La gestione dei tessuti molli perimplantari

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L’implantologia si è oramai assestata come una disciplina facente parte della pratica clinica quotidiana in odontoiatria. A fronte di una precisa valutazione anamnestica del paziente e anatomica del sito da riabilitare e di una corretta applicazione dei protocolli chirurgici e protesici esistenti, si possono oggi ottenere risultati di eccellenza in termini di funzionalità ed estetica. L’obiettivo odierno, dunque, consiste nell’assicurare che tali risultati si protraggano nel tempo, in armonia con il complesso dell’apparato stomatognatico. Il mantenimento di un impianto osteointegrato è una responsabilità che viene condivisa fra il professionista, deputato a pianificare i richiami di controllo (clinico ed eventualmente radiografico) e all’igiene alla poltrona, e il paziente. Questi ha il compito di attenersi scrupolosamente alle manovre domiciliari per come gli sono state trasmesse, con particolare riferimento alla gestione degli spazi interprossimali.

La comunità scientifica ha inoltre definitivamente constatato come il sito implantare non sia esente dalla possibilità di manifestare problematiche a lungo termine, che seguono il tipico modello delle parodontopatie. Tali condizioni vengono riunite nel contesto della perimplantite, che oggi costituisce in realtà un preciso quadro nosologico. Sempre come da parallelo, esiste una patologia predisponente che interessa i tessuti molli intorno all’impianto e che prende il nome di mucosite perimplantare.

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Terapia e trattamento farmacologico per la gestione dei tessuti molli perimplantari

L’ablazione del tartaro eseguita nel corso dei richiami semestrali si avvale di inserti per manipolo a ultrasuoni specificamente progettati (soprattutto per quanto concerne i materiali) per il substrato implantare. Si valuti anche quando addizionare sciacqui periodici con collutori a base di clorexidina.

Si può anche pensare all’utilizzo dell’antibiotico in alcuni casi di infezione acuta dei tessuti molli: la ricerca si sta indirizzando verso la produzione di formulazioni ad elevata disponilità tissutale.

Nel caso in cui la condizione infiammatoria sia cronicizzata a vera e propria perimplantite, il clinico dovrà mettere in atto dei protocolli di decontaminazione efficaci quanto duraturi. Sono disponibili spray abrasivi a base di bicarbonato di sodio, fosfato di calcio, eritritolo-clorexidina e glicina.

Il passaggio successivo è rappresentato naturalmente dalle tecniche chirurgiche, anche se ultimamente si è inserita a metà strada la possibilità di impiego delle tecniche ablative al laser.

Le superfici dovranno idealmente favorire la guarigione del sito e, nel contempo, impedire che si (ri)organizzi il film batterico.

In realtà, è possibile che l’irritazione dei tessuti sia collegata, almeno in parte, a fattori differenti, che il clinico dovrà intercettare e rimuovere. L’esempio più comune è rappresentato dalle eccedenze di cemento, problema che evidentemente non si pone a corona avvitata.

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La gestione dei tessuti molli perimplantari - Ultima modifica: 2017-01-20T07:30:22+00:00 da redazione

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