Lesione del nervo linguale in seguito a chirurgia dei terzi molari odontoiatria
1. Normale decorso del nervo linguale.

Nell’ambito della chirurgia orale, ma in generale in tutte le terapie odontoiatriche, la gestione delle complicanze ha un’importanza fondamentale. L’insorgenza di una problematica intraoperatoria, ovviamente, è un evento che non si potrà sempre prevenire. Gli odontoiatri, comunque, sono tenuti ad informare a priori il paziente dei rischi connessi al trattamento e, contestualmente, conoscere e mettere in atto – nell’immediato e in secondo tempo – le strategie previste per la risoluzione del problema stesso. Ancora una volta, fondamentali saranno la pianificazione di ogni intervento e il riconoscimento dei casi più complicati. È chiaro che una non corretta gestione di una complicanza espone il paziente a sequele più o meno gravi, che possono incidere sulla qualità di vita; in taluni casi, il professionista è chiamato a rispondere dal punto di vista medico-legale delle proprie responsabilità, che dovranno essere stabilite all’interno delle sedi competenti.

Ovviamente, le complicanze hanno diversi livelli di gravità, anche all’interno di una stessa categoria. Una delle problematiche più temute è costituita dalle neuropatie odontogene, che più di frequente colpiscono la branca mandibolare del nervo alveolare inferiore ed il nervo linguale.

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Prima di concentrarsi sui principali casi specifici di pertinenza dell’odontoiatria, è bene analizzare in cosa consistano le lesioni nervose, che possono interessare indifferentemente tronchi sensitivi e motori. Classicamente, queste sono suddivise in 3 condizioni, dalla crescente gravità; la seconda di queste può però essere ulteriormente distinto in 3 categorie, in base all’esito prognostico:

  1. Neuroaprassia: letteralmente, “assenza di azione da parte del nervo”. Si tratta di una transitoria interruzione della conduzione assonale, alla cui base tipicamente non sta un vero e proprio evento traumatico, ma una situazione di compressione o stiramento, legate, ad esempio, all’edema post-chirurgico. Il quadro può protrarsi da pochi giorni fino al periodo-soglia di 3 mesi, ma va sempre incontro a risoluzione spontanea.
  2. Assonotmesi: il suffisso “tmesi”, deriva dal verbo greco tèmno, “tagliare”. In questo caso, si verifica un’interruzione della fibra assonale, mentre si mantengono integre le guaine mieliniche.
    La rigenerazione assonale segue le fibre nervose integre, partendo dal moncone prossimale; se il ripristino anatomico è integrale, anche il recupero – soprattutto sensitivo – potrà essere completo, seppure dopo diversi mesi di attesa.
    La componente assonale, altrimenti, potrà andare incontro alla formazione di tessuto cicatriziale intercalato: la cicatrizzazione potrà essere parziale o completa: in tali casi, il paziente manifesterà un recupero parziale o trascurabile, rispettivamente.
  3. Neurotmesi: si tratta, evidentemente, della completa interruzione delle fibre assonali, che in questo caso si accompagna al danno a carico delle guaine di rivestimento. La rigenerazione tenderà ad avvenire in modo disordinato e porterà ad una proliferazione di tipo iperplastico, con formazione di un neuroma traumatico, il che non permetterà il ripristino spontaneo della conduzione nervosa.

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Neuropatie in odontoiatria: i maggiori rischi sono per nervo linguale e alveolare inferiore - Ultima modifica: 2015-08-21T11:20:41+00:00 da redazione

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