Make Sense Campaign, più informazione sul carcinoma orale

Make Sense Campaign, è la campagna europea di sensibilizzazione sui tumori della testa e del collo che dal 17 al 21 settembre 2018 mette in campo numerose iniziative.

“Tieni la testa sul collo. Un controllo può salvarti la vita” è invece il messaggio ideato dall’Associazione italiana di oncologia cervico-cefalica che mira a sensibilizzare la popolazione nelle piazze di tutta Italia e presso gli oltre 20 Centri specialistici che aderiscono alla campagna.

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Federico Biglioli
Federico Biglioli, professore ordinario di Chirurgia Maxillo-Facciale dell’Università degli Studi di Milano, è direttore della UOC di Chirurgia Maxillo-Facciale presso l’Ospedale San Paolo di Milano, uno dei Centri che ha aderito a Make Sense Campaign, la campagna europea di sensibilizzazione sui tumori della testa e del collo.

Tra questi c’è anche l’Ospedale San Paolo di Milano, quale centro polispecialistico dove opera Federico Biglioli, professore ordinario e direttore dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Maxillo-Facciale. “Insieme agli altri reparti e ai colleghi afferenti al Centro”, dice Biglioli,  “anche noi faremo la nostra parte con due appuntamenti informativi rivolti alla popolazione, ma anche ai colleghi interessati a questo tema. Inoltre, per tutta la settimana,  offriremo ai cittadini l’accesso diretto e gratuito ai nostri ambulatori per una visita di controllo e un consulto da parte del nostro team multispecialistico”.

Più informazione, diagnosi più tempestive

Perché aderire a Make Sense Campaign? “Perché le campagne di sensibilizzazioni sono sempre utili“, dice Biglioli, “con le immagini dissuasive contro il tabagismo stampate sui pacchetti di sigarette, per esempio, le persone sono diventate un po’ più coscienti sui rischi legati al fumo, ma c’è ancora molto da fare: spesso infatti i pazienti non sanno che il tumore è una malattia che può colpire anche la mandibola o la lingua, per esempio, perché nell’immaginario collettivo questa malattia riguarda soprattutto il polmone o la mammella. Aver ben presente il problema nella sua globalità, invece, potrebbe spingere la persona a sottoporsi a controlli o a recarsi subito dal medico qualora riscontrasse sintomi compatibili con questa malattia. La cultura sulla prevenzione del tumore al seno ha contribuito molto alla diagnosi precoce e allo sviluppo di cure sempre più efficaci, cosa di cui c’è bisogno anche per i tumori della testa e del collo“.

Come dovrebbe agire l’odontoiatra

Dal punto di vista clinico, l’odontoiatra conosce bene la regola aurea per la diagnosi del carcinoma orale. “Se un paziente manifesta una lesione di superficie della mucosa, che non migliora o non sparisce entro due settimane dopo essere stata trattata con una terapia generica, antinfiammatoria e antibiotica”, ricorda Biglioli, “è bene inviarlo allo specialista. Il patologo orale o il chirurgo maxillo-facciale lo sottoporrà a una biopsia, sempre consigliata, perché è meglio fare 10 biopsie a vuoto, ma non mancare l’11esima se fosse proprio quella necessaria a diagnosticare un carcinoma orale, una patologia davvero molto aggressiva”.

Secondo Biglioli, ci vuole competenza, ma anche tatto. “Sino a che non si è certi della diagnosi“, dice, “l’odontoiatra non dovrebbe mai parlare di tumore, cosa che invece a volta avviene e genera grande preoccupazione e ansia nel paziente. Anche perché, di fronte a questa malattia, la persona vuole essere ben informata ed eventualmente rassicurata da chi poi lo curerà, cioè il chirurgo maxillo-facciale.

È bene dunque che l’odontoiatra, senza allarmismi, indirizzi il paziente in tempi rapidi, cioè nell’arco di 1-2 giorni, al proprio patologo orale o chirurgo maxillo-facciale di fiducia. “Oppure ad un centro di riferimento come il nostro”, dice Biglioli, “che immediatamente fisserà un appuntamento per una visita: bisogna dunque agire con tempestività cercando di rassicurare il paziente circa la corretta gestione della sua situazione clinica, sapendo però che una mancata diagnosi sarebbe cosa ancora più grave che aver creato un’inutile preoccupazione, perché il successo delle terapie, in questo ambito, dipende anche dal tempismo con cui si interviene”.   

Restitutio ad integrum, la filosofia sottesa alla pratica chirurgica

Ormai da tempo, ricorda Federico Biglioli, nella terapia del carcinoma orale gli interventi demolitivi di chirurgia maxillo-facciale vengono eseguiti con particolare riguardo alle vie d’accesso, così da ridurre l’impatto estetico. “Per la ricostruzione, invece, oggi ci si affida soprattutto alla microchirurgia“, spiega Biglioli, “che va il più possibile nella direzione della restitutio ad integrum, almeno come obiettivo ideale. E questo deve essere fatto sempre e comunque anche se da queste patologie purtroppo non sempre si guarisce, perché il rispetto della persona e della sua dignità valgono più di ogni altra cosa“.

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Make Sense Campaign, più informazione sul carcinoma orale - Ultima modifica: 2018-09-18T11:05:52+00:00 da Pierluigi Altea

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