Nella restaurativa contemporanea e in particolare ai fini di un corretto ed efficace trattamento endodontico è oggi imprescindibile assicurare un adeguato isolamento del dente tramite il posizionamento della diga in gomma. Casi complessi possono essere approcciati attraverso vari accorgimenti, quali la modifica dell’uncino, l’aggiunta di diga liquida o altro ancora. Le tecniche standard e il trattamento dei casi complessi sono già stati ampiamente trattati con articoli specifici apparsi su queste stesse pagine.
Esistono poi dei casi estremi in cui va contemplato il rischio che il posizionamento dell’uncino possa andare ad aggravare la situazione, inducendo delle fratture a livello della corona clinica residuale nel corso del trattamento. Ecco dunque che in tali casi si può preferire anticipare il trattamento vero e proprio e, una volta individuati gli orifizi canalari, eseguire un build-up pre-endodontico. In tali casi, soprattutto qualora si impieghi composito a bassa viscosità, esiste il rischio che del materiale defluisca all’interno del canale stesso. È pertanto un buon accorgimento proteggere sempre gli orifizi canalari durante la ricostruzione. Nel 2004 Kurtzman si propose di implementare la metodica, introducendo una sistematica denominata Projector Endodontic Instrument Guidance System (PEIGS). La tecnica permette non solo di mantenere pervi gli orifizi canalari ma anche di ottenere degli accessi rettilinei e ben distinti passanti per il build-up e che, appunto, si proiettano sulla nuova superficie occlusale.
Una prima alternativa, che si avvale comunque di adattatori specifici in plastica, è stata fornita nel 2006 da Gerald Glickmann e Roberta Pileggi. Nel suo lavoro del 2016, Tanikonda si propone invece di mettere a punto una tecnica PEIGS “casalinga” che permetta di ottenere lo stesso risultato utilizzando dei semplici coni di guttaperca.
Tecnica semplificata per mantenere la pervietà degli orifizi canalari
Con il dente già aperto e una volta effettuato un primo accesso ai canali con un K-file n. 10, si effettua un primo allargamento dei 4-5 mm coronali con una lima da sagomatura a conicità superiore: l’Autore propone come esempio un Protaper SX. La sistematica in esempio suggerisce in effetti di effettuare un movimento di pennellatura in uscita al fine di ottenere un accesso rettilineo al canale. Coni calibrati a conicità ulteriormente superiore vengono inseriti all’interno dei canali per almeno 4 mm. Qualsiasi gap residuo va chiuso scaldando la guttaperca con un plugger e compattandola contro la parete esposta.
A questo punto si può effettuare il build-up, utilizzando ad esempio una matrice tipo AutoMatrix ed eseguendo poi la tecnica adesiva secondo il protocollo suggerito dal produttore della resina scelta. Dopo la polimerizzazione, i coni possono essere rimossi tramite una breve rotazione in senso orario: nel caso oppongano resistenza, può essere necessario l’impiego di solvente e/o H-file o altri strumenti e tecniche mutuate dalle metodiche di ritrattamento. Una volta ristabilita la pervietà canalare, si può procedere al completo isolamento e alla finalizzazione della terapia.
Riferimenti biblgiorafici