Microbioma orale in età pediatrica: formazione e utilità diagnostica

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Negli ultimi anni, parlare di microbioma è diventato “di moda” in ambito medico: le più diverse patologie sistemiche – malattie infiammatorie intestinali, morbo celiaco, ma anche malattia di Alzheimer e addirittura depressione – sono state associate ad alterazioni del microbioma intestinale.

Il termine, coniato dal microbiologo premio Nobel Joshua Lederberg, indica l'insieme del patrimonio genetico e delle interazioni ambientali della totalità dei microrganismi che popolano un determinato ambiente. Si parlerà pertanto di microbioma umano, rispetto all’intero organismo, oppure di microbioma intestinale, cutaneo, o ancora orale. Considerando quest’ultimo, è accertato che la bocca presenta una varietà microbica seconda solo a quella dello stesso intestino. Nella primissima parte della vita, o meglio al passaggio dalla via intrauterina, il cavo orale costituisce una porta di ingresso per i microrganismi di tutto il tubo digerente: questo processo risulta fondamentale nello sviluppo della funzione immunitaria postnatale e, in generale, della salute futura dell’individuo.

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Al fine di approfondire la conoscenza di questo delicato fondamentale processo, questa breve trattazione riporta alcuni punti di interesse della più completa revisione di Xiao, recentemente pubblicata su International Journal of Oral Science.

Classicamente si considerava il parto come l’avvio del processo di colonizzazione. Studi recenti, tuttavia, hanno messo in discussione questo dogma, rilevando la presenza di microrganismi nel liquido amniotico del 70% delle gravide e, nello specifico, di generi come StreptococcusFusobacteriumNeisseriaPrevotella e Porphyromonas a livello placentare. L'origine di tale colonizzazione non sarebbe unica, tuttavia si osserva una maggiore sovrapposizione al microbiota orale materno.

Con il parto e nei mesi immediatamente successivi a esso, l’individuo viene a contatto con un’ampia varietà di altri microrganismi (batteri, ma anche virus e funghi). Nel corso dei primi 3 mesi, si parla di colonizzatori precoci orali. i generi più comuni sono ancora Streptococcus (epidermidis e salivarius), Fusobacterium e, in più, Staphylococcus. Le specie streptococciche sono tra le più rappresentate a livello del latte materno.

Nel trimestre successivo si aggiungono generi come GemellaGranulicatellaHaemophilus e Rothia, la cui presenza è destinata a crescere in termini percentuali, nel tempo.

in questa fase, il processo viene influenzato da fattori immodificabili (genetici), ma anche da fattori modificabili, almeno parzialmente. Il parto vaginale favorisce la colonizzazione da parte di LactobacillusPrevotellaBacteroidsTM7 e Sneathia, mentre il taglio cesareo fa sì che il microbiota orale riprenda in parte quello cutaneo, in cui predominano StaphylococcusCorynebacteriumSlackiaVeillonella e Propionibacterium. Anche la modalità di allattamento determina differenze.

Il periodo successivo è quello dell’eruzione della dentatura decidua, la quale induce un profondo rinnovamento della popolazione batterica. I due generi predominanti, in questa fase, diventano Streptococcus (mutans) e Veillonella.

Allo stato attuale delle conoscenze, a livello pediatrico, non è possibile stabilire una correlazione tra microbioma orale e patologie sistemiche, né utilizzare questo in senso predittivo. La popolazione microbica della bocca, attualmente, può essere trattata come un surrogato, più maneggevole per modalità di prelievo e di studio, di quella intestinale. In futuro, pertanto, sarà importante lavorare sulla standardizzazione delle procedure di campionamento, sequenziamento, elaborazione dei dati bioinformatici e interpretazione di questi.

Riferimenti bibliorafici

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32350240/

Microbioma orale in età pediatrica: formazione e utilità diagnostica - Ultima modifica: 2020-08-03T17:20:24+00:00 da redazione
Microbioma orale in età pediatrica: formazione e utilità diagnostica - Ultima modifica: 2020-08-03T17:20:24+00:00 da redazione