Le lesioni cistiche dei mascellari occupano una parte fondamentale delle competenze chirurgiche odontostomatologiche. Al fianco delle cisti dei mascellari propriamente dette, sono state catalogate alcune lesioni osteolitiche caratterizzate dall’assenza di rivestimento epitelioide. In mancanza di tale fondamentale criterio, queste lesioni, più rare, vengono pertanto definite correttamente pseudocisti dei mascellari. Tra di esse si ritrovano la lacuna di Stafne, probabilmente la più nota, la cisti aneurismatica, recentemente trattata in un articolo apparso su queste stesse pagine e la cisti ossea solitaria, oggetto della presente trattazione, chiamata anche cisti ossea traumatica o emorragica.
Caratteristiche della cisti ossea solitaria
Si tratta in effetti di una condizione rara a livello dei mascellari: si ritrova più comunemente nel contesto di ossa lunghe, omero e femore in particolare.
La pseudocisti venne descritta per la prima volta da Lucas nel 1929, anche se i primi criteri diagnostici vennero codificati tra il 1946 e il 1947 da Rushton e Hansen, rispettivamente. Oggi la cisti ossea solitaria viene definita come una lesione idiopatica, vuota o a contenuto ematico o sieroematico, priva di rivestimento o rivestita da connettivo vascolare lasso.
Per quanto riguarda l’eziologia vi sono in realtà diverse teorie, nessuna delle quali è tuttavia in grado di spiegare tutte le circostanze in cui la lesione viene rilevata nella clinica. Le ipotesi principali sono rappresentate da processi malformativi e/o degenerativi a carico del tessuto osseo e dall’emorragia intramidollare a base traumatica, che impedirebbe la riorganizzazione dei tessuti duri. Questa seconda eventualità è però messa in discussione da alcuni trial clinici, a causa della scarsa correlazione con effettivi eventi traumatici a carico dei pazienti indagati, tanto che i relativi Autori mettono in dubbio la validità della nomenclatura “cisti traumatica”.
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La lesione tende a manifestarsi frequentemente in età giovanile (il 70% dei casi nella seconda decade), a livello del massiccio facciale interessa prevalentemente il corpo della mandibola, in regione premolare e molare.
Clinicamente, la lesione è di solito asintomatica e non induce gonfiore. Viene individuata tipicamente durante indagini radiografiche di routine, laddove si presenta come area di regolare radiopacità a margini delineati, con possibile coinvolgimento (come nel caso documentato nel video in allegato) di radici dentali. Va in diagnosi differenziale con diverse lesioni osteolitiche, in particolare con il tumore odontogeno cheratocistico (KCOT, già cheratocisti). La diagnosi può avvalersi di esami di II livello, sia radiologici (CBCT) che istologici.
Come da nomenclatura, si tratta solitamente di una lesione unica, ma sembra che un paziente su 10 riporti forme multiloculari.
La risposta terapeutica è essenzialmente chirurgica (curettage delle pareti ossee), anche se sono stati osservati casi di remissione spontanea. Il follow-up, almeno fino a 1 anno, è consigliato.