L’impronta digitale, ovvero la scansione intraorale, rappresenta una delle tematiche di maggiore dibattito nella protesi dentale dell’ultimo decennio, parlando di protesi su dente naturale così come di implantologia.

Il primo aspetto da valutare, parlando di performance, è sicuramente quello riguardante la predicibilità dei risultati. Pur con delle differenze, legate ai diversi sistemi, si può affermare che gli scanner intraorali forniscano risultati accurati, riducendo il rischio di distorsione associato all'uso di elastomeri da impronta. Il digitale si pone pertanto come valida alternativa all’impronta analogica, offrendo la possibilità di ottimizzare i flussi di lavoro.

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Non va tuttavia dimenticata la valutazione dei patient-reported outcome, ovvero il modo in cui è il paziente a percepire comfort e velocità di esecuzione dell’impronta. I relativi parametri sono indagati in diversi studi: ciò nonostante, una prima revisione sistematica, pubblicata da Gallardo nel 2018 sul Journal of Prosthetic Dentistry, non era riuscita a fornire indicazioni conclusive. Successivamente, Siqueira si è proposto di rivalutare le evidenze aggiornate, in uno studio da poco pubblicato su Clinical Oral Investigations.

L’autore ha condotto una nuova revisione sistematica: la ricerca, ultimata a metà 2020, ha coinvolto le banche dati PubMed/MEDLINE, Embase e Cochrane Central, senza restrizioni di data di pubblicazione, rivista o lingua. Partendo da una base di 440 lavori, al netto dei doppioni, sono stati valutati 86 abstract e, di questi, 29 full text potenzialmente idonei. 17 sono gli studi sottoposti, infine, a valutazione qualitativa: dei 9 trial clinici randomizzati inclusi, tutti sono risultati deboli per quanto riguarda il blinding, ma nessuno è stato valutato insufficiente su tutti i parametri metodologici. I restanti 8 non-RCT hanno mostrato evidenze di qualità moderata, con un’eccezione positiva (valutata a elevato standard).

Complessivamente, gli studi fanno riferimento a un campione di 437 pazienti, in cui sono state condotte e messe a confronto, in totale, 430 scansioni intraorali e 370 impronte convenzionali.

Lo studio considerato non è esente da limitazioni: queste riguardano, in particolare, le modalità (non ancora standardizzate) con le quali, nei diversi studi, sono stati definiti i tempi operativi e, soprattutto, sono stati determinati i patient-reported outcome. Nonostante ciò, rispetto al lavoro del 2018, è stato possibile fornire delle prime indicazioni conclusive.

I risultati attestano la superiore velocità di acquisizione dell’impronta digitale, indipendentemente dal substrato – dente naturale o impianto – e dal settore – quadrante o arcata completa. Lo scanner ha superato l’impronta classica anche nelle preferenze del paziente, indipendentemente ancora dal substrato e dalle dimensioni dell'area scansionata. Il tutto, va ribadito, a fronte di risultati protesici generalmente comparabili.

Riferimenti bibliografici a proposto di scanner intraorale

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34568955/

Impronta digitale: studio dei patient-reported outcome - Ultima modifica: 2021-10-07T06:38:23+00:00 da redazione
Impronta digitale: studio dei patient-reported outcome - Ultima modifica: 2021-10-07T06:38:23+00:00 da redazione

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