitida. Eppure, è risaputo che nella realizzazione di un’OPT è addirittura l’apparecchio radiogeno a compiere una rotazione attorno al capo del paziente.

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Gli elementi fisici da considerare sono tre: il tubo radiogeno, la pellicola da impressionare e l’oggetto da ritrarre, ovvero il cranio del paziente.

Al fine di ottenere comunque un’immagine nitida, la rotazione del radiogeno si accompagna a quella della pellicola, che avviene però nel verso opposto. Immaginando di tenere fissa la fonte delle radiazioni e introducendo il movimento della testa del paziente, è più semplice comprendere che questa doppia rotazione, combinata con la fissità di uno dei tre elementi, permette di ottenere quel rapporto biunivoco tra punto e sua proiezione. Per garantire la massima nitidezza, sarà anche necessaria l’emissione di una fascio di raggi estremamente sottile e collimato.

Questa metodologia va quindi a scansionare uno e un solo piano corporeo, il che giustifica la definizione di “tomografia”, sinonimo di “stratigrafia”.

In realtà, soprattutto per quanto riguarda il digitale, si è compreso che anche il movimento del sistema di registrazione dell’immagine è superfluo. È stato sufficiente infatti intervenire sulla traiettoria percorsa dal radiogeno: sommando le due rotazioni, si ottiene così una curva irregolare, con un fuoco frontale e altri due laterali al capo del soggetto.

Volendo ora comprendere le basi teoriche della lettura dell’immagine radiografica, bisognerà ribadire che un’ortopantomografia è la rappresentazione di una struttura tridimensionale (un ovoide irregolare) su di un piano bidimensionale.

Un po’ come avviene nel planisfero, l’immagine OPT risente di un ingrandimento incostante, che deriva dalla distanza delle strutture dai punti focali, e imprevedibile, dato che ogni paziente è morfologicamente diverso dall’altro.

È perciò chiaro che, per quanto possa fornire indicazioni chiare sull’orientamento delle strutture anatomiche, l’ortopantomografia non si presta ad essere fatta oggetto di misurazioni di alcun tipo. Non esistono nemmeno convertitori di sorta o reperi millimetrati in grado di sopperire realmente a questo limite.

Principi alla base della realizzazione di un’ortopantomografia - Ultima modifica: 2015-11-04T08:42:48+00:00 da redazione

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