L’adesione del materiale d’impronta su un portaimpronta ricoperto con Flock PA66

Vengono descritti i fattori principali che influenzano questo passaggio cruciale nella presa dell’impronta, che può influenzare in maniera importante la precisione dei manufatti protesici. Per ridurre il tempo alla poltrona necessario per la riabilitazione e migliorare il flusso di lavoro, è stato testato un nuovo materiale adatto a ricoprire il portaimpronta.

Riassunto
L’adesione del materiale da impronta al tray è un aspetto cruciale nella presa dell’impronta, talvolta sottavalutato, che può influenzare in maniera importante la precisione dei manufatti protesici. L’articolo descrive i fattori principali che influenzano questo passaggio cruciale nella riabilitazione protesica e in odontoiatria restaurativa. Per ridurre il tempo alla poltrona necessario per la riabilitazione e migliorare il flusso di lavoro, è stato rilasciato un nuovo materiale adatta a ricoprire il portaimpronta. Utilizzando un materiale floccato come copertura, non è stato necessario utilizzare il consueto materiale adesivo. Lo studio mostra come campioni ricoperti di materiale floccato abbiano una resistenza allo strappo superiore o comparabile rispetto a quanto fatto misurare dai campioni in resina o metallo ricoperti da adesivo.

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Davide Battaglia, Silvio Taschieri, Francesca Maria Rita Parisi, Dino Re
Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze Biomediche, Chirurgiche e Odontoiatriche Istituto Stomatologico Italiano Reparto di Estetica Dentale Insegnamento di Protesi Dentaria
Direttore: Prof. Dino Re

Un momento fondamentale per ottenere un manufatto protesico preciso è la presa dell’impronta; all’interno di questo passaggio riveste un’importanza cruciale anche la rimozione dal cavo orale del materiale da impronta adagiato sul tray da impronta. Il legame tra questi due componenti deve essere infatti sufficiente a resistere alle forze esercitate alla loro interfaccia, così da evitare distacchi o micro-movimenti che potrebbero alterare le fasi di laboratorio successive.

La forza di adesione tra il portaimpronta e il materiale da impronta dipende da diversi elementi chiave che qui di seguito vengono schematicamente analizzati.

Materiale del portaimpronta

In primo luogo bisogna scegliere il tipo di materiale del portaimpronta. È fondamentale che esso sia rigido e stabile poiché la sua deformazione porta e distorsioni ed errori1, 2.
I portaimpronta possono essere di diverse tipologie, generici o individuali, in metallo o in plastica e numerosi sono gli studi che sono stati effettuati per confrontarli e determinare il migliore, anche a seconda del tipo di materiale d’impronta impiegato.
I portaimpronta in metallo, sia forati che non, sono più rigidi, aspetto questo che aiuta a ottenere impronte più precise, grazie a una resistenza alla deformazione3; diversi studi hanno dimostrato però che non esiste una differenza significativa nella precisione raggiunta quando la resina utilizzata per il tray è particolarmente rigida4-5. L’aumento degli spessori dei device in plastica permette di migliorarne le prestazioni ed elimina alcuni errori di distorsione, pur non bastando a garantire caratteristiche ideali di precisione nella fase della presa dell’impronta6,7.

Il risultato finale è influenzato anche dall’associazione tra materiale d’impronta e materiale del portaimpronta, in particolare dell’associazione con i portaimpronte in resina risentono idrosolfuri ed elastomeri12. Per quanto riguarda i polivinilsilossani, uno studio ne ha valutato la distorsione utilizzando quattro tipi differenti di portaimpronta, di cui tre in plastica e uno in metallo, e due diverse viscosità del materiale (heavy e light). È stato dimostrato che i migliori risultati si ottengono con dispositivi in metallo e in plastica rigida, in particolare con portaimpronta personalizzati15. Per gli alginati e l’agar non sono state riscontrate particolari differenze tra dispositivi monouso e riutilizzabili16.

Trattamento superficiale  del cucchiaio

Un metodo per aumentare il livello di adesione tra materiale da impronta e portaimpronta consiste nel trattamento della superficie del cucchiaio in resina prima dell’applicazione dell’adesivo. Il portaimpronta deve essere correttamente risciacquato, asciugato all’aria e abraso alla poltrona o in laboratorio per creare un irruvidimento meccanico prima di posizionare l’adesivo. In alcuni studi si è visto che utilizzando l’ossido di alluminio il livello di adesione migliora notevolmente1, in altri invece il trattamento meccanico della superficie riduceva addirittura l’adesione quando venivano adoperati alcuni materiali da impronta23. Anche l’utilizzo di carburo di silicio risulta aumentare l’adesione tra PVS e portaimpronte in resina acrilica o in plastica24. Altri metodi, tra cui la sabbiatura, sono stati proposti per aumentare l’adesione tra materiale da impronta e portaimpronta, ma in toto questo tipo di procedura risulta essere un dispendio di tempo che raramente viene accolto dal clinico25-28.

Utilizzo di un adesivo e tempo  di asciugatura dell’adesivo

Per permettere un’adeguata adesione vengono utilizzati comunemente materiali adesivi che consentono il legame tra materiale d’impronta e cucchiaio per ottenere un’impronta accurata. Con gli elastomeri, per sopportare sufficientemente le sollecitazioni indotte durante la rimozione del portaimpronta dal cavo orale, sono necessari almeno 0,44 MPa di forza adesiva29. Nell’utilizzo degli adesivi è fondamentale rispettare le raccomandazioni di ciascun materiale da impronta per garantire un contatto intimo e continuativo con il tray.

Fondamentale dopo l’applicazione è il tempo di asciugatura dell’adesivo. Dixon et al. hanno determinato che la resistenza ottimale e massima del legame adesivo si ha, per cucchiai personalizzati di qualsiasi materiale, con un tempo di asciugatura dell’adesivo di 48 ore, mentre un tempo di asciugatura di 10 minuti ha mostrato una resistenza media adesiva significativamente inferiore10. In uno studio in cui è stato analizzato il polivinilsilossano è risultata una notevole riduzione della forza adesiva del materiale, se asciugato meno di 7 minuti; il valore continua a rimanere al di sotto dei livelli clinici ideali fino ai 15 minuti. Il tempo di asciugatura risulta essere un passaggio di considerevole importanza, anche se spesso nella pratica odontoiatrica questo non viene rispettato32.

Fig. 1 Impronta eseguita per riabilitazione su impianti
Fig. 2 Nel box a sinistra è possibile vedere il forte legame che si instaura tra le fibre della floccatura e il materiale da impronta. Al centro e a destra due campioni accoppiati a device privo di floccatura

Contatto con la saliva e con gli agenti disinfettanti

La contaminazione salivare influisce molto sul risultato finale, impedendo l’effettiva adesione tra cucchiaio, adesivo e materiale d’impronta, con una modesta eccezione per il polivinilsilossano e i polisolfuri34.

A influenzare l’adesione concorrono anche i materiali da disinfezione che si rendono necessari proprio per il contatto con i fluidi del paziente35. Ad esempio, l’immersione delle impronte di alginato nei disinfettanti determina un’inibizione nelle prime fasi della gelificazione, che porta a una qualità inferiore nella fase di colatura del gesso. Per la disinfezione del polietere è preferita la metodica spray rispetto all’immersione, conducendo a un assorbimento minore di umidità con conseguenti inferiori cambiamenti dimensionali36. Al contrario, il polivinilsilossano può essere sottoposto a immersione in disinfettante da 30 minuti fino a 16 ore38,39.

Velocità di rimozione dell’impronta dal cavo orale

Diversi studi hanno valutato l’influenza della velocità di rimozione dell’impronta da cavo orale e le distorsioni intervenute. Non sembrano però emergere indicazioni univoche rispetto alle relazioni tra i due fattori 42.

Materiali per impronta utilizzati

Il successo dell’adesione dipende, come già esplicato nei precedenti punti, dal tipo di materiale utilizzato per l’impronta. Materiali differenti hanno diversi tempi di indurimento che devono essere rispettati e composizioni chimiche diverse che devono essere considerate sia per il tipo di portaimpronta utilizzato, sia per il tipo di adesivo che per la tecnica di impronta che si vuole adottare, per poter avere un risultato finale soddisfacente, senza distorsioni ed errori.

Su queste basi abbiamo deciso di testare un nuovo tipo di tray da impronta, monouso, in resina e ricoperto di una particolare fibra (Flock PA66).

Tale fibra non è mai stata adoperata in odontoiatria e promette di legarsi in maniera efficace al materiale da impronta minimizzando il rischio di distacco del materiale da impronta dal portaimpronta nel momento della rimozione dal cavo orale. Non viene adoperato su questo dispositivo il materiale adesivo e conseguentemente non è necessario attendere i tempi prescritti dopo applicazione dello stesso, ottenendo un tempo di lavoro più snello in ambito protesico.
Prima di valutarne l’affidabilità dal punto di vista clinico è stato condotto un test in vitro adoperando campioni appositamente creati per questo scopo.

Test in vitro: materiali e metodi

Sono stati realizzati 90 box quadrati in PC-110 nei quali riversare i materiali da impronta oggetto dello studio, Aquasil Ultra Heavy (Dentsply), Impregum (3M), e Imprint 4 Penta Heavy (3M). Un dispositivo quadrato, che simulava una piccola area di un portaimpronta (metallico non forato, non forato in plastica, non forato ricoperto da floccatura) e dotato di un’estremità adatta adessere afferrata dalla morsa di una macchina universale è stato immerso all’interno del materiale da impronta prima della polimerizzazione e mantenuto in posizione.

Fig. 3 Device dopo test di trazione. A sinistra campione ricoperto da adesivo distaccato dal box, a destra campione floccato riposizionato nel box

Ad avvenuto indurimento del materiale nel box il campione è stato sottoposto a forze di trazione per valutare l’interfaccia sulla quale interveniva il distacco tra i componenti (materiale da impronta-floccatura-tray) e la forza necessaria per questo distacco.

Preliminarmente tutti i campioni non ricoperti da floccatura sono stati cosparsi con l’adesivo adatto a ciascun materiale da impronta e lasciati asciugare per un tempo corrispondente a quanto prescritto dall’azienda produttrice. È apparso evidente che il distacco tra materiale tra impronta e portaimpronta interveniva mediamente con forze superiori nel caso del campione che simulava una porzione di tray ricoperto da floccatura. Sintetizzando i dati ottenuti, possiamo individuare questi risultati per i 3 materiali testati.

I test eseguiti con Impregum (3M) hanno visto l’impiego di campioni che simulavano portaimpronta non forati in metallo trattati con adesivo, in resina (PC-100) non floccati (Flock PA 66) trattati con adesivo, non forati e ricoperti da floccatura. Il distacco è intervenuto tra materiale da impronta e tray, facendo riscontrare i valori più elevati di questo studio per distacchi intervenuti a livello di tale interfaccia. La media dei valori, nel caso di superfici ricoperte da Flock PA 66, è stata superiore, anche se non statisticamente, agli altri due materiali testati come tray.

Fig. 4 Impronta arcata superiore
Fig. 5 Legame intimo tra alginato e floccatura
(per gentile concessione del dottor Fabio Scutellà)

I test eseguiti con Aquasil Ultra Heavy (Dentsply) hanno seguito lo stesso tipo di modalità e hanno fatto riscontrare forze di distacco minori rispetto ad Impregum. Si nota però una costante nell’andamento delle misurazioni: i valori più elevati (anche se non in maniera statisticamente significativa) si riscontrano anche in questo sottogruppo in associazione ai tray floccati, i valori più bassi avvengono a carico della superficie in resina, quelli intermedi sulla superficie in metallo.
Anche il gruppo Imprint 4 Penta Heavy (3M) ha mostrato valori migliori nel caso di utilizzo di superficie floccate, ma questo materiale da impronta ha mostrato valori di distacco, in maniera statisticamente significativa, inferiori rispetto a quelli ottenuti con Aquasil e Impregum.

Abbiamo scelto di condurre questa valutazione anche su un ulteriore materiale di largo utilizzo, l’alginato. Per questo sono stati utilizzati 30 device, 10 metallici forati, 10 in metallo non forato e 10 in resina ricoperti da floccatura; anche in questo caso i dispositivi non floccati sono stati cosparsi di adesivo e lasciati asciugare come indicato dalla ditta produttrice.
Sottoposti al test di trazione, in questo caso il materiale si è distaccato in toto dal substrato al quale era legato e ha seguito il tray nel suo movimento di distacco, rimanendo ancorato a esso sia nel caso della ritenzione permessa dai fori, sia nel caso del campione floccato; nel caso del device metallico non forato il distacco è intervenuto a valori molto bassi e il materiale è rimasto ancorato saldamente al box.

Conclusioni

L’adesione rappresenta tutt’ora un punto cruciale per la buona riuscita dell’impronta, fattore che spesso non viene adeguatamente tenuto in considerazione.
Nell’ambito della nostra sperimentazione Impregum e Acquasil paiono assumere, rispetto a Imprint, valori più elevati di distacco dalla superficie del tray, qualsiasi essa sia. I valori più elevati di forza per il distacco si segnalano nelle superfici rivestite da floccatura.

Se invece si analizza l’alginato come materiale da impronta, le prestazioni dei due tray sono assolutamente sovrapponibili, il materiale permea altamente sia all’interno dei fori del portaimpronta trattato con adesivo che nelle fibre di rivestimento di nuova sperimentazione; in entrambi i casi il risultato è un distacco che avviene dal box del test e non dal portaimpronta.
L’utilizzo di un portaimpronta che presenti già insito nella sua struttura un materiale adesivo apporta notevoli vantaggi al clinico. Infatti, oltre ad avere una migliore adesione rispetto agli adesivi attualmente in commercio, riduce i passaggi necessari per la presa dell’impronta e le tempistiche sia per quanto riguarda l’applicazione del materiale sul dispositivo sia per la sua asciugatura. Garantendo un adeguato rapporto tra cucchiaio, adesivo e materiale d’impronta si evita il rischio di incorrere in errori dovuti alla scorretta miscelazione di materiali differenti.

Da non sottovalutare, inoltre, come l’utilizzo di un dispositivo monouso possa ridurre i rischi di diffusioni di infezioni crociate e annullare la necessità di procedure di sterilizzazione a carico dei portaimpronta.

Corrispondenza
battagliadavidemaria@gmail.com

Adhesion of impression materials to a dental tray covered with a new material, Flock PA66

Summary
Adhesion between impression material and tray is one of the key of success in every prosthodontic rehabilitation. The article describes key points that affect this important step and for the first time introduce the use of a new dental tray. In order to reduce time nedded for taking an impression and improve the clinical workflow, a new material has been used as coverage for tray. Using a flock material as coverage, is not necessary to use adhesive according as we usually do. This study compare results of Flocked specimens with metal and plastic ones covered with adhesive according to each tested impression material.

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L’adesione del materiale d’impronta su un portaimpronta ricoperto con Flock PA66 - Ultima modifica: 2019-03-20T11:15:33+00:00 da monicarecagni
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