Negli ultimi tempi molti odontoiatri stanno adottando, in ambito protesico, dei protocolli operativi che si avvalgono dell’impiego di sistematiche digitali tipo CAD/CAM. Si tratta di prodotti oramai economicamente accessibili alle realtà ambulatoriali più varie e, dal punto di vista clinico, sono senza dubbio soddisfacenti per il professionista, ma anche per il paziente. Tutto questo a patto che gli strumenti vengano impiegati in maniera corretta, secondo le indicazioni e gli strumenti messi a disposizione dai produttori. Parlando di implantologia, ad esempio, molte case forniscono una singola tipologia di abutment compatibile con lo scanner intraorale, da utilizzare appunto per la metodica digitale da impronta, sulla base di quanto si fa usualmente in protesi fissa su dente naturale. Da lì verranno prodotti in laboratorio un abutment custom–made e una sovrastruttura protesica pure individualizzata. Queste possono essere fabbricate in uno stesso tempo oppure la prima può essere a sua volta scansionata sull’analogo di laboratorio.
Un interessante lavoro a cura di Kim, comparso a settembre 2017 sul Journal of Prosthetic Dentistry, si è chiesto se fosse possibile superare queste due tecniche – l’una perché giudicata a rischio errori, l’altra in quanto complica e allunga il workflow – e, quindi, semplificare la procedura. Gli Autori hanno pertanto proposto il seguente protocollo 1-step. Esso esige però l’uso di una libreria digitale delle scansioni degli abutment del commercio impiegati.
Gli Autori pongono la scansione degli abutment come primo passaggio operativo. Questa prevede l’utilizzo di uno scanner da tavolo: i dati vengono caricati su un software CAD. Questo passaggio potrebbe risultare macchinoso: in prospettiva, è auspicabile la diffusione di banche di questo tipo, fornite magari direttamente dalle case implantari o dai produttori di software CAD/CAM. A questo punto il protocollo prevede lo spostamento in sede intraorale: l’abutment del commercio prescelto, i cui dati (altezza, diametro e appunto scansione digitale) sono registrati nel programma, viene avvitato sull’impianto. Il foro di passaggio della vite viene otturato provvisoriamente.
A questo punto, viene raccolta la scansione con il proprio scanner intraorale. Devono risultare chiari la posizione dell’impianto, i suoi rapporti con i tessuti e i denti adiacenti. L’impronta digitale potrebbe avere delle carenze a livello marginale: queste, secondo gli Autori, possono essere compensate nel passaggio successivo. Esso consiste in un matching tra i dati raccolti in bocca e quelli presenti nella libreria sullo stesso abutment. Da qui potrà essere realizzata direttamente la sovrastruttura protesica definitiva, da posizionare sullo stesso abutment del commercio già fissato in bocca.