Perforazione della membrana di Schneider: fattori di rischio

Nella prima parte di questa trattazione, ci si è soffermati principalmente sugli aspetti epidemiologici della perforazione della membrana di Schneider, secondo i quali si tratta verosimilmente della più comune complicanza intraoperatoria nell’ambito del sinus lift.

A questo punto, pare doveroso considerare quali possano essere i fattori predisponenti a tale complicazione.

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Per quanto riguarda l’aspetto della dipendenza dall’operatore, è già stato osservato il fatto che siano stati fatti progressi notevoli grazie alla messa a punto di protocolli clinici ripetibili. In più, alcuni Autori suggeriscono che anche l’introduzione della tecnologia piezoelettrica abbia diminuito il rischio di perforazioni, dato questo obiettato da altri. Non vi è comunque dubbio sul fatto che gli strumenti piezoelettrici trovino oggi larghissimo impiego nella chirurgia di rialzo di seno.

In linea generale, comunque, l’esperienza dell’operatore non sembra un fattore discriminante nell’insorgenza delle perforazioni, così come non lo sono il sesso e l’età del paziente.

Una prima causa è rappresentata invece dallo spessore della membrana di Schneider, o meglio dal ridotto spessore della stessa. Secondo uno studio condotto presso la NYU, infatti, si osservava un incidenza di perforazioni totali pari al 16% nelle membrane di spessore superiore a 1.5 mm, dato che praticamente raddoppiava scendendo al di sotto di tale spessore.

Un elemento anatomico che, se misconosciuto, può condurre facilmente a perforazioni o ad altre complicanze – legate ad esempio alla liberazione della finestra ossea – è rappresentato dalla presenza di setti ossei all’interno dell’antro mascellare. I cosiddetti setti di Underwood (dal nome dell’anatomista che nel 1910 ne descrisse per la prima volta morfologia e prevalenza), possono infatti presentare dei margini taglienti e disporsi lungo assi che vanno facilmente ad incontrare la membrana durante le fasi di elevazione.

La presenza di tali strutture viene comunemente indagata tramite tomografia computerizzata cone beam. Un recentissimo lavoro, condotto proprio su un totale di 473 CBCT, fornisce un dato clinico molto chiaro: il 45 % dei pazienti indagati, infatti, presentava almeno un setto antrale, nella maggior parte dei casi in posizione mediolaterale.

Riassumendo, dunque, i fattori di rischio potranno essere divisi principalmente fra due grandi categorie: fattori anatomici e fattori chirurgici.

I secondi sono legati in maniera generica alla tecnica chirurgica adottata. I fattori anatomici sono invece relativi alla presenza di setti di Underwood (che vanno ulteriormente indagati per numero, forma e dimensione) e allo spessore che la membrana presenta in condizioni fisiologiche. Discorso diverso nel caso in cui la membrana risenta di un processo patologico a carico di tutto il seno: ciò costituisce a tutti gli effetti un fattore di rischio a sé stante, da accertare assolutamente in previsione dell’intervento.

Perforazione della membrana di Schneider: fattori di rischio - Ultima modifica: 2016-07-31T07:58:31+00:00 da redazione

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