Radiotrasparenze periapicali: significato clinico e indicazioni diagnostiche

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La presenza di una formazione radiotrasparente a livello di un apice radicolare è comunemente riferibile a una condizione patologica di interesse endodontico. La permanenza e la possibile riacutizzazione di un reservoir batterico e la risposta immunitaria possono indurre una condizione acuta (ascesso periradicolare) o cronica (granuloma o cisti). Tali lesioni si presentano appunto all’immagine radiografica (sia essa periapicale o panoramica) come formazioni radiotrasparenti e possono risultare spesso asintomatiche per il paziente – soprattutto quelle cronicizzate. Con buona approssimazione, si può dire che queste patologie coprano almeno 8-9 casi di lesioni periapicale su 10.

In alcuni casi, patologie del tutto differenti, come ad esempio cisti di origine non odontogena, neoformazioni neoplastiche o variazioni anatomiche (lacuna di Stafne) possono interessare la regione periapicale, mimando i quadri clinici sopracitati e portando quindi a diagnosi erronea e non rispondendo a un trattamento endodontico pur eseguito lege artis.

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Si chiarisca da subito come la diagnosi definitiva rimanga in ogni caso quella istologica.

Radiotrasparenze periapicali più frequenti

Il lavoro pubblicato da Koivisto sul Journal of Endodontics del giugno del 2012 si propone si aggiornare i dati sopracitati, che si riferiscono a due studi classici del 1966 e del 1988, indagando in maniera retrospettiva un totale di 9723 casi risalenti al periodo 1992-2006. Granuloma e cisti odontogena, quasi equamente distribuiti (3931 contro 3215), coprono il 73% della casistica. Per quanto le proporzioni siano variabili, altri lavori (da ultimo quello di Becconsall-Ryan del 2010, del tutto analogo al modello seguito da Koivisto) confermano la maggior incidenza del granuloma rispetto alla cisti. Dopo queste, la condizione più frequente è risultata essere il tumore odontogeno cheratocistico , seguito a un certa distanza da granuloma riparativo a cellule giganti e ameloblastoma (1.3% e 1.2% rispettivamente). I casi più rari sono rappresentati da formazioni maligne (le secondarie più frequenti delle primarie, 0.3% contro 0.02%) e dall’unico caso di lacuna di Stafne (0.1%).

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Dal punto di vista clinico, la positività al test di vitalità è un elemento che esclude l’origine endo-necrotica. All’opposto, va osservato come la presenza di una lesione periapicale non endodontica possa indurre necrosi pulpare retrograda.

Ai fini dell’approfondimento diagnostico, l’esecuzione di una TC permette di orientare meglio il sospetto clinico, caratterizzando maggiormente l’aspetto della lesione. L’orletto sclerotico della cisti appare ad esempio ben visibile, senza contare che l’esame tridimensionale fornisce tutti i riferimenti chirurgici per procedere all’enucleazione. Sempre considerando una neoformazione di verosimile significato cistico e di dimensioni da moderate a grandi, l’aspirazione costituisce un’altra opzione utile a fini diagnostici. Un contenuto liquido paglierino è indicativo di effettiva lesione cistica. Una maggiore viscosità, derivante dal contenuto in cheratina, indirizza appunto verso il tumore cheratocistico. Da una formazione vascolare deriva un aspirato ematico, mentre una lesione solida risulta negativa all’esame.

Riferimenti bibliografici

Nonendodontic Lesions Misdiagnosed as Apical Periodontitis Lesions: Series of Case Reports and Review of Literature Author links open overlay panel

FlaviaSirotheau Corrêa Pontes

Radiotrasparenze periapicali: significato clinico e indicazioni diagnostiche - Ultima modifica: 2018-03-16T06:28:00+00:00 da redazione

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